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Sostenibilità dell'allevamento del Suino Nero Calabrese e delle sue produzioni in ambiente a tradizione cerealicolo

Sostenibilità della cerealicoltura

I cereali da sempre coltivati sul territorio di riferimento sono quattro, che, in parte vengono utilizzati per la produzione zootecnica. Sono:

* Orzo
* Grano duro
* Segale
* Avena

La sostenibilità della produzione cerealicola viene definita sulla base dell’analisi dei ricavi e dei costi; in particolare, nel caso specifico, si vuole definire de il rendimento e quindi la convenienza dell’imprenditore è indirizzata più verso una produzione cerealicola per il mercato verso una produzione de reinvestire nella trasformazione zootecnica e quindi produzione di carne. nel caso specifico l’attenzione è caduta due colture: orzo e favino in rotazione fra loro.
L’orzo (Hordeum vulgare), appartiene alla famiglia delle graminacee, che vive in ambienti freddi e semiaridi, coltivato in quasi tutta Italia, ed è in grado di adattarsi anche ad alte temperature. Da questo cereale, si possono ottenere svariati prodotti, come la farina usata sia per l’uomo che per gli animale, ma anche prodotti come la birra, in base all’uso possiamo suddividerlo in : orzo distico (cioè due cariossidi posizionate contrapposte sullo stesso livello del rachide), e polistico (cioè più cariossidi posizionate sullo stesso livello del rachide).

Origine e diffusione
L’orzo sembra esser stato il primo cereale conosciuto e coltivato, i cosiddetti polistici sono stati utilizzati nella preistoria in Mesopotamia nel (7000 a.C.), e la trasformazione della birra risale a 3000 a.C. in Egitto. Intorno al XV secolo, era tra i cereali più utilizzati per la panificazione. Oggi viene coltivato in tutto il mondo, nel corso dei secoli si sono ottenuti diversi tipi genetici subendo svariate mutazioni, per poi adattarsi in diversi territori.

Caratteri botanici
Appartiene alla tribù delle Hordeae, ed al genere Hordeum.
È caratterizzato da un culmo cilindrico, che consiste in una serie di internodi, internamente cavi, in un numero compreso tra 5 e 8.
La lunghezza del culmo può variare da 15 cm in alcune forme selvatiche fino a 150 cm in certe cultivar. Per ogni pianta in genere si formano più culmi, uno principale e 2 o 3 di accestimento. Ma in alcuni genotipi si possono formare fino a 60 culmi fertili, con un numero costante di cariossidi per spiga. Il portamento delle giovani piantine può essere diverso: più o meno prostrato oppure semieretto o eretto.
In conseguenza dell’accrescimento fototropico, l’apice di ciascun culmo fertile porta una spiga diretta verso l’alto.
Le foglie sono alterne e si differenziano da quelle di altri cereali per la presenza di lunghe auricole; la ligula non è appariscente, essendo ridotta ad una piccola escrescenza papiracea priva di colore.
Le lamina fogliare è liscia nella pagina inferiore mentre presenta delle scanalature in quella superiore, alla cui base si trovano delle cellule epidermiche igroscopiche simile a quelle che causano l’arrotolamento delle foglie in molte graminaceae xerofitiche.
La foglia terminale detta a bandiera, si forma nella fase di botticella che avvolge la spiga.
L’infiorescenza è una spiga compatta con breve rachide, e ad ogni nodo sono inserite delle piccole spighette, queste spighette sono formate da dei rivestimenti dette glumelle, all’interno del quale sono presenti i fiori che possono essere 2 o più, dall’impollinazione dei fiori si forma il frutto che è una cariosside.
È il frutto tipico delle graminacee che varia a seconda della specie, nel caso dell’orzo, viene definito vestito perché le glumelle sono saldate al frutto e difficilmente se ne vengono.
Il vero seme è strettamente saldato al pericarpo, il tipico solco ventrale è più o meno mercato e l’appendice apicale (rachilla) più o meno pelosa. Il peso di 1000 semi vestiti varia tra 27 e 56 g.
Nelle varietà distiche le cariossidi hanno dimensioni maggiori nella parte centrale della spiga, rispetto a quelli basali o terminali. Nei polistici, un terzo delle cariossidi sono tra loro simmetriche, mentre quelle delle file laterali possiedono un peso inferiore (- 15 / 20%).
La produzione media di cariossidi nel mezzogiorno è di 35 q.li/ha.
Per la sua elevata resistenza alla siccità, la coltivazione dell’orzo può essere effettuata in ambienti con basse disponibilità idriche. In tali condizioni le lavorazioni devono essere programmate ed attuate in modo da minimizzare le perdite e, soprattutto, favorire la costituzione di un adeguata riserva idrica.
Nel sud Italia, le preparazioni del letto di semina avvengono tra la I e II decade di ottobre, dopodiché si interviene con una concimazione almeno una o due settimane prima dalla semina, questo per rendere il terreno più fertile e per inibire alla germinazione. Per la produzione di granella ad uso alimentare, l’azoto dev’essere somministrato nelle quantità più opportune per ottenere la massima produzione. Qualora, invece, si trattasse della produzione di malto il contenuto di azoto deve risultare il più basso possibile.
Le dosi orientative di concime da somministrare, sono:

Concime N -> 100 unità
Concime P -> 45 unità
Concime K -> 40 unità


La quantità di concime viene apportata a unità/ha.
[...]

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Sostenibilità dell'allevamento del Suino Nero Calabrese e delle sue produzioni in ambiente a tradizione cerealicolo

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Perrone
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi della Basilicata
  Corso: Tecnologie Agrarie
  Relatore: Emilio Gambacorta
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 104

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Parole chiave

zootecnica
agraria
suino nero calabrese
tecniche allevamento

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