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Stereotipi di bellezza al femminile: un'approssimazione attraverso due lungometraggi del mondo italiano e angloamericano

Uomo dominatore/donna oppressa - parte prima

La discriminazione femminile basata sul pretesto biologico dell’inferiorità della donna e tutte le conseguenze che ne derivano, quali stipendi più bassi, ruoli lavorativi meno prestigiosi, divisione dei ruoli sociali e ultima ma non ultima la convinzione che gli uomini siano sempre e comunque in una posizione elevata di competenze e carisma, si esprime in alcune particolari scene del film.

La figura di Jane è significativa nello stereotipo della ragazzina insicura: è nell’adolescenza che si realizzano le peggiori discriminazioni sul corpo femminile: le donne sono spesso le prime a non accettare sé stesse, ispirate dai modelli mediatici e dallo stereotipo sociale della donna come oggetto di attrazione fisica dell’uomo.

Jane, infatti spesso si guarda allo specchio sognando un seno più prosperoso, cerca su internet informazioni sulla mastoplastica additiva e davanti alla telecamera del suo ragazzo afferma: “piantala di filmarmi, mi fa effetto guardarmi, non mi piaccio come sono”. Nell’analisi sugli stereotipi di genere ho riportato una descrizione di come vengono immaginate stereotipicamente le donne, dove figura il carattere di insicurezza ed emotività; queste due caratteristiche vengono perfettamente esemplificate da Carolyn nelle sue scenate solitarie di instabilità psicologica. La signora Burnham, dopo aver fallito la vendita di un appartamento, chiude le tapparelle e scoppia in un pianto isterico, si schiaffeggia, e urla a sé stessa “basta! Sta zitta! Sei una debole! Una bambina!”.

In contrasto, ci sono le figure maschili di Lester, che reagisce in modo violento e iracondo ma mai insicuro e fragile e Buddy, l’amante di Carolyn, che quando è stressato, a differenza di lei, dice con fierezza “sparacchio qualche colpo, non c’è niente che ti fa sentire più potente” e poi aggiunge riferendosi alla sua prestanza sessuale “quasi niente”. Ancora una volta la posizione di “dominazione” sessuale dell’uomo si riflette nei comportamenti sociali, mostrando un determinismo biologico.

Il personaggio maschile più controverso del film è sicuramente il colonnello Fitts, che per mantenere il figlio sotto un insegnamento improntato sulla struttura e la disciplina, quando si arrabbia lo scazzotta, facendogli sanguinare labbra e sopracciglia, ma soprattutto gridandogli “battiti fichettina!”, dimostrazione della sua concezione delle donne come deboli, incapaci di combattere e difendersi, tanto da usare un termine volgare e femminile per provocare ed offendere il figlio.

Il suo disprezzo nei confronti delle donne si manifesta sempre nel linguaggio: quando sospetta che il figlio sia gay, gli urla contro “non starò a guardare mentre il mio unico figlio diventa un ciuccia cazzi!” e, ammesso e concesso che la fellatio nel suo immaginario omofobo debba essere un’attività sessuale prettamente femminile, egli disprezza estremamente anche solo il pensiero che un gesto sessuale femminile possa essere praticato da un uomo. Inoltre, dopo aver ricevuto il benvenuto dai vicini di casa gay, esprime il suo disprezzo per l’omosessualità dichiarata e quando il figlio tenta di spiegargli che per i gay, dichiararsi è la normalità, il colonnello replica “Ricky, non placarmi come se fossi tua madre”, sottolineando l’opposizione tra la natura docile e gentile della donna e il carattere attivo e aggressivo dell’uomo.

Queste scene sono la dimostrazione di veridicità delle osservazioni di Mazzara, sulla stereotipizzazione di genere e delle ricerche sperimentali di Kruger, di cui ho parlato nel paragrafo sugli stereotipi di genere, nel primo capitolo della mia tesi.
Mazzara, oltre alle caratteristiche tipiche caratteriali sedimentate nell’immaginario sociale, parla della discriminazione di genere anche nel settore economico, una donna viene in media retribuita meno di un uomo che svolge lo stesso identico lavoro.

Il fatto che una donna abbia ingiustamente meno possibilità economica di un uomo, porta alla riflessione sulle ragioni per cui le donne abbiano dovuto ingegnarsi per ottenere più soldi e indubbiamente ad un altro stereotipo: la donna sempre a caccia di tornaconti economici. Quando Carolyn si arrabbia con Lester perché fuma spinelli, lui per offenderla le dice “pesce lesso, sbarellata, arraffasoldi”, dunque oltre che sminuire il suo impegno sul lavoro le dà della pazza.

Anche il personaggio maschile più marginale, Buddy, esprime la sua superiorità economica rispetto alla moglie dicendo “a sentire lei sono troppo concentrato sulla mia carriera, come se essere focalizzati sul successo fosse una specie di pecca caratteriale. Beh, lei ha senz’altro approfittato dello stile di vita che il mio successo le ha offerto, caspita, ma meglio così!”.

La rappresentazione più emblematica del binomio uomo-dominatore / donna oppressa è il personaggio della mamma di Ricky, moglie del colonnello, sempre apatica, inebetita, assente, distante, docile e con atteggiamento passivo a tutto ciò che viene detto e fatto, lei non prova neanche a replicare alle affermazioni del marito e quando si rivolge a lui è sempre intimorita e estremamente formale; anche nella scelta dell’intrattenimento serale televisivo: lei guarda passivamente il film militare che tanto diverte il marito senza fiatare, rannicchiata nell’angolino del divano, con sguardo assente e rassegnato di fronte ad un marito violento con il figlio e irremovibile nelle sue idee.

Posso concludere che American Beauty dia un’immagine delle donne piuttosto stereotipica per quando riguarda la fragilità emotiva a loro attribuita, ma anche molto moderna come visione della donna nella famiglia; infatti mentre in casa Fitts vige un regolamento patriarcale in cui il capofamiglia è indubbiamente il colonnello Frank, nella famiglia Burnham sia la figlia che la moglie hanno la possibilità di esprimere sé stesse, senza la figura ingombrante del padre “padrone” che presiede su tutto e tutti.

Nonostante il film sia uscito ormai più di quindici anni fa, la situazione femminile è molto simile alla realtà delle donne italiane oggi, con un tipo di discriminazione latente nel linguaggio e nel mondo lavorativo in fatto di prestigio; ma tuttavia un panorama femminile abbastanza emancipato. Il messaggio del film, come da slogan posto sotto al titolo è “look closer” ossia “guarda più da vicino” nel senso figurato di più attentamente; anche se indirettamente questo concetto è collegato al binomio di bellezza esteriore vs bellezza interiore. Angela, oggetto del desiderio sessuale di Lester, per la sua sensuale bellezza, si rivela essere l’unica persona che dia sollievo alla devastata vita di Lester, conversando con lui amichevolmente e interessandosi di lui nel modo più innocente e affettuoso, pochi minuti prima di essere ucciso.

Questo paradosso può essere interpretato come la valorizzazione, in ultima analisi, della bellezza interiore della protagonista femminile, che soddisfa il desiderio di Lester di essere ascoltato per la prima volta dopo tanto tempo, contrapposta alla sua bellezza estetica, che altro non fa che portarlo verso una realtà fittizia e irrealistica del rapporto sessuale soddisfacente con una ragazzina vergine di molti anni più giovane di lui.

Contrariamente a quanto esprima il titolo “bellezza americana”, American Beauty tratta l’argomento della bellezza come concetto astratto e del tutto slegato dalla sua accezione meramente materialistica; il protagonista Lester, infatti, nonostante per tutta la durata della pellicola si mostri ossessionato dalla bellezza estetica ed erotica femminile, conclude il film con un monologo della sua voce fuori campo, che spiega cosa succeda nel momento in cui si muore. Lester dice che alla fine della vita si vedano cose molto belle, come guardare le stelle, le mani di sua nonna, la sua bambina da piccola, i momenti felici con la moglie; e che tutta la bellezza che c’è nel mondo gli impedisce di essere arrabbiato per quello che gli è successo.

Nonostante i molti stereotipi femminili legati alla bellezza, il protagonista ci svela quali siano realmente le cose che lui interpreta come “belle” e tra queste non figura la bellezza estetica. Molto diversa invece è la situazione della visione delle donne ne “La grande bellezza”, nonostante questo film sia molto più recente; illustrerò approfonditamente il prodotto culturale italiano nell’ultima parte di questa tesi.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Stereotipi di bellezza al femminile: un'approssimazione attraverso due lungometraggi del mondo italiano e angloamericano

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Informazioni tesi

  Autore: Eleonora De Lauri
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi di Siena
  Facoltà: Scienze della Comunicazione Lingue e Culture, Curriculum Lingue
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Lara Semboloni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 82

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