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Il capitalismo italiano negli anni Novanta

La tesi è incentrata sull’individuazione dei nuovi protagonisti dell’economia italiana negli anni Novanta e sui problemi di competitività del nostro Paese.
L’analisi focalizza l’attenzione sui nuovi protagonisti perché negli anni Novanta, periodo di bassa crescita dell’economia italiana, queste società hanno, invece, raggiunto risultati brillanti.
Per determinare quali fossero i nuovi protagonisti è stata utilizzata la seguente metodologia, basata su tre criteri:
- il primo è che l’attività risulti da iniziative imprenditoriali avviate nel secondo dopoguerra;
- il secondo, che non ci siano stati passaggi di proprietà nel periodo considerato, ad esclusione di passaggi generazionali o management buy-out, i quali abbiano comunque garantito la continuità della gestione strategica;
- il terzo, infine, che l’azienda abbia assunto dimensioni di rilievo nell’ambito dell’industria manifatturiera nazionale.
Una volta individuati i nuovi protagonisti (ne sono risultati 66) si è passati alla loro analisi:
- a quale settore appartengono e la loro rilevanza nello stesso;
- la tipologia di società facenti parte del gruppo;
- la loro eventuale quotazione in borsa;
- il numero di addetti del gruppo;
- il fatturato del gruppo.
A questo punto il quadro delineato è molto positivo per la nostra economia, ma, osservando il sistema economico italiano nel suo complesso, si rileva che negli ultimi anni è cresciuto poco e meno rispetto agli altri Paesi avanzati come ad esempio Germania, Francia e, soprattutto, Inghilterra.
Perché questo?
La risposta è in alcuni problemi di competitività, che frenano lo sviluppo dell’economia, quali:
- la diminuzione delle esportazioni;
- il basso tasso di R&S;
- il livello non adeguato di capitale umano;
- l’esigua percentuale della forza lavoro impiegata;
- la paura di perdere il controllo famigliare delle imprese;
- l’inefficiente gestione finanziaria delle imprese e del loro rapporto con il sistema bancario;
- la fragilità del modello di specializzazione internazionale dell’industria italiana.
Ma allora l’Italia è un Paese in declino?
Certamente no, perché la capacità di reazione del Paese e la vitalità che esso malgrado tutto esprime è forte, inoltre ci sono numerosi elementi strutturali positivi nel sistema economico italiano, come:
- il livello del reddito per abitante è uno tra i più alti in Europa;
- il livello della produttività oraria è tra i più elevati del mondo, perfino lievemente superiore a quello degli Stati Uniti e della Germania;
- il tasso di rendimento dei capitali investiti nelle imprese è allineato a quello medio europeo, se non addirittura più elevato;
- il livello delle remunerazioni del lavoro è tra i più bassi d’Europa, questo è ovviamente un elemento positivo solo per quanto riguarda la competitività, sotto altri profili si tratta di un carattere preoccupante del nostro sistema economico;
- talune aree del Mezzogiorno sono cresciute nell’ultimo quinquennio a tassi superiori a quelli delle province centro–settentrionali;
Per concludere, il sistema italiano è vivace e nuovi protagonisti si stanno imponendo, tuttavia se i problemi di competitività, prima evidenziati, dovessero essere sottovalutati si aprirebbe la strada per un lento, ma inesorabile declino.
Il lavoro è strutturato in tre capitoli.
Il primo capitolo ha il ruolo di introdurre e far conoscere, attraverso l’analisi degli shock avvenuti negli ultimi 25 anni, il sistema economico italiano nella sua evoluzione storica, dall’entrata nel Sistema monetario europeo, passando per le privatizzazioni (nell’appendice A viene trattata la privatizzazione e la riforma del sistema bancario italiano dal 1992 al 1998), fino all’ingresso dell’Italia in Europa con l’adozione dell’euro.
Il secondo capitolo parte dall’identificazione del fattore organizzativo imprenditoriale alla base della crescita dei nuovi protagonisti, per poi passare alla riorganizzazione aziendale dei primi anni Ottanta, con particolare riferimento ai nuovi metodi di organizzazione aziendale che vengono utilizzati: dalla deverticalizzazione, all’introduzione della meccanizzazione flessibile.
Infine si chiude con l’analisi esauriente del tema centrale della tesi, ossia chi sono i nuovi protagonisti, perché emergono e quali sono le loro caratteristiche.
L’ultimo capitolo si occupa del nodo della competitività con particolare riguardo al possibile declino economico del sistema Italia, sottolineando i problemi maggiori che, se non affrontati in maniera adeguata, potrebbero portare alla recessione il nostro Paese.
Chiudo con la speranza che questa tesi possa contribuire a porre all’attenzione di coloro che prendono le decisioni politiche, il problema della crescita del nostro sistema economico.

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1 PREMESSA La decisione di scrivere la tesi sul capitalismo italiano negli anni Novanta è scaturita sia dallo studio della politica economica, sia dalla mia attività professionale di promotore finanziario. Dalla lettura della politica economica, perché mi ha sempre affascinato conoscere i meccanismi che regolano le scelte politiche, perché vengono prese e secondo quali criteri. Concetti come ordinamento sociale 2 , criterio paretiano 3 , ecc. mi hanno posto molti interrogativi e fatto riflettere a lungo. Dall’attività di promotore finanziario, perché nella continua opera di aggiornamento e studio più volte mi sono imbattuto in eventi o in nomi di società, a me all’inizio sconosciuti, ma che analizzandoli avevano contribuito alla storia del capitalismo italiano. 2 Graduatoria delle situazioni, o stati del mondo, nelle quali può trovarsi la collettività. Esso individua le situazioni che, dal punto di vista sociale, sono indifferenti tra loro, quelle preferite ad altre e, infine, quelle peggiori di altre. Non sempre l’ordinamento è completo, nel senso che la graduatoria si estende a tutti i possibili stati del mondo: alcuni potrebbero non essere comparabili secondo la regola che presiede alla graduatoria. 3 La prima proposizione, criterio paretiano debole, dice: - un insieme di persone migliora la propria soddisfazione passando dalla situazione a a b se tutti gli individui, sono più soddisfatti in b che in a; la seconda, criterio paretiano forte, dice: - quell’insieme di persone migliora la propria soddisfazione passando da a a b se alcuni, al limite un solo individuo, stanno meglio in b che in a e nessuno sta peggio in b che in a.

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Informazioni tesi

  Autore: Emanuele Di Giorgi
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2002-03
  Università: Libera Univ. degli Studi Maria SS.Assunta-(LUMSA) di Roma
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Scienze Politiche
  Relatore: Gian Cesare Romagnoli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 209

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