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Cosa nostra, da associazione costituzionalmente vietata a ordinamento parallelo

Con la tesi di laurea che chiedo di pubblicare, ho inteso trattare prevalentemente le implicazioni costituzionalistiche di Cosa Nostra, associazione mafiosa tipica della Sicilia, tenendo ben presenti quelle basilari di tipo penalistico. In particolar modo ho trattato l'aspetto di un'associazione, che nonostante sia vietata prima di tutto dalla Costituzione Italiana ex articolo 18, si erga paradossalmente a Ordinamento Giuridico parallelo, cercando di sostituirsi alle istituzioni democraticamente preordinate, arrogandosene funzioni e millantando la difesa dei tipici diritti assistenziali ad esse costituzionalmente attribuite. Nella parte finale della dissertazione, intendo professare un messaggio di speranza, rivolto al popolo vittima, affinché quest'ultimo con il proprio riscatto (elemento più temuto che non la rigida legislazione carceraria), possa utilizzare gli strumenti costituzionali (denuncia agli organi di Polizia Giudiziaria, difesa dei propri diritti soggettivi o interessi legittimi nei confronti di una Pubblica Amministrazione infiltrata dalla mafia), volti a negare il principale alimento di cui tutte le mafie si nutrono, vale a dire il consenso, volontario o estorto che sia, e fare in modo che con l'intercessione dello Stato con le sue istituzioni preposte, inefficienti ma allo stesso tempo democratiche (non ci si può far giustizia da soli), possa determinarsi la fine delle mafia.

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RIFLESSIONI INTRODUTTIVE VI RIFLESSIONI INTRODUTTIVE Se è vero che esiste un potere, questo potere è solo quello dello Stato, delle sue Istituzioni e delle sue Leggi; non possiamo oltre delegare questo potere né ai prevaricatori, né ai prepotenti, né ai disonesti. Carlo Alberto Dalla Chiesa Chi scrive, inizia il presente discorso introduttivo con parole non proprie per sottolineare come non esatta sia l'idea diffusa nell'immaginario collettivo, in cui si crede che ogni organizzazione mafiosa sia soltanto penalmente perseguibile e criminologicamente spiegabile. Sicuramente questi sono gli aspetti più immediatamente evidenti, ed è ragionevole ritenerli tali in particolar modo per un motivo, vale a dire l'essere oggetto di continua rappresentazione mediatica e letteraria seppur in modo minoritario. Infatti, riguardo ai rispettivi bacini d'utenza, chi opera in tali campi è ben consapevole delle maggiori attrattive che per fare degli esempi possono suscitare un grave fatto di sangue appreso da un telegiornale o la scena di un film a tema ambientata in un carcere. Esiste però un secondo aspetto, tanto prolisso alla platea quanto percepito in ambito vittimologico. Si allude a un catalogo di principi oggetto di programmazione da parte della Costituzione Repubblicana del 1948 e di attuazione da parte degli ordinamenti Penale, Amministrativo e Civile. Il rapporto di genere a specie tra il Diritto Costituzionale e le altre branchie del Diritto a questo punto emerge in tutta la sua evidenza, proprio perché la violazione dei principi in parola, se perpetrata da parte di un singolo costituirebbe una lesione confinata a una sfera a seconda dei casi penalistica, amministrativistica o civilistica, ma che invece infranti nell’ambito di un disegno associativo e cospirativo, assumerebbe un rilievo necessariamente costituzionalistico, perché su di essi si fonda la struttura di un moderno Stato Democratico debitore della loro tutela, al quale in tutto e per tutto ogni associazione mafiosa che si rispetti intende sostituirsi o quantomeno muoversi in simbiosi, arrogandosi un potere arbitrario e paragovernativo in conflitto con quello

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Informazioni tesi

  Autore: Salvatore Tavilla
  Tipo: Laurea magistrale a ciclo unico
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Brescia
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Adriana Apostoli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 146

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