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Lo strumento del D.P.C.M. ai tempi dell’emergenza sanitaria Covid-19

Nel corso della pandemia COVID-19 il Governo italiano ha fatto ampio ricorso al decreto del Presidente del Consiglio (D.P.C.M.) per la gestione delle situazioni di emergenza a essa connesse.
La tesi si propone, dopo una breve disanima dei poteri del Presidente del Consiglio dei Ministri quale organo di vertice dell’Esecutivo e, più in generale, del diverso atteggiarsi nel tempo dei rapporti tra Esecutivo e Parlamento e Regioni, e, specificamente, dei poteri normativi extra ordinem nelle situazioni di emergenza, di verificare la legittimità del ricorso al D.P.C.M. in relazione all’incidenza su diritti fondamentali della persona, costituzionalmente protetti.

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103 2. I profili di incostituzionalità degli stessi in relazione alla limitazione dei diritti della persona 2.1. Il diritto alla libertà di circolazione Le disposizioni restrittive che maggiormente sono state oggetto di discussione hanno, ovviamente, riguardato le limitazioni agli spostamenti, anche all’interno del territorio comunale, tranne che per giustificati motivi di salute, lavoro e prima necessità. L’art.16 Cost., tuttavia, dispone che “ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza”: già dal testo della norma, appare evidente che il diritto alla libera circolazione non è diritto assoluto, ma recede di fronte alle esigenze di tutela della salute e della sicurezza pubbliche, sia pure se stabilite per legge. La Corte Costituzionale ha chiarito che la riserva di legge prevista dall’art. 16, è riserva relativa sebbene rinforzata: viene cioè rimessa alla legge statale ordinaria o ad altro atto avente forza di legge (decreto legge o decreto legislativo) e, nei limiti dell’ambito di sua competenza, anche alla legge regionale 203 , la determinazione dei principi della materia, mentre spetta alla fonte secondaria la normativa attuativa e integrativa di essi. Con riguardo poi alla previsione di limitazioni stabilite “in via generale” dalla legge, in base all’art. 16 Cost., la Corte Costituzionale, con le citate sentenze n. 2 del 23.06.1956 e n. 68 del 30.06.1964, ha precisato che l’inciso “in via generale” deve intendersi nel senso che la legge 203 Nella sentenza n. 51 del 06.02.1991, la Corte ha in particolare evidenziato come “nella misura in cui l’art. 16 della Costituzione autorizza anche interventi regionali limitativi della libertà di circolazione delle persone e nella misura in cui altre norme costituzionali, principalmente gli art. 41 e 42 della Costituzione, ammettono che le limitazioni ivi previste alla libera circolazione dei beni possano essere poste anche con atti regionali, non può negarsi che la regione, per la parte in cui legittimamente concorre all’attuazione dei valori costituzionali contrapposti a quelle libertà, possa stabilire limiti alla libera circolazione delle persone e delle cose”

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Informazioni tesi

  Autore: Nicole Bitonti
  Tipo: Laurea magistrale a ciclo unico
  Anno: 2019-20
  Università: Università Telematica Pegaso
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Donato Mirra
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 162

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Parole chiave

parlamento
diritti costituzionali
governo
presidente del consiglio
diritto alla salute
pandemia
lockdown
d.p.c.m.
libertà circolazione
limitazioni diritti costituzionali

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