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L'immagine e l'immaginazione, la natura umana tra percezione e conoscenza

Una civiltà dell’immagine - L’immagine e il consumo

Alla fine degli anni Cinquanta del XX secolo, si cominciò a parlare di ‹‹civiltà delle immagini›› per indicare la crescente centralità della comunicazione visiva nella cultura di massa della società occidentale.

Furono analizzati e discussi non solo il nascente fenomeno della televisione, ma anche campi ritenuti fino ad allora marginali rispetto a quelli dell’arte e della scienza, quali la pubblicità, i fumetti, il disegno industriale, la grafica aziendale.

Gillo Dorfles nel 1962, osservò che si trattava di argomenti ritenuti all’epoca ‹‹triviali››, che con la loro pervasività nell’esistenza collettiva quotidiana stavano in realtà modificando i modelli di pensiero e di comportamento.

Nel 1965 apparve Apocalittici e integrati, un libro dedicato all’analisi della cultura di massa, nel quale Umberto Eco innalzò sul piano dell’analisi estetica fenomeni quali gli spettacoli televisivi e i fumetti.

Eco colse il mutamento di quegli anni, sostenendo che ormai ‹‹tutti gli appartenenti alla comunità diventano, in misure diverse, consumatori di una produzione intensiva di messaggi a getto continuo, elaborati industrialmente in serie e trasmessi secondo i canoni commerciali di periodo, il rapportò tra ‹‹immagine›› e ‹‹consumo›› e a estendere la discussione alla segnaletica stradale, ai manifesti cinematografici, alle insegne luminose dei negozi, ai piccoli prodotti dell’‹‹arredo urbano››.

Egli additò l’aspetto seriale della comunicazione visiva moderna :‹‹siamo nuovamente in un’era anticonoclastica e le nuove icone che la popolano, … sono sfornate a macchina e, per di più, in migliaia di esemplari. La serialità dell’immagine è un altro fenomeno di cui occorre tener conto se si vogliono capire molti aspetti della nostra civiltà››.

Negli anni Cinquanta - Settanta del XX secolo, il compito di esprimere la rapida trasformazione dei suoi più diffusi modelli toccò ai fumetti. Il loro lettore medio, il bambino e l’adolescente, si fece sempre più adulto; i contenuti delle storie si arricchirono di generi nuovi, dalla fantascienza all’horror; e il taglio grafico della narrazione si articolò su piani sempre più complessi, che non obbedivano alla logica della sequenza spazio-temporale dei singoli episodi visivi, ma tendevano alla loro compenetrazione e simultaneità.

Lo spazio narrativo si dilatò in molti casi fino a occupare quello grafico dell’intera pagina, annullando la cornice filettata dei vari riquadri o lasciando che le figure la oltrepassassero. Il declino del fumetto come mass medium coincise con lo sviluppo della televisione, divenuta protagonista della comunicazione visiva di massa. La televisione si è servita dei modelli strutturali e spaziali del progetto grafico per la messa a punto del proprio linguaggio.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'immagine e l'immaginazione, la natura umana tra percezione e conoscenza

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Informazioni tesi

  Autore: Rossana Melito
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: POLISA - Politecnico Internazionale Scientia et Ars - Vibo Valentia
  Facoltà: Design e Arti
  Corso: Scienze e tecnologie delle arti figurative, musica, spettacolo e moda
  Relatore: Giovanna Ferrara
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 227

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