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Una lettura di Dylan Dog

L’intento di questa tesi è di fornire una lettura di “Dylan Dog”, un fumetto dell’orrore che ha avuto uno straordinario successo sia di pubblico sia di critica e che, negli anni, è diventato un vero e proprio cult attestandosi intorno alle quattrocentomila copie vendute ogni mese.
Ho cercato innanzitutto di inserire la mia lettura in un quadro di riferimento che comprendesse sia i generi di appartenenza (principalmente il fantastico e l’horror) di questa serie a fumetti, sia le dinamiche intertestuali, che svolgono in Dylan Dog un ruolo fondamentale. Mi è sembrato indispensabile tener conto anche del punto di vista del lettore, cioè di quegli effetti descritti dalla psicoanalisi a partire dal saggio di Freud sul perturbante.
Per prima cosa, dunque, mi sono occupata del genere fantastico. Ho illustrato il dibattito critico avviato da Todorov nel 1970 e gli sviluppi successivi, ad opera anche di molti critici italiani. Il dibattito verte inizialmente sullo statuto del fantastico (si tratta o no di un genere?), sulle sue peculiarità stilistiche e le sue strategie narrative. A questo filone critico, che dedica la propria attenzione ai tratti del genere, bisogna aggiungere una prospettiva tematica, che descrive i temi peculiari del fantastico e i suoi rapporti con il sistema letterario.
Sono poi passata al dibattito psicoanalitico sul fantastico avviato dallo stesso Freud nel suo celebre saggio del 1919, Il perturbante. Il saggio freudiano è fondamentale perché non si occupa semplicemente di reazioni emotive legate alla sfera dello “spaventoso”, ma cerca di chiarire un nucleo specifico, in cui si mescolano l’orrore e una misteriosa sensazione di familiarità. Freud distingue inoltre le emozioni legate al ritorno del rimosso (sfera del desiderio) dalle emozioni legate al ritorno del superato (sfera delle credenze: antiche credenze che ritornano). Il fantastico scava nell’inconscio, dunque, e fa emergere i nostri fantasmi. Come vedremo, una caratteristica di Dylan Dog è l’oscillazione tra il credere nella realtà dell’incubo e il non credere, facendo ricorso a spiegazioni razionali, tra cui quelle psicoanalitiche che riconducono certe immagini alla loro realtà psichica profonda.
Dopo la posizione freudiana, ho esaminato un’opera di Aldo Carotenuto, che illustra bene la posizione junghiana sulla letteratura fantastica. Carotenuto considera la paura come l’emozione privilegiata del fantastico: analizza meticolosamente le immagini paurose più archetipiche – in particolare il fantasma, il vampiro, il mostro e il doppio - , cercando di scoprire le ragione del loro perturbante potere. Nella prospettiva junghiana la letteratura fantastica fa sì emergere i nostri fantasmi, ma ci dà anche la possibilità di riprendere contatto con le zone dell’Ombra, offrendoci così la possibilità di riconquistare una parte di noi stessi.
In seguito ho cercato di descrivere, anche se, inevitabilmente, in modo sommario, le manifestazioni dell’horror in diversi generi letterari e nel cinema: dal romanzo gotico alla ghost story, dal romanzo del terrore al romanzo psicologico, dall’horror allo splatter.
Il quarto capitolo tratta dell’intertestualità come fenomeno letterario. Dopo aver illustrato l’ampio dibattito critico su questi meccanismi, dibattito inaugurato da Bachtin, ho indicato i principali dispositivi in cui l’intertestualità si manifesta, a partire dalla citazione fino alla trasposizione vera e propria.
Vengono poi analizzati sei albi, che ho ritenuto particolarmente rappresentativi. In queste storie appare tutta la molteplicità dei codici e dei contesti che l’hanno preceduta. In Dylan Dog c’è un’altissima concentrazione di dispositivi intertestuali, che fanno riferimento non solo alla letteratura e al cinema, ma anche alla pittura e alla musica. Ciò che emerge, soprattutto, è l’intertestualità come pratica di trasformazione dei testi, rivisitazione di classici, e variazione parodica. Mi è sembrato suggestivo riprendere, nelle ultime pagine, la descrizione bachtiniana della logica carnevalesca, con le sue ambivalenze, i continui rovesciamenti, la gaia relatività. L’universo di Dylan Dog è popolato di immagini orrorifiche, ma è anche continuamente attraversato dall’umorismo.
Il fumetto non è solo il prodotto finale di un ricco sistema intertestuale, ma ne è elemento integrante; a sua volta, quindi, lo modifica e lo influenza. Basti pensare alla trasposizione cinematografica del libro Dellamorte Dellamore di Tiziano Sclavi, da cui lo stesso autore ha tratto ispirazione per creare il personaggio e il mondo di Dylan Dog.

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Introduzione L’intento di questa tesi è di fornire una lettura di “Dylan Dog”, un fumetto dell’orrore che ha avuto uno straordinario successo sia di pubblico sia di critica e che, negli anni, è diventato un vero e proprio cult attestandosi intorno alle quattrocentomila copie vendute ogni mese. Ho cercato innanzitutto di inserire la mia lettura in un quadro di riferimento che comprendesse sia i generi di appartenenza (principalmente il fantastico e l’horror) di questa serie a fumetti, sia le dinamiche intertestuali, che svolgono in Dylan Dog un ruolo fondamentale. Mi è sembrato indispensabile tener conto anche del punto di vista del lettore, cioè di quegli effetti descritti dalla psicoanalisi a partire dal saggio di Freud sul perturbante. Per prima cosa, dunque, mi sono occupata del genere fantastico. Ho illustrato il dibattito critico avviato da Todorov nel 1970 e gli sviluppi successivi, ad opera anche di molti critici italiani. Il dibattito verte inizialmente sullo statuto del fantastico (si tratta o no di un genere?), sulle sue peculiarità stilistiche e le sue strategie narrative. A questo filone critico, che dedica la propria attenzione ai tratti del genere, bisogna aggiungere una prospettiva tematica, che descrive i temi peculiari del fantastico e i suoi rapporti con il sistema letterario. Sono poi passata al dibattito psicoanalitico sul fantastico avviato dallo stesso Freud nel suo celebre saggio del 1919, Il perturbante. Il saggio freudiano è fondamentale perché non si occupa semplicemente di reazioni emotive legate alla sfera dello “spaventoso”, ma cerca di chiarire un nucleo specifico, in cui si mescolano l’orrore e una misteriosa sensazione di familiarità. Freud distingue inoltre le emozioni legate al ritorno del rimosso (sfera del desiderio) dalle emozioni legate al ritorno del superato (sfera delle credenze: antiche credenze che ritornano). Il fantastico scava nell’inconscio, dunque, e fa emergere i nostri fantasmi. Come vedremo, una caratteristica di Dylan Dog è l’oscillazione tra il credere nella realtà dell’incubo e il non credere, facendo ricorso a spiegazioni razionali, tra cui quelle psicoanalitiche che riconducono certe immagini alla loro realtà psichica profonda. 3

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Informazioni tesi

  Autore: Elisabetta Sala
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2002-03
  Università: Università degli Studi di Bergamo
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Teoria della letteratura e psicologia dell'arte e della letteratura
  Relatore: Giovanni Bottiroli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 238

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