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Immagine di carattere - Tipografia come mezzo di espressione

Type Design come espressione. Il movimento Free Graphics

Con la nascita del computer e lo sviluppo di software applicativi cooperanti nell’ambito della grafica nasce anche la possibilità di stravolgere l’ordine compositivo tipografico e figurativo all’insegna di una rivoluzione del gusto moderno. Il Graphic Design così concepito dagli ideali dell’International Typographic Style non esiste più, tutto quello che era rigore impersonale e asettica composizione adesso, alle porte del XXI secolo diventa emozione, sentimento, “toccare il cuore delle persone” diventa l’obiettivo del movimento Free Graphics.
La nascita dei computer ha determinato il passaggio dal carattere tipografico alla Font; l’oggetto fisico fuso in piombo dalle tre dimensioni diverrà una “Font” bidimensionale il cui fine non comporterà unicamente la stampa su carta ma una nuova visibilità del carattere sul monitor. Questa innovativa opportunità di poter visualizzare in tempo reale i caratteri che venivano scritti sul monitor determinò la nascita di caratteri progettati appositamente per questo fine; allo stesso tempo iniziarono a nascere i primi siti web che raccoglievano tutte le font fornendo degli archivi digitali da cui poter attingere acquistando o rendendo disponibili delle font di propria creazione. Nel 1984 viene pubblicata la rivista “Emigre”, dal tono abbastanza provocatorio verso quelli che erano stati i cardini basilari del Graphic Design; all’interno dei suoi contenuti infatti, vi si potevano trovare quattro o cinque caratteri diversi nella stessa pagina, talvolta distorti e trattati in maniera “creativa”.
Quello che Emigre voleva trasmettere era un messaggio del tutto nuovo, la progettazione classica che andava bene per gli artefatti stampati adesso grazie ai computer poteva essere stravolta completamente, non vi erano regole atte a impedire che ciò avvenisse.
La forte spinta per un rinnovamento tipografico che si apprestava a permeare il nuovo secolo non era vista di buon occhio da quei grafici provenienti da un’impostazione grafica classica, che reputavano come abbiamo visto con Müller-Brockmann o anche Massimo Vignelli, delle basi instabili e aberrazioni del Design che sancivano una morte della tipografia.
Un grande protagonista nel panorama grafico fu il tipografo e graphic designer Wolfgang Weingart; le sue idee e le applicazioni che fece nell’ambito tipografico sfidarono le concezioni della tipografia svizzera che andavano sviluppandosi. Wolfgang Weingart nacque nel 1941 in Salemertal in Germania, dopo aver intrapreso i suoi studi presso la Schule für Gestaltung di Basilea, a partire dal 1968 ne divenne un’insegnante iniziando a sperimentare con le distorsioni tipografiche.
Durante questo periodo andava ad affermarsi in Germania lo stilo svizzero, Weingart non vide in esso la soluzione di un design semplice e chiaro come il movimento si proponeva di fare bensì uno stile sterile e piatto privo di quell’emozione di meraviglia che lui si proponeva di far provare all’osservatore al cospetto di un’opera grafica. Il grafico svizzero fu uno dei primi a lavorare con la crenatura delle lettere, con l’intento di dare al testo quel ‘ritmo’ compositivo giocherà con l’inclinazione, il peso, le dimensioni, spingendosi ai limiti della leggibilità. Nei suoi lavori viene stravolta la regola per cui la forma debba seguire la funzione, anticipando con tali premesse gli sviluppi dell’epoca moderna portati avanti da Stefan Sagmeister, David Carson o Neville Brody, in cui il testo viene trattato come immagine ed integrato ad essa senza seguire schemi compositivi precisi, basandosi su un approccio intuitivo ed emozionale.
Per le sue sperimentazioni Weingart non si definisce né graphic designer né tipografo, essendo queste due professioni, seppur in interazione tra loro, nettamente separate, in quanto la tipografia non si classificava come progettazione grafica; al contrario si definisce una “specie di artista” per le sue xilografie e lavori in linoleum. Weingart assisterà al passaggio dalla tecnica di composizione manuale all’utilizzo di software applicativi, ciononostante non si riscontra un miglioramento dal punto di vista qualitativo del lavoro e quello che realizzava con i fotomontaggi su pellicola oggi può essere reso facilmente grazie a Photoshop. Nonostante il computer abbia contribuito a portare una ventata di innovazione tecnologica la composizione manuale conserverà sempre un suo fascino.
Un altro dei più influenti grafici dei nostri tempi, pioniere di una grafica fuori dagli schemi è David Carson, la cui formazione non aveva punti di contatto con il Graphic Design con cui entrò in contatto all’età di 26 anni. Il punto di forza di Carson risiede proprio nel suo essere inconsapevole delle regole base per cui non avendo dei punti di riferimento e delle conoscenze acquisite durante gli studi specifici, consente alla sua creatività di maturare ed espandersi liberamente riuscendo a comporre opere scevre da influenze e svincolate da rigidi schemi da seguire. Abbiamo potuto riscontrare che la scuola svizzera aveva stabilito dei canoni da seguire, questi saranno ripresi da Carson che ne rielaborerà una “personale” scaletta in contrapposizione alla grafica razionale; l’assenza di griglie si focalizza come il punto centrale del suo stile, a seguire ci imbattiamo in una moltitudine di caratteri dai colori e dai corpi tutti differenti, in trovate fuori dall’ordinario e composizioni intricate. Ne deriva che il suo stile compositivo, innovativo e stravagante non è apprezzato da tutti, in particolar modo dai graphic designer dall’impostazione classica; molto spesso infatti le sue opere perdono la comprensione e appaiono frettolose e troppo confusionarie. Carson ha motivato le sue scelte in relazione al target al quale si rivolge; in un periodo storico in cui la tecnologia è diventata parte integrante delle nostre vite, in cui tutto il mondo corre, va di fretta, la gioventù impigrita dalla lettura di testi corposi è attirata dalle immagini fuori dall’ordinario, la cui descrizione sembra calzare a pennello per quanto riguarda le opere Carsoniane. Basta gettare una rapida occhiata ai suoi lavori per rimanere imbrigliati in una rete di caratteri integrati con le immagini che destano la nostra attenzione con la loro grafica invogliandoci a soffermarci anche sul loro contenuto.
Finalmente dopo più di mezzo millennio siamo riusciti a superare i convenzionali usi del carattere tipografico, stravolgendo ed innovando con ingegno le sue applicazioni e le sue funzionalità in parte ancora nascoste; la stravaganza e l’originalità di queste nuove proposte non sempre vengono apprezzate perché si è, forse, ancora troppo ancorati alle tradizioni passate, ma sono proprio quelle idee “che non trovano posto a sedere quelle in grado di fare la rivoluzione”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Immagine di carattere - Tipografia come mezzo di espressione

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Informazioni tesi

  Autore: Lidia Macrì
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2014-15
  Università: Accademia di Belle Arti
  Facoltà: Graphic Design - Comunicazione d'impresa
  Corso: AFAM
  Relatore: Giovanni Latino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 142

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