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Crimini transnazionali e Procura Europea

Spazio di operatività della procura europea

Le istituzioni europee e gli Stati membri hanno deciso di proseguire con la costituzione di tale ufficio a seguito delle stime riportate dagli stessi Paesi membri che nel 2018 hanno accusato perdite di gettito IVA pari a 140 miliardi di euro a causa delle frodi transnazionali; nonché hanno segnalato che nel 2015 circa 638 milioni di euro provenienti dai fondi strutturali dell'UE sono stati usati impropriamente.

Sebbene istituita con il regolamento 2017/1939, la Procura europea diventa operativa assumendo quei compiti d'indagine ed azione penale, ad essa conferiti dallo stesso regolamento, solo il primo giugno 2021 con la Decisione di esecuzione UE 2021/856 del 26 maggio 2021, ovviando alle carenze dovute all'utilizzo degli strumenti limitati a disposizione delle autorità nazionali, che ricordiamo essere le uniche che potevano svolgere attività di indagine con riferimento ai reati a danno del bilancio dell'Unione dato che attività di indagini o azioni penali negli Stati membri non potevano essere avviate dall'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF), l'Agenzia dell'Unione europea per la cooperazione nell'attività di contrasto (Europol) e l'Agenzia dell'Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale (Eurojust).

Tale operatività differita è dovuta dall'art. 120, comma 2, del regolamento che ha previsto che l'Eppo, pur esistendo dalla data di attuazione del regolamento non avrebbe iniziato a svolgere concretamente le proprie indagine prima che fossero trascorsi tre anni dalla data del 20 novembre 2017. Operativamente parlando, vediamo che il procedimento di attivazione dell'organismo inizia con la prima fase individuata nella presentazione della domanda che, come possiamo vedere ai sensi dell'art 14 D.Lgs 9/2021 attuativo delle disposizioni del regolamento (UE) 2017/1939, è identificata in una sorta di doppio livello ovvero con denuncia presso le sedi decentrate ed in modo informatico anche presso l'Ufficio Centrale di EPPO. A seguito della presentazione della denuncia, il Regolamento prevede che i procuratori europei delegati (d'ora in poi PED) possano disporre di una serie di innumerevoli fasi e atti investigativi, tra cui le intercettazioni per i reati gravi, sempre che il reato preveda una pena di almeno 4 anni di reclusione.

Il procedimento delle indagini si articola secondo quanto segue:
• l'indagine è condotta dal PED, che la avvia procedendo all'iscrizione della notizia di reato nel registro informatico dell'EPPO (case management system) con il requisito minimo dei "ragionevoli motivi" per ritenere che tale notizia sia fondata;
• si svolge sotto la supervisione del Procuratore europeo del Paese al quale il PED che la conduce appartiene;
• la legge applicabile è quella dello Stato in cui opera il PED che apre l'indagine;
• per le indagini che richiedono il compimento di atti nel territorio di un altro Stato EPPO, il meccanismo del regolamento prevede l'assegnazione dell'atto da compiere al PED sito nell'altro Stato.
• se al termine dell'indagine l'EPPO esercita l'azione penale, questa avviene davanti all'autorità giudiziaria nazionale perché non esiste un giudice europeo per le indagini EPPO;
• il controllo giurisdizionale sugli atti EPPO è affidato ai giudici nazionali, tranne per alcuni casi specifici dove è affidato alla Corte di Giustizia;
• i diritti difensivi sono affidati alla normativa nazionale applicabile.
• con riguardo alla libertà personale, invece, il regolamento rinvia i poteri dei PED a quelli di cui dispongono i pubblici ministeri nell'ordinamento nazionale nel quale operano; mentre possono chiedere un ordine di custodia cautelare, o chiedere un mandato di arresto europeo se il soggetto si trova in un altro Stato membro della Procura Europea.

Attualmente mancano ancora previsioni di fattispecie criminose uguali a tutti gli Stati e norme procedurali comuni dato che non è stato emanato al contempo un «codice di procedura penale unico dell'Unione» e «un codice penale dell'Unione», facendo diventare così importanti tra l'altro, il tema dell'utilizzo degli elementi di prove tra uno Stato e l'altro nonché la coordinazione dell'attività con quella propria di Europol, Eurojust, Olaf. Cosicché l'unico momento in cui il regolamento prevede un tentativo di unificazione della normativa nelle indagini EPPO, superando eventuali non coincidenze fra le varie fattispecie previste nei vari codici nonostante lo stesso nome iuris, è solo con riferimento alle misure investigative adottabili che, tra l'altro, l'art. 30 suddivide in sei grandi categorie:
1. perquisizione;
2. acquisizione di oggetti;
3. acquisizione di dati informatici;
4. congelamento di proventi di reato;
5. intercettazione di comunicazioni;
6. tracciamento di oggetti.

È lo stesso articolo che ai paragrafi 2 e 3 evidenzia come, anche in questo caso, non è stata raggiunta un'unificazione normativa dato che non vengono specificate le misure da adottare e soprattutto perché si prevede che l'adozione delle stesse può essere soggetta a particolari condizioni e restrizioni a seconda della normativa nazionale. Cosicché il problema della frammentazione della normativa applicabile in tutta l'area EPPO in tanti sottosistemi nazionali rimane ugualmente irrisolto tanto da venire a galla soprattutto quando un'indagine richiede il compimento di atti nel territorio di uno Stato diverso da quello in cui opera il PED che ha aperto il procedimento. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Crimini transnazionali e Procura Europea

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Informazioni tesi

  Autore: Claudia Scafuro
  Tipo: Laurea magistrale a ciclo unico
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Salerno
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Anna Oriolo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 258

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Parole chiave

terrorismo
cooperazione internazionale
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crimini transnazionali
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sex crimes

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