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La valutazione dell’impatto del Capitale Intellettuale sui Processi di Gestione della Conoscenza

Oggi che la conoscenza è diventata la principale materia prima e il frutto principale dell’attività economica, l’intelligenza delle organizzazioni (cioè persone intelligenti che lavorano in modi intelligenti) è passata dal ruolo di comparsa a quello di protagonista. Per le persone che distribuiscono denaro alle aziende, ossia gli investitori, e le persone che lo distribuiscono all’interno delle aziende, cioè i manager, il capitale intellettuale è diventato talmente essenziale che è lecito affermare che un’organizzazione che non gestisce sapere non sa badare ai propri affari.
C’è un solo problema: cercare di individuare e gestire un patrimonio fatto di conoscenze è un po’ come “tentare di pescare a mani nude”. Si può fare, ma l’oggetto dello sforzo è molto sfuggente. Prima che un’azienda possa utilizzare al meglio le sue idee, i suoi dirigenti devono capire come e perché il capitale intellettuale è rimasto fino a quel momento non gestito e rendersi conto del costo pauroso di questa negligenza: denaro sprecato e opportunità sperperate.
Il nostro lavoro inizia con l’analisi dei tre elementi costitutivi del capitale intellettuale, ossia il capitale umano, il capitale organizzativo e il capitale relazionale, discutendo successivamente le attuali metodologie di valutazione dello stesso.
Si è proseguito con un’accurata discussione sul problema della gestione della conoscenza e dei diversi processi ad essa relativi.
Abbiamo provveduto inoltre a studiare un probabile percorso di sviluppo e di valutazione del capitale intellettuale, attraverso l'individuazione di un set di sessanta indicatori, notando che non esiste ancora un unico metodo o indice di valutazione affermato ma ci si deve affidare ad un’analisi strutturata in base allo scopo della misurazione.
In conclusione è stato riportato un esempio dei possibili principi di gestione e interazione dei tre capitali e, al contempo, dei vari processi di gestione della conoscenza.

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Introduzione ________________________________________________________________________________________ 1 INTRODUZIONE Nell'attuale contesto economico, caratterizzato da mercati maturi e fortemente competitivi, la capacità di generare idee innovative e di trasformare idee e concetti in modo rapido ed efficace assume e sta assumendo sempre più una rilevanza strategica e decisiva per la sopravvivenza delle imprese. Nella costante ricerca, non di teorie, ma di qualche buona ricetta per il successo nel business, appare, infatti, sempre più convincente l’idea che alla base di tutti i discorsi legati all’innovazione e alla tecnologia vi sia come comune denominatore la conoscenza. D’altro canto sono passati più di quattro secoli da quando Francis Bacon (insigne filosofo del XVI secolo, padre del metodo sperimentale e della logica induttiva) scrisse: “Scientia potestas est” cioè “La conoscenza è potere”. Era il 1597 ma questo aforisma è quanto mai valido oggi seppur con una particolarità: la conoscenza è sicuro vantaggio competitivo e quindi “potere” per l’azienda, solo se viene correttamente gestita. La conoscenza è informazione efficace, utile alla decisione; la sua qualità e tempestività catalizza l’azione, ne accelera le fasi e ne influenza gli esiti. In tal senso è un fattore strategico di successo e un asset per competere. Proviamo a quantificare il tempo prezioso dedicato da colleghi e collaboratori nella ricerca d’informazioni urgenti o di specifiche competenze, il tempo dedicato a mettere insieme dati frammentari o peggio ancora quello dedicato a re-iniziare progetti e attività, partendo da zero, su argomenti che l’azienda aveva già affrontato e risolto in passato ma della cui esperienza si era persa traccia. Risulta elevatissimo. Ne consegue che la capacità di un’impresa di estrarre e mettere a disposizione le proprie conoscenze, di riutilizzarle e rinnovarle è una delle principali chiavi di successo per il futuro. Quando il mercato azionario valuta le imprese tre, quattro o dieci volte più del valore contabile del loro patrimonio, afferma una verità semplice ma profonda: i valori fondamentali di un’azienda contribuiscono molto meno al valore del suo prodotto (o

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco De Santis
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2003-04
  Università: Università degli Studi di Roma Tor Vergata
  Facoltà: Ingegneria
  Corso: Ingegneria gestionale
  Relatore: Agostino La Bella
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 97

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Parole chiave

capitale intellettuale
capitale umano
human resources
indicatori performance azienda
intangible assets
knowledge management
processi di gestione della conoscenza

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