Hate Speech e Diritto Penale
La società in cui viviamo è il risultato di un’incredibile vicenda evolutiva di diritti. La piena tutela dei diritti umani ammette, anzi richiede, che siano ulteriormente compiuti passi avanti. Di certo però siamo giunti ad un riconoscimento tale di tutele che non si limita più alla protezione dei beni essenziali della sfera patrimoniale e fisica del soggetto ma che va ben oltre, fino a riconoscere quelli che sono individuati come diritti di terza generazione.
La previsione di norme incriminatrici dello hate speech mira a tutelare la dannosità causata dal linguaggio. Lo hate speech, infatti, è linguaggio, ma è un modo scorretto e offensivo di comunicare. In questa accezione, il linguaggio costituisce mezzo di consolidamento degli stereotipi, narrando le divisioni categorizzanti di cui ci serviamo per meglio orientarci nel mondo ed influenzando la percezione sociale di un gruppo. Dunque gli hate speeches sono inseriti all’interno dei reati d’odio, consistendo in una vera e propria sfumatura di questi ed essendo in sè capaci di ledere la dignità dei soggetti verso i quali sono rivolti.
Analisi del rapporto travagliato tra la libertà di espressione e la repressione dei discorsi odiosi.
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Informazioni tesi
| Autore: | Maria Sciortino |
| Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
| Anno: | 2019-20 |
| Università: | Università degli Studi di Palermo |
| Facoltà: | Giurisprudenza |
| Corso: | Giurisprudenza |
| Relatore: | Alessandro Spena |
| Lingua: | Italiano |
| Num. pagine: | 123 |
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