I finanziamenti alle confessioni religiose in Italia ed in Europa
Lo scopo del presente elaborato è quello di fornire un quadro generale del funzionamento dei sistemi di finanziamento alle confessioni religiose presenti in tutto il territorio europeo.
L'interesse verso l'argomento è di più stretta attualità considerando che, con l'allargamento dell'Unione Europea e grazie alla volontà delle sue istituzioni, si assiste ad una convivenza sempre più stretta tra diverse culture, costumi e quindi religioni, le cui caratteristiche possono essere a volte molto dissimili tra loro.
In particolare, l'appartenenza ad uno specifico credo religioso rappresenta uno dei modi in cui si esprime l'unicità dell'essere umano ed è per questo motivo che in quasi tutte le Costituzioni dei Paesi membri dell'Unione, preoccupate di assicurare il libero godimento di diritti civili, è presente un riferimento alla protezione e alla promozione della libertà di esprimere l'adesione alla propria fede.
Il tema del finanziamento alle religioni, infatti, si lega strettamente ai rapporti che gli Stati nel tempo hanno intrattenuto con le religioni presenti sul proprio territorio: per questo motivo nel primo capitolo, si evidenzieranno proprio le caratteristiche di tali rapporti, perché se è vero che esiste un substrato comune di principi, è vero anche che ciascun Paese Europeo ha alle sue spalle una storia ed un'evoluzione specifica che inevitabilmente, implica differenze nell'interpretazione e nell'applicazione di tali concetti.
A questo proposito quindi, si tracceranno brevemente le caratteristiche dei diversi modelli di relazione tra Stato e Chiese, partendo dall'unionismo, nelle sue ulteriori distinzioni del cesaropapismo, della teocrazia e del giurisdizionalismo; ci si occuperà poi del modello separatista e del modello concordatario.
I rapporti Stato-Chiese però, possono essere studiati anche in base al grado di sottomissione dell'uno rispetto all'altro, per cui si analizzeranno brevemente anche i sistemi di subordinazione, di separazione e di coordinazione.
Sarà evidente che ciascun Paese può essere ricondotto ad uno di tali sistemi, anche se di base tutti aderiscono al principio del pieno riconoscimento dell'autodeterminazione in materia religiosa, che stabilisce a sua volta l'illiceità di una qualsiasi diminuzione della libertà in questa materia, anche in considerazione del rispetto di quei diritti fondamentali qualificanti l'assetto democratico di una Nazione, di cui le modalità di manifestazione della religiosità sono espressione.
Se quindi, il compito di uno Stato sociale è quello di promuovere le libertà individuali e di essere promotore degli ambiti in cui tali libertà si possono esplicare, garantire e sostenere ,il diritto alla libertà religiosa significa anche predisporre quanto è necessario per il sostentamento finanziario degli enti di culto.
Prima però di affrontare specificamente in che modo gli Stati finanziano le Chiese, ci si soffermerà sulle motivazioni storiche che hanno determinato tale necessità: si parlerà della legislazione eversiva del patrimonio ecclesiastico emanata intorno all'Ottocento e delle sue conseguenze e si esamineranno i metodi di sostentamento del clero, come l'assegno di congrua.
La trattazione non potrebbe essere considerata esaustiva se non si considerasse, in particolare nel nostro ordinamento, i principi costituzionali chiamati a sostenere le motivazioni del finanziamento statale alle religioni.
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Informazioni tesi
Autore: | Adele Iacoviello |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi di Salerno |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Maria Cristina Folliero |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 104 |
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FAQ
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