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La Stanza del Vuoto - Elementi di continuità tra architettura giapponese tradizionale e contemporanea

Le relazioni tra l’architettura tradizionale giapponese e quella contemporanea e lo studio degli infiniti modi in cui la seconda ha preso vita dalla prima, hanno costituito negli anni argomento di accesi dibattiti; il rapporto che gli architetti giapponesi hanno con il loro bagaglio storico è stato infatti puntualmente analizzato da più illustri critici ed architetti.
Il presente lavoro di tesi, senza prescindere dagli studi di cui sopra, ma anzi adottandoli come sfondo generale, si è focalizzato su un particolare elemento: la Stanza del Vuoto. La Stanza del Vuoto può essere definita come un concetto, apparentemente astratto ed aleatorio, ma può essere compresa pienamente solo se considerata come esperienza. Essa fornisce una chiave di lettura irrinunciabile nella comprensione dello spazio architettonico giapponese; la “ricerca del vuoto” e l’uso sapiente della “luce” quale strumento per catturare il vuoto, sono elementi di continuità perfettamente percepibili in ogni opera studiata e nella cultura giapponese nel senso più ampio, di cui ne determinano e rivelano le connotanti peculiarità.
La penombra, i tagli di luce, la calma, la complicata essenzialità, gli sfocati accordi di elementi solo apparentemente contrastanti, il senso del divenire e dell’effimero che permeano l’ambiente giapponese tradizionale, si trasferiscono nell’ambiente contemporaneo su differenti livelli e con differenti modalità, parlando sempre lo stesso sfuggente linguaggio a chi li vive in prima persona e ne assorbe in maniera quasi subliminale e inconsapevole concetti e metasignificati.
È infatti l’aspetto emozionale e trascendentale a costituire le coordinate da cui questo lavoro ha preso spunto, filtrando concetti e sostanza attraverso lo studio storico di questa cultura, affinché si comprendano in maniera evidente le ragioni che hanno portato nel corso del tempo ad utilizzare determinati linguaggi e gli strumenti grazie ai quali è stato possibile instaurare una relazione così intima tra l’opera e l’osservatore.
Si partirà dunque dallo studio del pensiero Zen e dal gusto ad esso correlato per arrivare a permeare completamente il complesso e sfaccettato schema di entità iconiche e l’intreccio di elementi costruttivi, simbolici e cerimoniali della residenza e della stanza del tè, con un’attenzione particolare per le principali declinazioni del vastissimo universo artistico giapponese, quali calligrafia, poesia e teatro, in cui vuoto ed ombra sono i principi ordinatori.
Si analizzeranno i principi fondamentali dell’architettura tradizionale giapponese descrivendone gli elementi caratteristici tramite le suggestioni regalate da alcuni dei luoghi determinanti lo sviluppo del linguaggio architettonico nipponico. Ci si concentrerà inoltre attorno agli elementi di continuità con l’architettura contemporanea, attraverso una breve selezione di opere capaci di riprodurre o reinterpretare l’esperienza del vuoto dell’architettura del passato.
Infine, ci si soffermerà sull’imprescindibile legame che si stabilisce tra la natura e la casa giapponese, con i suoi mutamenti dovuti a variazioni delle condizioni di illuminazione climatiche, stagionali. A tale proposito sono state realizzate alcune sperimentazioni e simulazioni nel tentativo di tradurre graficamente le sensazioni regalateci dalla silenziosa penombra della Stanza del Vuoto.

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Informazioni tesi

  Autore: Martina Caredda
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Cagliari
  Facoltà: Ingegneria
  Corso: ingegneria edile-architettura
  Relatore: Sabrina Dessì
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 187

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