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La Rete come ideologia: la comunicazione politica di Beppe Grillo e del MoVimento Cinque Stelle

Un particolar modo di ''fare politica'': i Social Network

Per capire le logiche politiche dei social network, bisogna rifarsi alla diffusione del "networking personalizzato" o, per usare le parole di Castells, dell'«autocomunicazione di massa – ovvero – un tipo di comunicazione autonomo a livello di generazione di contenuti, gestione dell'emissione e selezione della ricezione nell'ambito dell'interazione da molti a molti», dove è possibile una trasmissione della notizia in maniera talmente rapida da garantire un intreccio di informazioni diretto tra candidato e il proprio pubblico.
Nell'ultimo triennio (2010-2012) l'importanza data alla politica online inizia a far sentire il suo peso. In un'Italia presa dallo sconforto e dalla paura del tracollo completo, la crisi colpisce anche i candidati pubblici che – cercando di far breccia nell'animo dei cittadini-elettori – trovano un medium adeguato al mood di un paese in crisi nel web, strumento low cost che permette di ridare credibilità a un sistema politico "sprecone".
Dopo siti di partito, blog personali e strumenti a doppio taglio, come può apparire YouTube, resta da analizzare un sistema particolare che non deve essere sottovalutato: il potere dei social network e i loro effetti sulla politica online. Non è un caso, infatti, se i siti ufficiali stanno perdendo terreno, rispetto la corsa verso il successo intrapresa da queste innovative piattaforme digitali.
L'alba virtuale è stata inaugurata in Italia in concomitanza con le elezioni amministrative nel 2009, quando si è compresa l'importanza dello strumento online e soprattutto di Facebook e Twitter. Nel 2010 non è un caso se «53 dei candidati alla presidenza delle 13 regioni in cui si è votato» hanno usato le piattaforme digitale nelle loro campagne elettorali.

Per quanto riguarda Facebook, il suo impiego è interessante dal momento che in primis è uno strumento di uso gratuito con al più qualche minimo costo di sponsorizzazione; non richiede grandi competenze tecniche, poiché è molto semplice da utilizzare; è un serbatoio di cittadini enorme nel quale il numero degli iscritti cresce quotidianamente in modo vertiginoso; infine, piace molto agli italiani. Dai dati relativi alle campagne elettorali 2010-2012 il social network di Zuckerberg si conferma la piattaforma più diffusa tra i candidati con una percentuale tra l'85% e il 91%.

Altro punto da tenere in considerazione è il nesso – ancora dubbio, ma empiricamente verificabile – che collega Facebook al livello di successo in un determinato risultato delle elezioni: premettendo che gli strumenti usati sul web, non quelli dei media tradizionali, si sottolinea la particolarità dei ballottaggi elettorali dello scorso anno (per esempio qui a Parma Bernazzoli contro Pizzarotti), nei quali l'attore politico con più seguito – in questo caso, più "Mi Piace" – ha ottenuto la supremazia nell'esito finale della campagna politica. È rilevante, ciononostante, comprendere che solo il 5% del totale dei clic online, rappresenta realmente – al momento del voto – l'elettorato fedele. La notorietà virtuale, che può baciare un determinato candidato, non rispecchia esattamente il voto ottenuto: tra i vari cittadini che sostengono online e seguono passo a passo uno specifico personaggio pubblico, vi si possono trovare «minorenni, cittadini stranieri privi del diritto di voto, cittadini italiani che non votano in quel comune, astensionisti e perfino utenti fittizi». Le modalità comunicative di Facebook permettono di mettere per iscritto pensieri astratti e tentativi di comunicazione da parte del candidato (attraverso gruppi specifici o liste di amici selezionati), favorendo – nella semplicità della pratica informativa – un "dialogo democratico" rivolto ai cittadini: il primo passo nella sfida di ridare fiducia al sistema politico italiano.
Cosa dire invece riguardo il "fenomeno Twitter"? Nell'ultimo anno si è confermato essere tra le aree virtuali di attività politica più importanti, seconda solo al boom di profili su Facebook, riuscendo a scavalcare i risultati raggiunti dai siti ufficiali dei partiti (questi ultimi fermi al 48% rispetto al 53% del social network).

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Rete come ideologia: la comunicazione politica di Beppe Grillo e del MoVimento Cinque Stelle

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Informazioni tesi

  Autore: Valentina Princic
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Parma
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze dell'Informazione Scritta e Ipertestuale
  Relatore: Paolo Ferrandi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 104

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Parole chiave

new media
comunicazione politica
campagne elettorali
social network
beppe grillo
politica italiana
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movimento cinque stelle
politica online
elezioni 2013

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