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Prospettive heideggeriane in Sartre

Taccuini della Strana Guerra

Arruolato il 2 settembre 1939 come meteorologo nella settantesima divisione d'artiglieria dell'undicesimo corpo d'armata, un Sartre trentaquattrenne lascia Parigi e la compagna Simone de Beauvoir, soprannominata Il Castoro, per raggiungere la caserma di Essey-lès-Nancy in Lorena. Da qui, insieme ai commilitoni Paul, Keller, e Pieter, partì la sua personale odissea al seguito dello stato maggiore, con il compito, tutt'altro che impegnativo, di effettuare rilevamenti quotidiani per l'artiglieria, rimanendo sempre al sicuro tra le retrovie.
Favorito, non solo dalla semplicità e brevità delle mansioni che gli spettavano, ma anche e soprattutto da un'iniziale timidezza nelle manovre dell'esercito tedesco, concentrato nell'occupazione della Polonia e restio nel cominciare una campagna di Francia, il filosofo parigino poté dedicarsi alla lettura e alla scrittura, intrattenendo un fitto epistolario con le sue amicizie, in particolar modo quelle femminili, e dando vita ad un romanzo, L'età della ragione, che verrà poi pubblicato nel 1945.
Seguendo, inoltre, l'esempio del Diario di Andrè Gide (1869-1951), si dedicò alla stesura dei quindici Taccuini in cui riportare fedelmente episodi accaduti durante il quotidiano servizio militare, ma anche passi presi dalla corrispondenza personale e riflessioni filosofiche sul significato della guerra, dell'esistenza umana e della storia.
Di questi ne sono stati ritrovati soltanto sei (I, III, V, XI, XII, XIV) essendosi perduti gli altri durante il conflitto, per cui non è concesso di ricostruire in modo univoco l'evoluzione del pensiero sartriano durante l'esperienza militare, ma è significativo notare come, per sua stessa ammissione, negli ultimi abbia rivisto e in parte superato le posizioni espresse all'inizio.
Non è un caso se, inoltre, influenzato dal pensiero heideggeriano, si affacci qui, per la prima volta la questione del "nulla": è possibile, infatti, considerare i Taccuini come un punto intermedio di passaggio tra il Sartre giovanile, che si esprime immedesimandosi nell'Antonio Roquentin de la Nausea, e il filosofo esistenzialista ormai maturo, che espone le proprie tesi attraverso le pagine di Essere e Nulla.
E proprio in quanto "laboratorio sperimentale" non stupisce che all'interno dei testi possano esserci non soltanto rivisitazioni o ripensamenti di concetti enunciati a relativamente poche pagine di distanza, ma anche continui confronti con i modelli che hanno permesso la crescita del pensiero sartriano, tra cui ovviamente lo stesso Heidegger.
Il primissimo riferimento al filosofo tedesco è riscontrabile già nelle pagine di apertura in cui Sartre descrive la condizione dell'uomo quando si trova ad essere identificato nel ruolo del soldato e il mondo "militarizzato" in cui si muove:

La prima caratteristica della realtà-umana è, secondo Heidegger di essere le proprie possibilità. De Roulet ha osservato nel suo Malattia che il malato si trasforma in una cosa inerte nel momento in cui gli vengono negate le sue possibilità, in cui dipende dalla volontà degli altri. Il soldato è molto simile al malato: soffre anche lui di questa trasformazione in cosa. Perde le proprie possibilità e aspetta. Ma si tratta di un'attesa molto particolare, tipicamente militare. Di solito, chi aspetta, aspetta qualcosa dagli altri ma anche da sé. Il soldato aspetta qualcosa solo dagli altri.

E ancora:

Se il fatto, per la realtà-umana, di essere una serie di possibilità può essere chiamato, per seguire Heidegger, la preoccupazione, la spensieratezza militare rappresenta allora una perdita del pensiero, cioè una disumanizzazione.

La condizione del soldato è perciò molto più simile alla morte che non alla vita.
Rimettere la propria responsabilità in mano d'altri,infatti, non implica, soltanto un alleggerimento del peso sulla coscienza, ma anche e soprattutto un oblio del passato e delle preoccupazioni che gli appartenevano.
Dimentico della propria famiglia, del lavoro, di quanto ha lasciato indietro, il soldato "sussiste" unicamente nella dimensione del presente, abbandona il passato e il suo proiettarsi verso il futuro, e si relaziona con la nuova realtà secondo la prospettiva univoca dell'apparato militare. Il mondo scompare trasformandosi in mero scenario, e gli oggetti che vi si incontrano non sono più colti come utensilim investiti di significati inerenti alla realizzazione dei propri progetti, ma semplici dispositivi finalizzati alla distruzione, ed inoltre non sono sentiti come appartenenti alle persone ma all'intero apparato militare.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Prospettive heideggeriane in Sartre

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Informazioni tesi

  Autore: Alessio Penna
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Marcella D'Abbiero
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 41

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