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Pedofilia femminile: aspetti psicologici e patologici, strategie e identikit delle donne abusanti

Strategie della donna pedofila

A differenza dell’uomo, che per caratteristiche socio culturali trascorre ben poco tempo con il proprio figlio, la donna, in quanto madre, trascorre invece la gran parte della giornata soprattutto nella prima fase evolutiva (0-3 anni) a stretto contatto con il bambino. La madre si occupa molto della cura fisica del bambino, della sua pulizia e della sua alimentazione ed ecco che in una situazione così intima e fraintendibile a livello erotico- sessuale, la pedofila trova molteplici mascheramenti per potersi esprimere.
Ciò che emerge dalla letteratura, conferma che gli aggressori-donna sono soprattutto parenti (madri o sorelle) seguite poi da vicine di casa e baby-sitter. Dunque nella maggior parte delle donne esaminate che abusano sessualmente di minori, è risultato che le stesse hanno avuto una relazione con la loro vittima della quale avrebbero dovuto prendersi cura in funzione del ruolo sociale o familiare che rivestivano.
La pedofilia femminile che si attua all’interno delle mura domestiche non ha bisogno di guadagnarsi la fiducia e grazie al silenzio del bambino, è libera di perpetrarsi indisturbata. L’azione deviante in questo contesto non appare violenta, ma connotata da pratiche perlopiù affettuose.
Come riportano Petrone e Troiano, se il bambino ottiene come risposta alle sue richieste emotive atteggiamenti di tipo sessuale, crederà di aver ricevuto quello che aveva chiesto, ammesso che riesca a comprendere che quello che sta ricevendo non combacia con la sua richiesta.
Questa relazione produrrà confusione e senso di colpa nel bambino, perché crederà di essere egli stesso con il proprio comportamento e con le richieste di affetto a provocare il rapporto sessuale.
L’avere un forte legame con l’aggressore è uno dei motivi che spinge molte vittime di abuso a non parlare della loro traumatica esperienza; nella maggior parte dei casi le vittime non menzionano l’aggressore-donna.
La letteratura suggerisce che le motivazioni che spingono al silenzio la vittima sono:
• per le vittime di sesso maschile in età adolescenziale, il sentirsi troppo umiliate per quanto accaduto e questo le porta a negare l’evento;
• per i bambini la difficoltà nel riconoscere la madre come aggressore, in quanto vi riconoscono un soggetto puramente assistenziale;
• forte senso di paura legato al timore che nessuno crederà loro.

I casi numericamente limitati di abuso sessuale perpetrato da soggetti di sesso femminile, potrebbero essere spiegati anche dalla paura e difficoltà delle vittime di rilevare quanto accaduto. Gli abusi materni difficilmente escono allo scoperto e quando questo accade godono di un diverso metodo di valutazione basata sulla credenza che una madre, stia semplicemente prolungando, in maniera non colpevole, il suo ruolo protettivo.
Per quanto riguarda la pedofilia femminile agita al di fuori delle mura domestiche, la pedofila mette in atto diverse strategie seduttive simili a quelle utilizzate all’inizio di un rapporto d’amore con un adulto.
La maggior parte delle autrici di reato tende a sollecitare la partecipazione e il coinvolgimento delle loro vittime attraverso la persuasione, piuttosto che la violenza e le minacce (Johnson & Shrier, 1987).
Anche qui, l’uso della violenza è assente, la donna pedofila sa bene che il miglior modo per avvicinare un bambino è il promettergli affetto e protezione, i bambini sono molto sensibili alle lusinghe, ai regali e alle manifestazioni di affetto e di protezione.
A meno che nella sua personalità non affiorino tratti sadici, è molto difficile che la donna pedofila avvicini un bambino con maniera brusche e violente.
In una prima fase la donna avvicina il bambino parlando dei vari interessi di quest’ultimo, degli hobby che ha, dei video giochi che gli piacciono, e rivolge a lui complimenti sia fisici che caratteriali, guadagnando così l’attenzione e la fiducia della vittima.
In una seconda fase cercherà di avere un contatto fisico con il bambino attraverso il gioco (solletico, gioco dei ruoli, ecc.), questa strategia le servirà per disinibire la vittima, facendole credere che ciò che li lega è un sentimento di grande affetto e ottenere il suo consenso.
Il bambino cerca solo amicizia e sostegno affettivo e si ritrova senza capire in una relazione fatta di baci, carezze e abbracci che si evolveranno in pratiche sessuali.
L’abuso anche se perpetrato dietro a finti giochi, comporta per le vittime un trauma soprattutto perché i bambini vedendo nell’abusante una donna affettuosa, gentile, che li gratifica con regali e attenzioni non la riescono ad identificare come colpevole, e per questo motivo si sentiranno in colpa pensando di aver richiesto loro quelle “particolari attenzioni”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Pedofilia femminile: aspetti psicologici e patologici, strategie e identikit delle donne abusanti

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Informazioni tesi

  Autore: Chiara Caramanico
  Tipo: Tesi di Master
Master in Scienze Forensi (Criminologia- Investigazione- Security- Intelligence)
Anno: 2023
Docente/Relatore: Loredana Petrone
Istituito da: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 75

FAQ

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Parole chiave

donne
minori
pedofilia
abusi
pedofilia femminile
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