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L'impatto fiscale dell'immigrazione in Italia. Differenza tra le definizioni di immigrato e analisi dell'integrazione su IRPEF versata e redditi

Lo studio inizia con un riepilogo delle modalità generalmente adottate nella valutazione dell'impatto fiscale, illustrando anche tutti i possibili problemi riguardanti le variabili in questione. Successivamente, l'attenzione si sposta sulla diversa composizione tra immigrati e autoctoni, con uno sguardo attento ai recenti flussi migratori. Infine, si valuta l'impatto fiscale a seconda delle diverse idee che si hanno di immigrato, per luogo di nascita, per cittadinanza o per origini straniere. Quest'ultima distinzione permette quindi di osservare il maggiore apporto degli "integrati" rispetto coloro che non hanno ancora acquisito la cittadinanza.

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3 Introduzione Quello dell’immigrazione straniera è un fenomeno che da sempre attira l’attenzione politica e conseguentemente sociale. Le argomentazioni, contrarie e favorevoli, sono rimaste simili nel tempo perché simili sono le circostanze che caratterizzano questi spostamenti. I flussi migratori partono generalmente da nazioni con basso tenore di vita e pessime condizioni economico-sociali per giungere in paesi dove si vive relativamente meglio e con migliori prospettive di vita. Un esempio possono essere i flussi dall’Africa verso l’Italia o l’Europa in generale. Oppure, richiamando un esempio storico, il flusso migratorio italiano che ha interessato gli Stati Uniti dalla fine dell’800 e per buona parte degli inizi del ‘900. Proprio in quest’ultimo caso infatti, si possono rivivere le similitudini tra le disastrose situazioni dei nostri emigranti e quelle degli immigrati di oggi. Ad esempio, le condizioni di viaggio non erano certo delle migliori, lunghe traversate a bordo di navi dove l’igiene scarseggiava e che vedeva i nostri concittadini trattati come cittadini di serie B una volta raggiunta la tanto agognata meta. Anche dal punto di vista religioso i nostri emigrati subivano un trattamento egualitario, essendo cattolici in un paese prevalentemente protestante. Infine, non mancavano i soliti pregiudizi dovuti alla scarsa volontà di integrarsi e allo stile di vita più “rude”, problema che, forse ancora oggi, rappresenta un forte deterrente per l’inclusione sociale. Tutte queste differenze portano ad una sovrastima nella percezione della quota di immigrati in Europa e soprattutto in Italia, paese in cui si ha il più alto scarto tra stranieri effettivi, 8,3%, e percepiti, 25%. A questi ostacoli sociali si aggiungono quelli normativi, come i blocchi all’immigrazione, adottati soprattutto dai paesi europei. Tuttavia, nonostante queste complicazioni, il volume delle migrazioni è in continuo aumento e per quanto si passi attraverso periodi “restrittivi”, questi vengono sempre superati da una maggiore libertà individuale e una maggiore globalizzazione. A causa della complessità del fenomeno, l’attenzione si dovrà spostare sul mantenimento dell’ordine e della sicurezza, attraverso l’identificazione dei potenziali problemi. Un esempio è proprio il nostro paese, che negli ultimi anni ha visto aumentare i flussi migratori, sia in entrata che in uscita. Gli spostamenti tra le varie nazioni sono sempre in aumento e sembrano non comportare danni all’economia del paese di destinazione, anzi, proprio gli Stati Uniti, terra di grande immigrazione, hanno sfruttato questo elemento, insieme ad altri fattori, per divenire una delle maggiori potenze mondiali.

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Informazioni tesi

  Autore: Nazario De Lia
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Politiche pubbluche - Valutazione
  Relatore: Massimo Baldini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 104

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