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Le mansioni del lavoratore: la tutela della professionalità tra vecchie e nuove declinazioni

La disciplina del mutamento delle mansioni rappresenta uno degli aspetti fondamentali del rapporto di lavoro. L’obiettivo di questo studio è quello di analizzare specificamente la mobilità endoaziendale del lavoratore, in particolare in orizzontale e in verticale verso il basso. A tal fine si è indagato il concetto di mansione per distinguerlo dalle differenti definizioni di qualifiche e categorie e per inquadrare l’oggetto del contratto di lavoro.
Successivamente il lavoro si sofferma sulla disciplina del mutamento delle mansioni, focalizzando le differenze tra la versione originaria dell’art. 2103 c.c., quella statutaria, in vigore dal 1970 al 2015, fino alla più recente revisione dell’art. 2103 cc. a seguito della c.d. riforma del Jobs Act che del 2015 ha riscritto funditus la disciplina attuale. L’esame delle differenti discipline che si sono succedute in tema di flessibilità funzionale interna, attraverso le mansioni, ha riflessi inevitabili sul mondo del lavoro e mette in luce l’ampliamento dell’area debitoria in capo ai lavoratori nell’ambito dell’obbligazione lavorativa perseguito dall’ultimo legislatore. Da ultimo, l’accento è posto sul complesso e sfuggente obbligo di repêchage – che funge da limite elaborato dalla giurisprudenza al licenziamento per giustificato motivo oggettivo – nonché, più ampiamente, sulle tutele di cui gode il lavoratore nell’ipotesi di violazione della disciplina del mutamento di mansioni.

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5 INTRODUZIONE Il lavoro che segue ha l’obiettivo di trattare ed approfondire la disciplina delle mansioni, con particolare riferimento alla mobilità endoaziendale del lavoratore. Pertanto, gli aspetti analizzati coincidono con la mobilità orizzontale e la mobilità verticale verso il basso, ponendo l’accento sull’evoluzione storica di una disciplina centrale nel mondo del lavoro, ossia quella delle mansioni del prestatore. Innanzitutto, occorre specificare l’oggetto del contratto di lavoro, che consiste nella prestazione cui è tenuto il lavoratore ed individuato nelle mansioni che lo stesso deve svolgere per ottenere la controprestazione datoriale, coincidente con la retribuzione dovuta. Per fare ciò, è necessario definire specificamente le nozioni di mansione, qualifica e categoria, affinché possa essere determinato quanto dovuto dal lavoratore in ragione del contratto di lavoro di cui è parte. Grazie alla definizione dell’oggetto del contratto diviene, pertanto, possibile individuare quali siano i compiti il cui svolgimento è richiesto dal datore di lavoro in ossequio allo specifico rapporto di lavoro. Il fine ultimo del primo capitolo della trattazione che segue coincide con la comprensione di quanto sia dovuto dal lavoratore, fungendo, tale oggetto del contratto di lavoro, come base per poter analizzare la disciplina del mutamento delle mansioni. Una volta determinato l’oggetto della prestazione lavorativa, la quale assume rilievo come necessario punto di partenza, diviene possibile individuare ed analizzare specificamente le vicende modificative, cosicché il riferimento diviene l’art. 2103 c.c., a partire dalla versione del 1942 fino ad arrivare alla disposizione attualmente in vigore, a seguito della riforma del 2015. Perciò, per effettuare tale analisi occorre, in prima battuta, comprendere la disciplina del mutamento delle mansioni vigente nella versione originaria del codice civile, ossia a partire dal 1942.

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Informazioni tesi

  Autore: Riccardo Uderzo
  Tipo: Laurea magistrale a ciclo unico
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi della Tuscia
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Daniela Comande'
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 147

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Parole chiave

lavoro
mansioni
2103 c.c.
repechage
categorie di lavoratori

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