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Analisi di Stranger Things in chiave postmoderna: un cult-movie anni Ottanta, il fenomeno del citazionismo e della commistione di generi

Il citazionismo sfrenato della serie Netflix Stranger Things non è potuto passare inosservato. A fronte di uno studio ed analisi del contesto cinematografico conosciuto come postmoderno, è stata evidente la somiglianza tra le pellicole appartenenti a quest'ultimo e la serie realizzata dai fratelli Duffer. Somiglianza che riguarda in primis la spontanea libertà di ripescare, utilizzare e ricontestualizzare elementi e temi della storia del cinema; per seconda, invece, la scelta di lasciare convivere più generi all'interno della stessa opera. Stranger Things, oltre ad essere un grande successo, è un'emozionante lettera d'amore agli anni Ottanta, generata e modellata da film appartenenti a quel periodo. Proprio per questa sua natura, l'elaborato non si limita a sottolineare l'atteggiamento citazionistico postmoderno, ma anche ad inserire Stranger Things all'interno di quella categoria comprendente i cult-movie di quegli anni; ovvero quei film con a tema l'avventura adolescenziale quali I Goonies, Stand By Me, It-il pagliaccio assassino ed E.T.-L'extraterrestre. In aggiunta a questa analisi della serie, l'elaborato si pone come obbiettivo secondario, ma non per questo meno importante, di chiedersi il perché , negli ultimi dieci anni, tanti ambiti tra i quali quello cinematografico omaggiano, citano e riecheggiano in modo tanto incisivo il periodo compreso tra la fine degli anni Settanta e inizio anni Novanta. Il lavoro è pensato e costituito da tre capitoli, dove i primi due sono prettamente necessari per dimostrare come la serie dei gemelli Duffer possa essere guardata come una macchina del tempo, permeata di citazioni cinematografiche e appartenente ai cult-movie degli anni Ottanta.
Il primo capitolo è suddiviso in tre parti: la prima fornisce un quadro generale in merito al postmodernismo e, in particolare, sul rapporto tra le innovazioni di questo periodo e il cinema. La seconda parte, che si stacca momentaneamente da questo studio più specifico, ha il compito di andare ad analizzare i film caratterizzati da quella formula narrativa sopracitata, che pone al centro del racconto i ragazzi e l'avventura, con il fine di far emergere e chiarificare quegli elementi che rendono questa forma da un lato piacevole e molto gradita e dall'altro efficace e coinvolgente. L'ultima parte del primo capitolo ha il compito di approfondire il citazionismo e la commistione di generi, i quali risultano essere due importanti caratteristiche appartenenti al cinema postmoderno. Con l'aiuto di opere cinematografiche di registi quali Quentin Tarantino, Tim Burton, George Lucas e non solo, si arriverà ad una forte consapevolezza dell'uso citazionista di questo particolare momento del cinema e quindi di come questi autori siano garanti di quella libertà di ripescaggio e riattualizzazione del tempo passato.
Il secondo capitolo in un certo senso riporta il lettore al tempo presente, ma ponendosi la domanda: perché siamo nostalgici del passato? E perché in particolare in questo periodo (XXI secolo) lo sguardo è rivolto proprio agli anni Ottanta? È molto difficile non riuscire a notare come negli ultimi anni diversi settori dell'industria, a partire dalla moda fino ad arrivare anche ai videogiochi, stiano assumendo un atteggiamento strettamente vintage, citando e riproponendo forme, contenuti, colori e stili che hanno caratterizzato quella decade eccentrica e stravagante. Oltre a proporre degli esempi attuali di questo comportamento retrò in molteplici ambiti, nella seconda parte del capitolo viene esaminato il ritorno agli anni Ottanta nel piccolo e grande schermo. Se da una parte questa riproposizione si esprime con sequel, remake e spin off di saghe molto amate e pellicole molte famose come Star Wars, dall'altra i film di quella decade ritornano ai nostri giorni attraverso opere cinematografiche permeate di rimandi e citazioni, esplicite o più velate. Basti l'esempio di Ready Player One di Steven Spielberg.
Una volta arrivati a questo punto, non resta che immergersi nel lavoro dei fratelli Duffer. Dopo un'introduzione generale e sommaria riguardante gli ideatori della serie-tv e la trama generale di Stranger Things, l'elaborato tenta di dimostrare come questa serie possa essere considerata un prodotto postmoderno e appartenente ai cult-movie degli anni Ottanta. Il primo obbiettivo è quello di chiarificare il perché questa storia possa essere paragonata e messa sullo stesso piano di pellicole come I Goonies o Stand By Me, per esempio. Il secondo fine è dimostrare come Matt e Ross Duffer potenzialmente potrebbero essere considerati in un certo senso autori postmoderni. Infatti si potrà constatare l'esistenza di una equilibrata commistione di generi differenti e una forte impronta citazionistica all'interno di Stranger Things, il tutto con l'aiuto di immagini per chiarificare e rafforzare la dimostrazione.

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3 Introduzione Il citazionismo sfrenato della serie Netflix Stranger Things non è potuto passare inosservato. A fronte di uno studio ed analisi del contesto cinematografico conosciuto come postmoderno, è stata evidente la somiglianza tra le pellicole appartenenti a quest’ultimo e la serie realizzata dai fratelli Duffer. Somiglianza che riguarda in primis la spontanea libertà di ripescare, utilizzare e ricontestualizzare elementi e temi della storia del cinema; per seconda, invece, la scelta di lasciare convivere più generi all’interno della stessa opera. Stranger Things, oltre ad essere un grande successo, è un’emozionante lettera d’amore agli anni Ottanta, generata e modellata da film appartenenti a quel periodo. Proprio per questa sua natura, l’elaborato non si limita a sottolineare l’atteggiamento citazionistico postmoderno, ma anche ad inserire Stranger Things all’interno di quella categoria comprendente i cult-movie di quegli anni; ovvero quei film con a tema l’avventura adolescenziale quali I Goonies, Stand By Me, It-il pagliaccio assassino ed E.T.-L’extraterrestre. In aggiunta a questa analisi della serie, l’elaborato si pone come obbiettivo secondario, ma non per questo meno importante, di chiedersi il perché , negli ultimi dieci anni, tanti ambiti tra i quali quello cinematografico omaggiano, citano e riecheggiano in modo tanto incisivo il periodo compreso tra la fine degli anni Settanta e inizio anni Novanta. Il lavoro è pensato e costituito da tre capitoli, dove i primi due sono prettamente necessari per dimostrare come la serie dei gemelli Duffer possa essere guardata come una macchina del tempo, permeata di citazioni cinematografiche e appartenente ai cult-movie degli anni Ottanta. Il primo capitolo è suddiviso in tre parti: la prima fornisce un quadro generale in merito al postmodernismo e, in particolare, sul rapporto tra le innovazioni di questo periodo e il cinema. La seconda parte, che si stacca momentaneamente da questo studio più specifico, ha il compito di andare ad analizzare i film caratterizzati da quella formula narrativa sopracitata, che pone al centro del racconto i ragazzi e l’avventura, con il fine di far emergere e chiarificare quegli elementi che rendono questa forma da un lato piacevole e molto gradita e dall’altro efficace e coinvolgente. L’ultima parte del primo capitolo ha il compito

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Ronchi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2018-19
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Andrea Chimento
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 89

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Parole chiave

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postmoderno
citazionismo
nostalgia
serie tv
anni ottanta
cult movie
netflix
stranger things
duffer

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