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I registi non sono quello che sembrano: Viaggio onirico nel mondo del cinema lynchiano

David Lynch con oltre cinquant’anni di carriera artistica si è guadagnato il titolo di “Uomo del Rinascimento del cinema moderno americano” dal sito AllMovie, ma per molti rimane ancora un mistero.
Un viaggio nel mondo di David Lynch, che sia un suo film o un suo quadro, richiede un certo sforzo e una buona dose di elasticità mentale senza tendere le assurde pretese di capire ogni singolo significato nascosto in ogni fotogramma (o pennellata). Una parola che ricorrerà molto spesso nel mio discorso sarà il termine lynchiano, andando a designare quegli elementi che riguardano il regista.
Il suo mondo è così ricco di specifici simboli che è quasi impossibile vedere una sua opera ed essere incerti sulla sua provenienza.
L’originalità e la produzione del regista possono essere viste come una lama a doppio taglio, se da una parte molti si schierano identificando le opere lynchiane geniali, dall’altra parte una buona percentuale di persone guarderanno le stesse con scetticismo e con una buona dose di repulsione.
Alcuni dei miei amici, in primis, sanno a malapena dell’esistenza di questo regista, ma molti altri invece, pur sapendo della sua figura, provano un certo tipo di perplessità davanti alle sue opere.
Potrei anche tentare di incuriosirvi dicendo che ogni suo film, ogni volta che lo si rivede, si fa riscoprire come qualcosa di nuovo ma se fate parte di quella categoria di persone che vuole sapere a tutti i costi ogni più recondito “perché” nella trama di un film, metto le mani avanti nel dire che, probabilmente, al di là di ogni cosa che io possa scrivere, non ci sarà modo di farvi cambiare idea.
In compenso posso spiegare perché, per me, l’universo lynchiano crea una così forte attrazione.
Ogni elemento con cui io venga a contatto nella mia quotidianità, che sia una canzone, un film o un quadro finisce spesso nel dimenticatoio, sopratutto se questo si mostra subito per quello che è, senza nascondere nulla.
Un’opera che riesce a non far trapelare tutto e subito, acquisirà la magica capacità di essere vista da noi con un occhio di scetticismo ma sarà proprio quello stesso alone di mistero che la avvolge a creare un interesse maggiore.
Guardereste mai un qualsiasi quadro surrealista chiedendovi ossessivamente il perché di ogni singolo personaggio, oggetto e dettaglio?
Forse in parte ne perderebbe il senso, sarebbe come tentare di ricordare un sogno ma farcene una colpa se nel nostro immaginario siano comparsi oggetti inesistenti o scene incomprensibili.
Eppure, come per i quadri di Dalì e di Bosch, ne siamo comunque attratti e il nostro sguardo diventa quasi morboso nel soffermarsi su tutti quei dettagli inspiegabili.
Nel 1995 David Foster Wallace fa un’osservazione interessante dicendo che “Tra il regista e lo spettatore si instaura un tacito accordo, il cinema d’autore diventa quasi teologico”, esistono molti film nati con il “semplice” scopo di divertire, quelli d’autore hanno uno scopo ben più ampio.
Tutto nel mondo di Lynch si apre a infinite possibilità e a molteplici significati ma dire quale sia quello giusto e quale quello sbagliato risulta difficile a tutti... forse, anche a Lynch stesso. Dalle scene fino alla scelta delle colonne sonore si è immersi in una dimensione onirica, che spesso nemmeno coi dialoghi ci è facile capire.
Ogni cosa ci appare come qualcosa che non è, o che, forse, sarà.
Perché per quanto ci obblighiamo a non guardare una scena di un film horror o una scena violenta, scatta in noi un meccanismo, quasi masochista, che ci spinge a tal punto da doverla guardare?
Semplice curiosità.
E sempre la curiosità ci spinge a riguardare la stessa cosa se ogni volta che lo facciamo questa ha la capacità di apparirci in un modo diverso da come ce la ricordavamo.
Con questo non intendo dire che l’unico modo per farci piacere un film di questo regista, sia un tipo di visione passiva, ma che, prima di ogni cosa, dovremmo farci incuriosire dall’atmosfera che riesce a creare e dalla potenza delle immagini scelte.
Il valore dei suoi film non è scontato ma non dovrebbe comunque portare a risposte fintamente conclusive come “Beh, ma è Lynch” senza interrogarci su nulla e recependo ogni cosa vista.
Uno degli obbiettivi che cercherò di raggiungere alla fine della mia tesi sarà proprio quella di tentare di spiegare la produzione e la simbologia di Lynch e, anche se mi sarà ovviamente impossibile farlo piacere, tenterò di far capire perché scetticismo e disgusto non sono la chiave giusta per godersi uno di questi film.

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Informazioni tesi

  Autore: Greta Teveroli
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2019-20
  Università: Accademia di Belle Arti
  Facoltà: Design e Arti
  Corso: Pittura
  Relatore: Laura  Valle
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 72

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Parole chiave

simbologia
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