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Pause urbane

Spazio urbano e atteggiamenti

Un aspetto nodale del dibattito sociologico riguardo gli spazi pubblici, è l’imprescindibile rapporto esistente fra la forma urbana e caratteri biopsicologici degli individui.
L’interdipendenza che intercorre fra le due variabili si caratterizza per la sua proprietà bivalente: da una parte bisogna capire come i cittadini con le loro scelte istintive e irrazionali, possano influire nella forma e nella definizione della città, dall’altra occorre capire come la città e i suoi spazi condizionino l’azione e l’esperienza dei suoi abitanti, di particolari gruppi di persone o categorie sociali.
Il collegamento più o meno manifesto, che si instaura far spazi urbani e popolazione, è una tematica molto sentita anche in ambito architettonico - progettuale: riuscire a creare luoghi urbani sociologicamente ricuciti oltre che esteticamente piacevoli e funzionalmente validi è forse una delle sfide più difficili in epoca contemporanea. Ideare porzioni di città che fungano da catalizzatori per la vita collettiva di un quartiere, di una strada, di un circondario significa riuscire ad integrare il progetto nella realtà circostante, costituita non soltanto dalla componente fisica ma anche da quella umana.
Una questione che ha indirizzato gli studi di alcuni sociologi e architetti, è il cosiddetto determinismo architettonico; con le indagini compiute, si vuole capire se la forma e l’organizzazione dello spazio possa in qualche modo influire sul comportamento sociale degli individui, quali effetti tangibili provochino all’interno di una società e come tali effetti si palesino.
Il più elementare risvolto, è quella che lo spazio esercita in base alla propria conformazione fisica: un luogo, infatti, può essere plasmato in modo tale da obbligare determinate scelte o impedire dati comportamenti; il tema delle barriere architettoniche, in questo senso, è un esempio emblematico in quanto ricco di implicazioni sociali e progettuali.
Di complessità superiore è l’analisi delle influenze architettoniche produttrici di stimoli psicologici, non sempre recepiti consciamente dai soggetti che li ricevono. A questa categoria appartengono gli ambienti che a causa della propria conformazione morfologica o per la simbologia che marca il segno architettonico, producono condizionamenti sottili: aree verdi molto ampie e mal attrezzate possono produrre sentimenti di insicurezza, soprattutto nelle fasce più deboli della popolazione. Di conseguenza i cittadini tenderanno ad evitare quell’area in quanto sintomatica di emozioni negative, instaurando un processo di feedback positivo che renderà tale spazio ancora meno attrattivo e vitale. Le ricerche dell’architetto Oscar Newman si muovono proprio in direzione del tema della sicurezza negli spazi urbani: l’architetto afferma che determinate strutture urbanistiche come le aree di grattacieli distanziati da spazi aperti e indifferenziati, creano un ambiente impersonale che favorisce il crimine; al contrario, sviluppando progetti nei quali sia favorito un controllo spontaneo è possibile ottenere uno spazio difendibile, che stimoli il senso di responsabilità degli abitanti e prevenga i comportamenti devianti.
Nella città complessità della città del XXI secolo, il problema del determinismo architettonico emerge in maniera preoccupante: in misura sempre maggiore rispetto ai secoli scorsi emergono due tipologie base di spazi (spazi iperregolati e spazi sottoregolati) che condizionano l’agire del fruitore.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Pause urbane

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Informazioni tesi

  Autore: Elisabetta Zorzi
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Architettura
  Corso: Architettura del paesaggio
  Relatore: Antida Gazzola
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 217

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