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La Ngoma in Tanzania fra tradizione e modernità

Una cultura trasferita: i Masai

I masai sono un popolo nilotico che vive sugli altopiani intorno al confine fra Kenya e Tanzania. Considerati un popolo nomade o semi-nomade, oggi però sono più stanziali perché si occupano di allevamento e agricoltura. Combinando la tradizione orale con gli indizi linguistici e archeologici, si sa che i masai hanno iniziato la loro migrazione verso sud dalla valle del Nilo verso il sec. XVI. Si trattò di una grande migrazione di popoli nilotici che daranno vita a tutti i nilotici che ora vivono nel sud del Sudan, in Uganda, in Kenya e in Tanzania (Saitoti 1988: 3).

Ai masai venne attribuito l'appellativo di feroci guerrieri, questa denominazione deriva dal fatto che combatterono i carovanieri schiavisti, quando quest'ultimi tentarono di catturare i masai. L'incontro delle due popolazioni è avvenuto poiché la rotta maggiormente usata dagli schiavisti attraversava i territori di questa popolazione. La tratta è continuata per almeno tre secoli: le carovane arabe pagavano pedaggi quando attraversavano i territori masai. Nel corso della Prima Guerra Mondiale in Africa orientale i masai acquisirono una reputazione leggendaria, in quanto le truppe coloniali britanniche riuscirono a batterli o a catturarli (Saitoti 1988: 15).

I masai hanno saputo sfruttare bene l'immagine del guerriero senza paura, cara allo stereotipo occidentale. Tra i tanti gruppi etnici dell'Africa orientale, i masai sono i più famosi e i più facilmente identificabili nei dépliant turistici (Salvadori, Fedders 1973: 7).
La crescita del numero totale della popolazione, la ridotta possibilità del pascolo, l'inserimento nel mondo del lavoro e nelle strutture dello Stato, hanno portato i masai lontani dalle loro terre e dal loro stile di vita tradizionale (Saitoti 1988: 20).

Per questo motivo la cultura masai è stata trapiantata nelle zone turistiche ed oggi è possibile entrarvi in contatto facilmente se si visita l'isola di Unguja o la zona costiera di Dar es Salaam. Questa popolazione oggigiorno lavora presso le strutture turistiche in veste di custodi. Infatti è possibile incontrare uomini masai sulla soglia dei portoni di Resort e di abitazioni mentre svolgono il loro lavoro di guardiani.

La popolazione bantu locale è rispettosa nei confronti della gente masai, forti dalla fama di guerrieri che li contraddistingue. Secondo il mio parere è questo il motivo per cui proprio questa particolare cultura ha avuto grande sviluppo in tali aree tanzaniane.
I turisti invece, restano spesso affascinati da questo popolo fiero ed orgoglioso per la loro innata eleganza e per il loro stile di vita così esotico.

Un altro aspetto che caratterizza Unguja e i masai che la abitano è la musica. La musica ha grande rilievo sull'isola e diversi sono i generi musicali di cui poter godere: suoni ottenuti da strumenti tipici africani o sonorità arabeggianti o indiane (Haji 1984: 17). Tra i ballerini provetti di Unguja ci sono gli onnipresenti masai. La musica dei masai è incredibile, specialmente perché, ad eccezione delle corna di kudu che vengono suonate in occasioni speciali come la cerimonia di Eunoto, non ci sono strumenti, tutto il suono deriva dalla voce. Tutti cantano insieme, sia i Moran, sia il resto della comunità. Il suono gutturale dei guerrieri è per lo più nteriorizzato, ed è un gioco di vibrazioni - le vibrazioni lavorano più sul cantante e sui suoi vicini immediati che su un pubblico statico. Le canzoni polifoniche, composte in più parti, specialmente quelle cantate dagli uomini, hanno una bellezza immediata ed accattivante, stranamente, sinuosamente potente e ipnotizzante senza sforzo. La miglior stagione per cantare e ballare è durante le piogge, che è ovviamente un momento propizio per celebrare passaggi importanti della vita come la circoncisione e il matrimonio.

Il format musicale, di solito, è composto da un gruppo di uomini, di solito Moran, in piedi in fila o in cerchio. La canzone - che è profondamente ritmata - inizia con un basso grugnito dai petti e dalle gole di molti uomini, che diventano quasi immediatamente sconnessi. Ogni cantante ha la sua parte, così come un po' di margine per l'improvvisazione, che insieme alle parti degli altri uomini, si combina per formare un ritmo dei bassi meravigliosamente intricato. Ciò che creano veramente è una miscela di diversi ritmi. Il coro può dare un tono continuo o un'armonia, su questa base il cantante principale – Olaiteng'enani – canta il tema musicale. La maggioranza delle canzoni masai prevedono un solista che annuncia il tema del canto ed un coro che risponde anche con un solo vocabolo. Nella musica religiosa, il solista normalmente inneggia a Dio – Ngai - mentre il coro chiede a Dio di venire – ou – con un tono basso, forte e ritmato. Il grugnito - continuo, contiguo e sovrapposto - fornisce una base sonora costante, una sorta di ronzio, che separato dalla realtà del silenzio, diventa rapidamente ipnotico.

Le canzoni accompagnano la danza, normalmente una serie di salti fatti a turno dagli uomini. I cantanti ballano anche per la musica, che invariabilmente coinvolge i solisti che saltano più in alto possibile, mentre gli altri cantanti oscillano i loro corpi avanti e indietro. Quando il ballerino è stanco, di solito dopo solo uno o due balzi, un altro prende il suo posto. Le donne muovono il collo in avanti e indietro. Le donne cantano canzoni riguardanti il lavoro, specialmente la mungitura, l'allattamento e cantano per lodare i propri figli. I Moran cantano lodando i propri meriti, quelli del gruppo di età oppure per far innamorare una ragazza (Senoga-Zake 1986: 131). [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Ngoma in Tanzania fra tradizione e modernità

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Informazioni tesi

  Autore: Dania Andreotti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Comunicazione interculturale
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Graziella  Acquaviva
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 88

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