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Donne in carriera e carriere di donne: il caso delle docenti universitarie

La crescita della partecipazione femminile al mercato del lavoro verificatasi nella seconda metà del '900 rappresenta uno tra i fenomeni più significativi che hanno investito i paesi industrializzati. Il forte aumento della presenza femminile nell’ambito del lavoro extradomestico e retribuito non ha però toccato in modo omogeneo ogni livello e settore del mercato. Ci siamo chiesti quali possano essere i fattori culturali e strutturali di questa distribuzione disomogenea della forza lavoro femminile, ovvero della sua doppia segregazione orizzontale e verticale, e quali siano e come funzionino i meccanismi di riproduzione delle disuguaglianze di genere in ambito lavorativo. Data la vastità dell'argomento si è scelto l'ambito universitario come luogo per eccellenza in cui si producono scienza e cultura, e dove era perciò interessante vedere se anche in questo ambiente che si ispira a principi di universalismo si riscontrassero invece meccanismi discriminatori basati su criteri ascrittivi che sono la negazione di quegli stessi principi. Nel I capitolo si è considerato il mercato del lavoro in generale e si sono evidenziati i cambiamenti verificatisi negli ultimi decenni nella quantità e qualità dell’offerta di lavoro femminile nei paesi europei sottolineando la necessità di adottare un’impostazione analitica di tipo relazionale per comprendere sia le forme di partecipazione femminile sia il tipo di partecipazione maschile predominante. Nel II capitolo si è descritta la situazione della presenza lavorativa femminile nelle Università in vari paesi europei e di altri continenti, concludendo in modo più approfondito con il caso italiano. Nonostante le diversità culturali e strutturali di questi paesi e dei rispettivi sistemi educativi e universitari, i dati raccolti risultano omogenei nell’evidenziare la bassa presenza accademica femminile e la sua duplice segregazione. I percorsi di carriera delle donne, a parità di altre condizioni, risultano più lenti e vischiosi e questa è una delle prove che lo svantaggio femminile non deriva semplicemente dal tardivo inserimento delle donne nelle Università. È poi nel III capitolo che si sono messi a confronto i dati relativi alle carriere dai quali emerge la migliore progressione delle carriere maschili. Si è presentato un modello teorico-interpretativo dei meccanismi di riproduzione delle disuguaglianze all’interno delle organizzazioni di lavoro applicandolo al caso specifico dell’ambiente accademico. È emerso uno svantaggio femminile iniziale generalmente presente fin dall’accesso alla carriera universitaria, dovuto a pregiudizi e stereotipi culturali che comportano una distorsione delle preferenze già riscontrabile nei primi orientamenti educativi dei giovani e una scarsità di incoraggiamenti a proseguire o iniziare l’iter accademico sia da parte dei docenti sia da parte del nucleo familiare. Una volta intrapresa la carriera accademica gioca un ruolo non indifferente una serie di fattori che esercitano la loro influenza anche in altre organizzazioni lavorative e che spesso hanno poco a che vedere con le capacità e, in questo caso specifico, con i meriti scientifici. Rilevanti risultano le caratteristiche personali di tipo ascrittivo che assicurano una certa omofilia con i selezionatori e i detentori del potere e delle risorse accademiche. Notevole importanza è rivestita da un buon inserimento nei networks di potere, interni ed esterni all’Università. Infine si evidenzia il diverso effetto esercitato dalla famiglia sulla carriera di donne e uomini soprattutto in relazione all’uso e alla disponibilità di tempo. Nel IV e ultimo capitolo abbiamo presentato uno studio di caso fondato sull’analisi di nove interviste somministrate a docenti dell’Ateneo fiorentino scelte in base al settore disciplinare e al rango accademico. Scopo delle interviste era valutare se quanto emerso nel corso dell’analisi condotta trovasse rispondenza nell’esperienza delle protagoniste. Dopo aver constatato anche per l’Università di Firenze un andamento della distribuzione della docenza femminile caratterizzato da doppia segregazione, si mostrano i risultati emersi dalle interviste, evidenziando somiglianze e differenze nelle opinioni espresse e nelle esperienze vissute a seconda del ruolo accademico e del settore di appartenenza. Oltre a valutazioni sulla mobilità geografica e sociale delle docenti, sulla formazione della propria identità lavorativa e sul rapporto tra scienza e genere, ci si sofferma sui percorsi di carriera e sulla gestione dell’organizzazione familiare affrontando il problema della ricerca di un equilibrio tra questi. Si parla inoltre dei meccanismi di carriera e concorsuali, dell’inserimento nei networks e della gestione del potere accademico.

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5 INTRODUZIONE La crescita della partecipazione femminile al mercato del lavoro verificatasi in questa seconda metà secolo rappresenta uno tra i fenomeni più significativi e rilevanti che hanno investito i paesi industrializzati. Questo forte e indiscusso aumento della presenza femminile nell’ambito del lavoro extradomestico e retribuito non ha, però, toccato in modo omogeneo ogni livello e ogni settore del mercato. In alcuni settori, infatti, la presenza femminile risulta molto elevata e dominante, in altri, invece, è decisamente scarsa se non nulla; lo stesso dicasi per i diversi livelli della scala gerarchica nei vari ambiti lavorativi. Ci siamo chiesti, allora, quali possano essere le cause e i fattori culturali e strutturali di questa distribuzione disomogenea della forza lavoro femminile, ovvero della sua doppia segregazione, orizzontale e verticale. Ci siamo, inoltre, domandati quali siano, se vi sono, e come funzionino i meccanismi di riproduzione delle disuguaglianze di genere in ambito lavorativo. Dato, però, che la questione delle relazioni di genere nel mondo del lavoro e nelle singole organizzazioni lavorative è molto vasta, abbiamo deciso di circoscrivere l’argomento analizzando in modo più specifico un determinato ambiente di lavoro e abbiamo scelto, appunto, quello universitario. Le motivazioni di questa scelta sono molteplici: l’Università è, innanzitutto, l’ambiente lavorativo che conosciamo meglio, essendovi stati a contatto, anche se come studenti, per vari anni; inoltre, è il luogo per eccellenza in cui si producono scienza e cultura, ed era, perciò, interessante vedere se anche in questo ambiente che si ispira a principi di universalismo

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Informazioni tesi

  Autore: Michela Balocchi
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1998-99
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Sociologia
  Relatore: Paolo Giovannini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 213

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