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I fondamentali del beta

L’individuazione dei fattori che determinano il rischio d’impresa è tema di grande rilevanza nel campo della finanza aziendale. Evidenze empiriche recenti hanno documentato la dipendenza cross-sectional e time-series del beta da fattori differenti da quelli individuati dalla teoria finanziaria dominante. Dalla relazione beta-fondamentali contabili, si è rilevata la possibilità di ottenere misure di rischio più efficienti in termini di errore rispetto a quelle ottenute dai modelli di pricing standard. L’uso dei fondamentali, quali proxies di rischio, trova applicazione nella pratica sia per le decisioni d’investimento che per la valutazione
di imprese; in particolar modo, nel caso in cui i dati per l’applicazione dei modelli di pricing standard non siano disponibili, è il caso delle aziende quotate sul mercato per la prima volta, quelle che non fanno parte di mercati regolamentati (per esempio le piccole imprese) e le imprese multi-divisionali con divisioni che operano in business diversi, caratterizzati da rischi differenti. Questo elaborato propone i risultati empirici di diversi studi che validano l’utilità dei fondamentali contabili sia nello spiegare il beta e altre misure di rischio, sia nella stima del valore futuro dei titoli azionari.

Nel primo capitolo verranno descritte le caratteristiche di base del CAPM, il metodo diffusamente utilizzato per la stima del beta d’impresa, i problemi e i limiti ad esso connessi e una misura di rischio alternativa: il beta fondamentale. Il secondo capitolo, dopo l’esposizione di alcune motivazioni teoriche che inquadrano i fondamentali come determinati del beta, descrive diversi metodi di stima del beta contabile e come vengono derivati i fondamentali dal Residual Income Model (RIM) (Giner-Reverte, 2006). Nel terzo capitolo, prendendo in esame lo specifico studio di Shan et al. (2013), si discuterà la problematica della manipolazione delle poste contabili e quindi dell’influenza della discrezionalità manageriale sul rischio d’impresa: tema rilevante, che potrebbe comportare limiti alla validità dei fondamentali basati sui dati contabili. Il quarto capitolo presenta i principali risultati empirici del filone di studi che utilizza i fondamentali economico-finanziari di un’impresa per stimare il true beta. Nel quinto capitolo verrà descritto in modo dettagliato il metodo di stima del beta fondamentale utilizzato nell’analisi pionieristica di Beaver-Kettler-Scholes del 1970, che ha dato avvio a questo filone di studi, e si argomenterà la migliore efficacia nella previsione del beta del modello dei fondamentali rispetto al modello standard. Nel sesto capitolo ci si allontana dalle assunzioni teoriche del CAPM, considerando l’analisi di Giner e Reverte (2006), che stima, usando l’approccio RIM, il costo del capitale proprio come valida proxy del rischio e verifica empiricamente la relazione fondamentali-costo del capitale proprio. Nel settimo capitolo, infine, verrà descritta l’analisi di Nekrasov e Shroff (2009), che propone un modello di pricing che incorpora al suo interno il beta fondamentale; l’efficienza di questo modello sarà comparata ai modelli standard (CAPM e modello a tre fattori di Fama-French) relativamente alla determinazione del prezzo futuro dei titoli e al livello del costo del capitale proprio.

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Informazioni tesi

  Autore: Daniele Cerqua
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2015-16
  Università: Università degli Studi Roma Tre
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Daniela Venanzi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 45

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Parole chiave

capm
rischio d'impresa
beta
decisioni d’investimento
finanza aziendale
modelli di pricing
ottimizzazione di portafoglio
indici contabili
residual income model
costo del capitale

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