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Comunicazione indelebile: il diritto all'oblio

Tempo ed energia: le conseguenze dell'evoluzione

Analizzando il ricordo, come dimensione collettiva e quindi non individuale si fa riferimento a Halbawachs che si ispira al concetto di rappresentazione collettiva di Durkheim, per definire il concetto di memoria collettiva: il ricordo non è mai solo individuale, perché si forma all'interno della società e viene rievocato grazie all'interazione sociale.
Il ricordo non è solo custodito nella memoria, non è solo un'immagine intatta del passato. Ma è un indizio, una traccia del passato che deve essere interpretata nel presente per dare significato al presente stesso15.
Questo per evidenziare anche il problema metodologico delle fonti d'informazione, soprattutto l'importanza che si attribuisce ai significati, secondo una prospettiva di diverso genere.

La memoria viene raffigurata come uno spazio in cui un'informazione viene recepita, depositata e custodita al suo interno. Viene definita come uno specchio del passato, foto, album che possiamo riaprire e tornare a sfogliare, tornando a vivere quelle emozioni passate.

Invece, prendendo in considerazione posizioni opposte a Halbawchs, come ad esempio quelle di Lebniz, vediamo che la memoria viene considerata come uno strumento che conserva le piccole percezioni, ovvero le sensazioni, idee ad uno stato non consapevole. Il ricordo sarebbe la trasformazione di queste percezioni, sensazioni vere e proprie che si provano.

Un'altra dimensione importante del ricordo è la memoria sociale. Secondo Namer, si può collocare a priori della memoria collettiva nel senso che essa è innanzitutto una cultura, una corrente di pensiero che si trasmette non grazie ad un gruppo, ma per l'azione di mezzi di comunicazione. Può essere collocata a posteriori poiché fa riferimento alla sua presenza nell'individuo, cioè l'azione che la società ha sulla nostra memoria. Se ci capita tra le mani un libro della nostra infanzia che ci aveva portato gioia, lo riapriamo con l'obiettivo di risvegliare lo stesso stato d'animo in cui ci trovavamo durante la prima lettura16. Tuttavia, non possiamo avere le stesse sensazioni poiché lo stiamo leggendo con occhi nuovi: di ciò che leggiamo captiamo cose diverse rispetto a quando eravamo bambini (come i temi profondi nascosti da trame infantili), questo capita perché l'esperienza che l'adulto possiede gli fa comprendere le cose in modo diverso.

Quindi ci si domanda, per rivivere il ricordo dobbiamo eliminare le nozioni apprese?

Halbwachs sostiene che occorrerebbe piuttosto sapere solo ciò che sapevamo all'epoca, dunque rivivere quei determinati quadri sociali: sarà possibile così ricreare una ricostruzione approssimativa che porterà a un'impressione simile a quella vissuta ma per riprodurre l'esatto stato d'animo dovremmo ricreare le influenze che si esercitavano su di noi17 . Si potrebbe dire che tra il ricordo e il presente sia passato troppo tempo, e dunque il ricordo si indebolisce rendendo più difficile la rievocazione, ma se i ricordi sono immagini reali perché il loro allontanamento nel tempo dovrebbe impedirne il ritorno alla coscienza?

A tal proposito Bergson sostiene che se alcuni ricordi non appaiono, non è perché sono troppo antichi, ma perché erano inquadrati in un sistema di nozioni che oggi non riusciamo a trovare: il ricordo non si riproduce a causa della variazione dello stato cerebrale; non è la coscienza a impedirlo, ma l'abisso che divide le percezioni del bambino dall'adulto.
Questo perché la scomparsa e la trasformazione dei quadri della memoria comporta lo stesso destino per i nostri ricordi.

Il pensiero di Bergson si basa principalmente sulla distinzione di due memorie: una che conserva i fatti ripetuti una volta sola e l'altra che si riferisce agli atti accaduti più volte (memoria-abitudine) e riguardando la lettura del libro, Bergson dice che essendo la lettura inquadrata ogni volta in un quadro e tempo diverso non possiamo parlare di memoria abitudine.

La memoria negli adulti e negli anziani è diversa: gli adulti modificano i loro ricordi d'infanzia perché cercano di inserirli nei quadri del presente, negli anziani invece i ricordi passati riappaiono tali e quali; quando l'anziano si libera delle sue responsabilità, e non si interessa al presente diventa capace di accedere al passato e riviverlo. La rievocazione dei ricordi nell'anziano avviene in modo naturale, quasi come un'occupazione poiché la società odierna, non lo vede più come membro attivo bensì come guardiano delle tradizioni; la società, quindi, attribuisce agli anziani la funzione di conservare le tracce de proprio passato e li incoraggia a consacrare il resto delle loro energie al ricordo.


15 Il riferimento obbligato è nel volume di M. Halbwatchs e P. Jedlowski, la memoria collettiva, Unicopli, 2007.
16 Ibidem.
17 Cfr. p.64.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Comunicazione indelebile: il diritto all'oblio

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Informazioni tesi

  Autore: Mario Ferraro
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2022-23
  Università: Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara
  Facoltà: RICERCA SOCIALE, POLITICHE DELLA SICUREZZA E CRIMINALITÀ ​
  Corso: Scienze della politica
  Relatore: Andrea Lombardinilo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 74

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