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Le cause ''sopravvenute'' di non punibilità

Si tratta di un'analisi dettagliata sulle c.d. cause "sopravvenute" di non punibilità contenute nella parte speciale del nostro codice penale (es. ritrattazione della falsa testimonianza, cause di non punibilità per il delitto di banda armata...): fattispecie "difficilmente gestibili", che da decenni suscitano in dottrina numerosi interrogativi, relativi sia alla loro qualificazione dogmatica che alla disciplina loro applicabile.

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4 INTRODUZIONE. 1. Le cause speciali di non punibilità Il tema delle cause speciali di non punibilità ormai da decenni attira l’attenzione della dottrina penalistica. Si tratta in effetti di una materia nella quale vengono alla luce problemi di ricostruzione dogmatica di grande rilevanza, quasi una “cartina di tornasole” che rivela le differenze di impostazione di teoria del reato esistenti fra i vari autori; ma allo stesso tempo, si tratta di una materia che difficilmente si lascia imbrigliare in soddisfacenti teoremi giuridici 1 , ed anzi appare a taluno come un guazzabuglio nel quale non è possibile rinvenire alcun principio generale 2 , ma solo ipotesi totalmente differenti tra loro, in quanto ciascuna legata al perseguimento di un diverso interesse di politica criminale. Ma la materia in questione presenta altresì numerosi profili di interesse sul piano concreto, cioè applicativo, come uno sguardo alla giurisprudenza ci conferma in maniera inequivocabile 3 . Ciò premesso, vediamo di delineare i termini essenziali della questione, in generale, e poi di delimitare il più ristretto ambito entro il quale procederà il nostro lavoro. La parte speciale del nostro codice penale contiene numerose disposizioni, ciascuna riferita ad una o più fattispecie incriminatrici specificamente individuate, con le quali si afferma la non punibilità dell’autore del fatto (talvolta definito “colpevole”), non punibilità la quale consegue ad un elemento di volta in volta diverso: rapporti personali tra autore del fatto e soggetto passivo (es. art. 649), condotte tenute dal colpevole dopo la commissione del fatto (es. art. 376), manifestazioni di volontà del soggetto passivo (art. 596 n. 3), circostanze legate alla condizione psicologica del soggetto al momento del fatto (art. 599 c. 2°) e l’elenco potrebbe continuare. Come questa semplice lettura di tali disposizioni suggerisce, e come già prima accennavamo, il dato che balza subito agli occhi è l’assoluta eterogeneità delle ipotesi in questione. Da qui l’affermazione, che è una delle poche pacifiche per tutti gli autori, dell’assoluta atecnicità dell’espressione non punibilità e delle altre simili utilizzate dal legislatore; atecnicità che significa, in particolare, che il legislatore non ha voluto assumere alcuna posizione in relazione 1 Ad es. ANGIONI, in Condizioni di punibilità e principio di colpevolezza, in RIDPP, 1989, p. 1528, definisce la fattispecie dell’art. 649 c.p. , la più “classica” delle cause speciali di non punibilità, come “la croce di ogni sistematica del reato”. 2 DI MARTINO, nella nota 11, p. 4 del suo La sequenza infranta. Profili della dissociazione tra reato e pena, Milano, 1998, racconta che quando espose l’idea-base del suo lavoro, cioè una ricostruzione sistematica del fenomeno della non punibilità, al celebre Prof. Hassemer, si sentì ammonire con un “Lei non troverà alcun principio generale!” 3 Ci riferiamo in particolar modo all’annosa questione sull’estensione al concorrente dell’efficacia della ritrattazione, della quale ci occuperemo analiticamente nel Cap. III. Ma gli esempi potrebbero essere numerosi: si pensi al tema dell’applicabilità al favoreggiamento dell’art. 376 (su cui cfr. Cap. I, par. 10), o alla discussione circa l’inserimento del convivente more uxorio nel novero dei “familiari” rispetto ai quali operano cause esimenti come il 649 e il 384.

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Informazioni tesi

  Autore: Marco De Crescenzo
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2004-05
  Università: Università degli Studi di Cagliari
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Giovanni Cocco
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 158

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Parole chiave

art. 376 c.p.
cause
desistenza volontaria
non punibilità
punibilità
ritrattazione
sopravvenute

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