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Ermetismo cristiano e Nuova Evangelizzazione

Un ermetismo cristiano?

Fino a solo pochi decenni fa, padre Festugière, il maggiore specialista dell'ermetismo della grande scuola francese, per altro un gigante della ricerca in questo campo, non accettava ancora la filiazione egiziana dell'ermetismo, ma si limitava ad attribuire i testi ermetici della tarda antichità alla tradizione alessandrina, e pensava che Ermete fosse soltanto un mito utile a "coprire" in realtà il "movimento" dei testi ermetici fiorente nella tarda antichità. La sua tesi si è rivelata però l'espressione di una mentalità positivistica esclusiva, tipica alla sua epoca, e pertanto limitata. Ma sono state altre ulteriori ricerche, pur sempre positivistiche, ma condotte con una maggiore apertura concettuale, che hanno fatto esplodere questo modello a favore di un'ermeneutica più inclusiva, che non esclude affatto la possibilità di quella trasmissione carsica che abbiamo descritto nei paragrafi precedenti. Importante è notare che già Festugière ammetteva "che il nome di Ermete ha coperto un movimento che si trova identico ovunque". Oggi si arriva quindi a dire che abbiamo a che fare con un movimento omogeneo e molto esteso. Quindi, ed è questo che ci interressa, i primi cristiani entreranno in contatto con esso sotto la forma (che abbiamo descritto) di un movimento di pensiero, espressione di una sensibilità religiosa che tenta di rispondere ai sempre rinnovati enigmi incontrati dall'uomo di tutti i tempi. È da sottolineare che queste risposte risuonano ai Padri immediatamente come fortemente affini alle loro. Tertulliano precocemente ne riporta molte e cita come proprie alcune posizioni di Ermete nel suo celebre De anima (31-35). I Padri nell'insieme comprendono di non trovarsi davanti a una delle tante "filosofie" gnostiche allora così diffuse, bensì davanti a una "Sapienza", una sapienza rivelata come già abbiamo detto. In effetti anche molti Padri aderiscono all'idea, diffusa tra i greci, che essi hanno a che fare con una "Rivelazione", autore della quale fu il dio che per gli egiziani era Thot e per i greci Ermete. È da notare come i greci, generalmente non inclini a stimare culture diverse dalla loro, nutrirono invece una immensa stima per la sapienza egizia, opinione che passa anche tra i Padri. Si tratterebbe allora di una Rivelazione proveniente da questo Ermete, che assume uno status ora di divinità, ora di profeta, e che in ogni modo viene insignato dal titolo onorifico di "trismegisto", cioè "tre volte grande" , cosicché all'ermetismo verrebbe assegnato il ruolo come di una rivelazione pagana precorritrice della verità cristiana. Questa opinione divenne un elemento di grande rilevanza per il pensiero patristico e fino al Medioevo, ma anche per il Rinascimento ed oltre. Possiamo fare una carrellata di nomi, e dopo avere citato Tertulliano aggiungiamo Apuleio, Atenagora, Cipriano, il quale identifica gli dèi intermedi con i demoni; altri nomi vanno da Lattanzio ad Agostino, poi ad Abelardo e ai platonici del Medioevo, per arrivare al grande teologo e uomo di Chiesa Egidio da Viterbo, allievo dell'umanista Marsilio Ficino e amico di Pico della Mirandola, che influenzò molto la filosofia rinascimentale; tutti riconobbero l'importanza della Rivelazione Ermetica. Per essi l'ermetismo fu tenuto in grande considerazione, come lo fu per Alanus ab Insulis – il cui influsso su Tommaso d'Aquino è innegabile e potrebbe ancora rivelare molto – e ugualmente per Alberto il Grande, per il quale l'ermetismo pratico fu una scuola maestra di metodologia, con conseguenze ancora tutte da indagare Una delle manifestazioni esterne più evidenti di questo forte rispetto per l'ermetismo cristiano si evidenzia nelle Tarsie del Duomo di Siena, che il Vasari definì "il più bello…grande e magnifico pavimento che mai fusse stato fatto". Appena si entra vi è inscritto "CASTISSIMUM VIR/GINIS TEMPLUM/CASTE MEMENTO/INGREDI" su una lastra che precede immediatamente la prima tarsia risalente al 1488 e che rappresenta Ermete Trismegisto. Non vogliamo in nessun modo disquisire sugli intenti eventualmente esoterici di un tale onore, ma soltanto evidenziare e quindi rivendicare la rilevanza del nostro tema fino ad oggi particolarmente sottovalutato, per non dire ignorato, dagli studi teologici. L'avere trascurato l'approfondimento teologico della questione dell'ermetismo in generale e quindi del suo ruolo nel cristianesimo, ha lasciato il campo libero ad ogni sorta di interpretazioni: un semplice sguardo alle disquisizioni sulle tarsie di Siena è sufficiente per farsene un'idea. Non si tratta per noi di voler porre freno alla valanga di queste interpretazioni, ma piuttosto di opporvi un approfondimento teologico attualmente mancante, che per lo meno possa costituire non solo una risposta, ma anche colmare un vuoto concettuale, che lascia spazio libero a chiunque si proclami "autorità" sulla questione più generale della relazione tra ermetismo e cristianesimo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Ermetismo cristiano e Nuova Evangelizzazione

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Informazioni tesi

  Autore: Michèle Leks
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2011-12
  Università: studio teologico accademico trento
  Facoltà: Teologia
  Corso: Teologia
  Relatore: Cristiano Bettega
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 120

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Parole chiave

nuova evangelizzazione
scienza e fede
tradizione profondità
ragione e fede
antropologia cattolica
ermetismo cristiano
nuova apologetica
nessi meditazione
segni straordinari e scienza
tarocchi tomberg

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