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Una nuova dimensione dello scambio economico: la banca del tempo

La banca del tempo si dimostra un valido mezzo per un nuovo modo si scambiare per recuperare tempo libero, reti sociali dimenticate e sviluppare l'autoaiuto. Uno scambio più equo e solidale al servizio dei cittadini e degli enti locali.

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PRESENTAZIONE Una delle caratteristiche comuni delle società postindustriali è la sensazione, forte e diffusa, della carenza di tempo. Ogni società si è sempre differenziata per il proprio modo di vivere il tempo; la temporalità è riassunta nel calendario costituito da date importanti per motivi religiosi, economici e sociali come l’inizio delle stagioni e date storiche. Con il calendario, fin dall’antichità, si è sempre avuta una concezione ciclica del tempo: tutto si ripete di anno in anno. Questa situazione si è mantenuta tale sino all’evento della Regola benedettina che ha portato ad una concezione di tipo lineare con l’introduzione dell’orario da rispettare con la campana. Queste sono state le prime “rivoluzioni temporali” che hanno formato la base del moderno concetto di tempo, ma l’evento che più di tutti ha condizionato l’attuale modo di concepire e vivere il tempo è rappresentato dalle rivoluzioni industriali. Nella seconda metà dell’800 si diffonde e si afferma il sistema fabbrica e il modello economico industriale che introducono nuovi termini e nuove abitudini come puntualità, efficienza e sincronizzazione dei movimenti di ciascuna vita con quelle degli altri. Questi nuovi termini sono frutto dell’avvento del fordismo e del taylorismo all’interno del sistema produttivo; il lavoro diviene sequenziale, meccanico, ripetitivo e opprimente. Lentamente, ma inesorabilemente, il tempo di lavoro diventa il tempo sociale centrale, il perno attorno al quale si strutturano tutti gli altri movimenti sociali. Lo schema generale è ben delineato: lavoro diurno e riposo notturno, almeno otto ore al giorno, dal lunedì al venerdì, da gennaio a dicembre. Il resto, che è ben poco, è lasciato alle cure personali e al tempo libero. Ben presto è divenuta comune la sensazione di oppressione dal tempo di lavoro, l’uomo malato di tempo vorrebbe avere più tempo per sé e per i propri interessi. E proprio perché si deve parlare di tempo liberato e non di tempo libero che si è sentita la necessità di attuare delle politiche del tempo. I due soggetti – attori sono le città e lo Stato che hanno iniziato con la legge 142/90 che conferisce al Sindaco il nuovo potere di coordinare gli orari dei servizi pubblici, delle amministrazioni pubbliche locali e degli esercizi commerciali per una miglior gestione dei tempi individuali / sociali con una maggior elasticità. Lo strumento è il Piano Regolatore degli Orari che si aggiunge agli altri piani (regolatore generale e della mobilità); il PRO è stato istituito con la legge 53/00 che all’articolo 27 prevede un’ulteriore possibilità per una miglior gestione dei tempi cittadini, ossia di promuovere e sostenere la nascita delle cosiddette banche del tempo. Queste associazioni sono nate ufficialmente sei anni fa a Sant’Arcangelo di Romagna e sono strutturate sul modello degli enti creditizi; in esse gli scambi tra soci non si possono regolare con il denaro, ma bensì con il tempo, in ore e mezze ore.

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Informazioni tesi

  Autore: Christian Franceschi
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2000-01
  Università: Università degli Studi di Verona
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Commercio
  Relatore: Maria Grazia Totola
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 151

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Parole chiave

banca del tempo
legge n. 53-2000
legge n. 142-1990
piano regolatore degli orari
tempomat
sistemi di scambio non monetari
economia politica
sistemi non monetari
auto-aiuto
tempo
solidarietà

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