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I reati informatici: gli sviluppi penali del progresso tecnologico

Truffa e frode informatica: elementi strutturali

Il reato di frode informatica, come sopra detto, presenta talune differenze con il reato di truffa; uno degli aspetti più significativi è ravvisabile nella fattispecie della condotta.
Il reato di truffa, difatti, per potersi dire integrato richiede la compresenza di due elementi: gli artifizi e i raggiri.
Per artifizio s’intende la simulazione o dissimulazione della realtà atta ad indurre in errore una persona per effetto della percezione di una falsa apparenza. In altri termini, è artifizio ogni comportamento idoneo a far apparire ciò che non esiste, o a nascondere ciò che esiste, e che agisca sulla realtà esterna.
Per raggiro si intende ogni attività simulatrice sostenuta da parole o argomentazioni atte a far scambiare il falso col vero.
Tali elementi non risultano comunque idonei al perfezionamento del reato ex art. 640 c.p, essendo richiesto un quid pluris ossia che la condotta sia idonea ad indurre in errore la vittima.
Nella truffa, pertanto, deve essere ingenerata nel soggetto passivo una visione distorta della realtà tale da farla cadere in errore.
Se, dunque, una persona può essere indotta in errore ed avere una percezione distorta della realtà, lo stesso non può dirsi per una “macchina” che esegue le operazioni per le quali è stata programmata. Pertanto, nella frode informatica è possibile solo alterare il funzionamento della macchina senza, tuttavia, quel “quid pluris” rappresentato dalla induzione in errore.
Analizzati gli elementi costitutivi del reato di truffa ex art. 640 cp, occorre soffermarsi sulle condotte di frode informatica: 1) alterazione del processo operativo di sistema a causa delle quali lo stesso si trova a compiere operazioni non programmate; 2) intervento senza diritto , in presenza del quale, non è richiesto provocare un’alterazione del sistema anzi risulta conveniente che il sistema oggetto dell’attacco informatico funzioni correttamente (esempio di tale tipologia di attacco è rappresentato dal “Backdoor”, con il quale il reo, ottiene il pieno controllo del computer della vittima da remoto, potendo in tal modo effettuare qualsiasi voglia operazione in “input” ed “output”, al fine di sottrarre credenziali, informazioni, dati.)

Questo brano è tratto dalla tesi:

I reati informatici: gli sviluppi penali del progresso tecnologico

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Informazioni tesi

  Autore: Antonino Ingoglia
  Tipo: Laurea magistrale a ciclo unico
  Anno: 2021-22
  Università: LUMSA - Sede di Palermo
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Giorgia Cerami
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 105

FAQ

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Parole chiave

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reati informatici
danneggiamento informatico
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l. 547 del 1993
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