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Rispondere alle sfide dell'innovazione tecnologica: verso un perimetro di sicurezza nazione cibernetico

Tecnologie abilitanti: Big Data, Internet of Things ed Intelligenza artificiale

Big Data e Internet of Things sono considerate, generalmente parte di uno stesso binomio, due delle così dette “tecnologie abilitanti” della Quarta rivoluzione industriale in atto, in quanto sono il fondamento per uno dei pilastri dell’Industria 4.0, il “Cyber-Physical Convergence”, ovvero quel processo circolare tra il mondo fisico degli oggetti e il mondo etereo del virtuale, grazie alla diffusione dei dispostivi mobili perennemente connessi alla rete. Grazie ad Internet of Things, oggetti e persone producono in continuazione dati che passano dal mondo fisico al mondo del digitale; nel mondo cyber le tecnologie Big Data permettono invece di analizzare ed estrapolare informazioni da questi dati raccolti. Questa convergenza tra mondo fisico e mondo cyber permette quindi una interrelazione permanente tra oggetti, dati, servizi e persone e permette quel processo circolare e continuo di produzione di dati, analisi di dati e manutenzione riconfigurazione dei processi produttivi.
Per Big Data si indica genericamente una raccolta di dati informativi, talmente estesa per volume, varietà e velocità da dover necessariamente richiedere tecnologie e specifici metodi analitici per l’estrazione dell’informazione o della conoscenza ; il termine è quindi utilizzato in riferimento alla capacità di analizzare, estrapolare e mettere in relazione un enorme massa di dati eterogenei, strutturati (dati presenti in un database) o non strutturati (dati di geo-localizzazione, email ecc.), al fine di giungere a correlazioni tra fenomeni diversi o prevedere comportamenti futuri, come le tendenze dei consumatori o gli umori degli elettori per mettere a punto efficaci campagne elettorali (come dimostra lo scandalo di Cambridge Analytica avvenuto nel 2018).

Nell’ambito della Pubblica Amministrazione il concetto di Big Data si intreccia con quello di Open Data, che sono dati liberamente accessibili in possesso della PA, in modo da tenere cittadini ed impresi sempre informati sulle informazioni su cui si basano le decisioni degli Enti Pubblici; infatti il principio di disponibilità dei dati pubblici è espressamente previsto dall’art 50, comma 1, del Codice dell’Amministrazione digitale: “I dati delle pubbliche amministrazioni sono formati, raccolti, conservati, resi disponibili e accessibili con l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione che ne consentano la fruizione e riutilizzazione, alle condizioni fissate dall’ordinamento, da parte delle altre pubbliche amministrazioni e dai privati”. Il MIT con il Piano Triennale 2017/2019 per l’informatica nelle Pubbliche Amministrazioni ha introdotto il Data & Analystics Framework ( ora Piattaforma digitale nazionale dati-PDND),una piattaforma Big Data il cui obiettivo principale è di abbattere le barriere esistenti nell’interscambio dei dati pubblici tra PA e promuoverne l’utilizzo a supporto dei decisori pubblici, ottimizzare i processi di analisi dati e generazione di sapere, standardizzare e promuovere la diffusione degli open data, promuovere e supportare iniziative di ricerca scientifica favorendo la collaborazione con Università ed enti di ricerca.
Data la crescente importanza che il mondo digitale sta rivestendo in ogni settore dal pubblico al privato, sorgono preoccupazioni legate alla sicurezza e alla disponibilità dei dati su cui si fonda questo universo cyber, se è vero che ad oggi grandissima parte dell’infrastruttura digitale, dei servizi web e dello sviluppo software è gestito dalle superpotenze americana e cinese e fino ad oggi l’Europa non ha quasi mai avuto un ruolo chiave in questo settore. Questo non è solamente un problema ideologico, in quanto la mancata sovranità sui dati comporta che essi siano fuori da ogni possibile controllo europeo, sia in termini di legislazione che di sicurezza. Dalla consapevolezza dell’immenso valore strategico che il mondo dei dati riveste e del necessario perimetro di indipendenza di cui l’Europa deve circondarsi per far sì che le sue realtà produttive possano continuare a rimanere competitive nel mondo, nasce nel 2019 su input tedesco il progetto Gaia-X.

Il progetto Gaia-X ha quindi l’ambizione di diventare la prima piattaforma Cloud computing europea il cui obiettivo è rompere la dipendenza dalle big-tech americani ed asiatici. La sfida più impegnativa, al di là di server e hardware, sarà quella di sviluppare programmi in grado di competere con le aziende americane e cinesi tecnologicamente avanzate che hanno ormai un’esperienza decennale nello sfruttamento delle economie di scala del cloud computing e convincere quindi le aziende europee ad affidare i loro dati alla piattaforma Gaia-X; la sfida sembra però in salita, infatti uno studio dell’Institut der deutschen Wirtschaft (IW) per conto della Confindustria tedesca evidenzia che su 500 aziende interpellate solo il 6% di queste era a conoscenza del progetto. Anche in Italia, per voce del ministro Vittorio Colao, il cloud è uno dei pilastri della pubblica amministrazione in chiave smart e una delle infrastrutture fondamentali per creare quell’auspicabile circolazione di informazioni tra i vari enti pubblici. Già dal 2020 in Italia si è partiti con un piano di razionalizzazione dei data center con l’obiettivo di dare alla vita un polo nazionale strategico del cloud con un numero drasticamente ridotto di data center che possano contare su elevati standard di sicurezza. Il problema più insidioso sembra però risiedere nella scelta del soggetto (pubblico o privato) che sarà chiamato a gestire questa nuvola digitale nazionale e che si dovrà interfacciare con gli standard europei di Gaia-X, a cui finora hanno aderito circa 40 aziende italiane del calibro di Tim, Poste Italiane, Enel e Leonardo.
L’Internet of Things (o IoT) è un concetto semplice che si basa sull’idea di poter collegare degli oggetti reali alla rete internet: gli oggetti si rendono così riconoscibili e acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter comunicare dati su sé stessi e accedere ad informazioni aggregate da parte di altri.
IoT è una tecnologia fondamentale nell’ambito dell’industria 4.0, rende intelligenti macchine e linee di produzione tramite l’istallazione di sensori che dialogano tra di loro in tempo reale e posso dare l’avvio ad automatismi o ad allarmi. I dati che gli oggetti connessi alla rete generano rendono disponibili preziose informazioni che consentono previsioni più affidabili (usura di un macchinario), efficienza energetica, riduzione degli scarti, manutenzione preventiva. Uno dei campi in cui la tecnologia IoT ha invaso la quotidianità è sicuramente quello dei trasporti, a partire dai dispositivi che consentono di collegare i passeggeri alla tecnologia alle centraline che ormai montano le vetture più moderne e che consentono di raccogliere dati preziosi per l’assistenza e per l’ottimizzazione del funzionamento del mezzo; IoT permette inoltre alle aziende di gestire in modo ottimale le flotte dei veicoli, la turnazione dei conducenti, di valutare le condizioni del traffico e vigilare sul rispetto del codice della strada. I sensori IoT sono alla base di un’altra delle tecnologie su cui si fonda la Quarta Rivoluzione Industriale, l’Intelligenza Artificiale; tra l’interrelazione di questi due sistemi si fondano i concetti di Smart Home e di Smart Factory. Le problematiche più preoccupanti che riguardano la tecnologia IoT sono la privacy e la sicurezza, infatti negli ultimi anni si sono susseguiti attacchi informatici contro queste piattaforme per carpirne i preziosissimi dati; il fenomeno è particolarmente allarmante quando attacchi informatici prendono di mira piattaforme legate al mondo della sanità, della security o in altri settori strategici. In Italia, stando ai dati dell’Osservatorio Internet of Things 2020 del Politecnico di Milano, il mercato dell’IoT avrebbe generato un giro di affari per 6,2 miliardi di euro, con un tasso di crescita in continua salita negli ultimi anni ed in linea con quello degli altri paesi Occidentali.

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Rispondere alle sfide dell'innovazione tecnologica: verso un perimetro di sicurezza nazione cibernetico

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Informazioni tesi

  Autore: Daniele Longhi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Scienze giuridiche
  Relatore: Erik Longo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 59

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