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La quotazione in Borsa di una media impresa familiare

Dopo alcuni anni di scarsa attenzione verso i mercati mobiliari, oggi molti imprenditori guardano con rinnovato interesse al «progetto quotazione» e alle implicazioni che esso può rappresentare per la propria azienda. Nel triennio 1995-1997 sono state 31 le nuove medie imprese quotate alla Borsa Italiana contro nessuna nel periodo 1990-1994. Le motivazioni alla base di questo rinnovato interesse sono molteplici e vanno dalla necessità, in un mercato che richiede sempre maggiori investimenti per l’innovazione, di avere accesso a fonti di finanziamento che consentano di poter sostenere la crescita degli assets immateriali e a redditività differita; all’esigenza di trasformare l’impresa da familiare in manageriale; all’opportunità di facilitare la formazione di alleanze strategiche anche a livello internazionale; al desiderio di migliorare l’immagine della propria azienda di fronte agli stakeholders; ai risultati positivi conseguiti, in termini di supporto alla crescita del business, di aumento della notorietà e di miglioramento gestionale (maggiore efficienza e trasparenza), dalla maggior parte delle aziende che hanno deciso di portare i propri titoli sociali alla quotazione ufficiale di Borsa.
In effetti, le piccole e medie imprese, che costituiscono la base su cui poggia il sistema industriale italiano, si trovano oggi ad affrontare nuove sfide competitive. Negli anni ‘90 esse hanno perso parte dei punti di forza che le caratterizzavano, con la conseguente riduzione del differenziale di redditività con le imprese di maggiori dimensioni. I processi di ristrutturazione della grande impresa che hanno portato ad un incremento di produttività hanno comportato un recupero del ruolo della grande impresa in termini competitivi. Di fronte a uno scenario più complesso rispetto al passato per la crescente globalizzazione, per la concreta realizzazione dell’Unione Monetaria Europea e per il conseguente aumento della concorrenza, le imprese di non grandi dimensioni devono pianificare il finanziamento dello sviluppo senza appesantire la propria struttura finanziaria. Il reperimento di capitali freschi diviene, dunque, un problema di estrema rilevanza, soprattutto se si considerano le difficoltà che le imprese di minori dimensioni incontrano nel raccogliere fondi con elevato grado di stabilità. Nei Paesi dove i sistemi finanziari sono più evoluti, il mercato mobiliare costituisce uno dei più importanti canali di finanziamento delle imprese e il collocamento presso il pubblico dei titoli azionari, favorito dall’ammissione alla quotazione degli stessi, rappresenta la modalità più interessante.
In tale contesto di rinnovata attenzione verso i mercati borsistici, il nostro lavoro si prefigge l’obiettivo di disegnare un percorso di approccio e valutazione del «progetto quotazione» ben strutturato e il più possibile completo.
Cercheremo di dimostrare come la quotazione rappresenti la scelta ottimale per finanziare i progetti di crescita e di sviluppo della media impresa familiare italiana che rappresenta una componente essenziale del sistema economico-produttivo del nostro Paese e che per troppo tempo ha guardato con diffidenza al mercato borsistico. Tenteremo di determinare se la quotazione alle Borse Valori Italiana ed estere sia una strada realmente praticabile per tale categoria di imprese e con quali procedure, requisiti, tempi, costi e soprattutto vantaggi possa realizzarsi.
Il nostro lavoro si muove seguendo principalmente queste direttrici, indicando la strada per valorizzare l’impresa attraverso la quotazione.
Ci preme, infine, sottolineare come l’analisi sia stata svolta prestando una particolare attenzione a quegli elementi che presentano una particolare valenza agli occhi del gruppo di controllo di una media impresa familiare e come tutti i valori monetari siano stati espressi in euro, a dimostrazione del nostro entusiasmo e del nostro convincimento per l’adozione della nuova moneta unica europea.

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VIII INTRODUZIONE Dopo alcuni anni di scarsa attenzione verso i mercati mobiliari, oggi molti imprenditori guardano con rinnovato interesse al «progetto quotazione» e alle implicazioni che esso può rappresentare per la propria azienda. Nel triennio 1995-1997 sono state 31 le nuove medie imprese quotate alla Borsa Italiana contro nessuna nel periodo 1990-1994. Le motivazioni alla base di questo rinnovato interesse sono molteplici e vanno dalla necessità, in un mercato che richiede sempre maggiori investimenti per l’innovazione, di avere accesso a fonti di finanziamento che consentano di poter sostenere la crescita degli assets immateriali e a redditività differita; all’esigenza di trasformare l’impresa da familiare in manageriale; all’opportunità di facilitare la formazione di alleanze strategiche anche a livello internazionale; al desiderio di migliorare l’immagine della propria azienda di fronte agli stakeholders; ai risultati positivi conseguiti, in termini di supporto alla crescita del business, di aumento della notorietà e di miglioramento gestionale (maggiore efficienza e trasparenza), dalla maggior parte delle aziende che hanno deciso di portare i propri titoli sociali alla quotazione ufficiale di Borsa. In effetti, le piccole e medie imprese, che costituiscono la base su cui poggia il sistema industriale italiano, si trovano oggi ad affrontare nuove sfide competitive. Negli anni ‘90 esse hanno perso parte dei punti di forza che le caratterizzavano, con la conseguente riduzione del differenziale di redditività con le imprese di maggiori

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Informazioni tesi

  Autore: Cristiano Matonti
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1997-98
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia Aziendale
  Relatore: Ugo Fava
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 527

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