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Differenti approcci al Relativismo Linguistico

Dagli anni '90 la cosiddetta Ipotesi Sapir-Whorf sul relativismo linguistico è stata studiata da diversi punti di vista nell'ambito della ricerca psicolinguistica.
Partendo dai contributi seminali di Hunt e Agnoli (1991) e Slobin (1991, 1996), che hanno indirizzato la ricerca secondo metodi quantitativi di psicologia cognitiva, si darà conto anche di approcci più ambiziosi come quello di Boroditsky (2001, 2003, 2008, 2011), che attribuisce forti effetti al linguaggio sul 'pensiero'.
Inoltre, ampio spazio è dedicato all'approccio "ecologico-culturale" che inserisce, in modo diverso fra le varie ricerche, nella catena causale anche il fattore 'cultura' (Bickel 2000, Everett 2005, Jensen de Lopez 2005, 2006, Imai e Mazuka 2007).
Infine, una posizione vicina a quest'ultima, ma radicalmente diversa nei presupposti su che cosa sia il linguaggio, è quella di Björk (2008), che assume il punto di vista della Pragmatica del linguaggio: è il Relativismo Linguistico il miglior modo per indagare i complessi rapporti fra linguaggio e pensiero, mantenendo un'immagine del linguaggio fedele a quella del suo uso?

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I. INTRODUZIONE Let's begin again, begin the begin [...] ask me a question I can't itemize R.E.M., Begin the begin, LIFES RICH P AGEANT (1986) La cosiddetta “ipotesi Sapir-Whorf” sul 'relativismo' o 'determinismo' linguistico è qualcosa di piuttosto difficile da identificare in modo univoco; basti considerare che il dato di partenza è che si può dire che né Edward Sapir (1884-1939) né Benjamin Lee Whorf (1897-1941) formularono mai, tantomeno congiuntamente, alcuna 'ipotesi' a riguardo, intesa nel senso stretto e rigoroso del termine (Lee 1996). Per una storia dettagliata dell'evoluzione dell'idea di determinismo- relativismo linguistico e sulle fortune interpretative degli scritti di Whorf rimandiamo ai lavori di Koerner (2000, 2002, 2008) e di Lee (1996). In ogni caso, per gli scopi del presente lavoro, ci basterà dire che dopo varie banalizzazioni e interpretazioni errate di Whorf, negli anni '70 del Novecento due ricerche, Berlin e Kay (1969) e Rosch (1972, 1973), entrambe nel campo della percezione dei colori, affermando posizioni universaliste smorzarono gli entusiasmi dei relativisti (vedi Björk 2008, p. 17), almeno fino ai primissimi anni '90, quando si poté assistere a una sorta di «Whorf renaissance», che in un certo senso possiamo dire non essersi ancora conclusa (Björk 2008, p. 17). Il rinnovato interesse per l'argomento dei rapporti fra linguaggio e pensiero visto attraverso le lenti dell'ipotesi del relativismo fra lingue ha preso, da allora, diverse forme. Per meglio dire, il problema è stato affrontato da diversi approcci – fatto, a nostro parere, in un certo senso inevitabile, dato il numero e la varietà di discipline diverse che concerne. Questa tesi vuole appunto tentare un resoconto di almeno quattro prospettive diverse che, dagli anni Novanta a oggi, sono state prese nello studiare il problema del relativismo linguistico. Il resoconto che proveremo a fornire non si propone di essere esaustivo, infatti, esclusa una ricostruzione storica delle radici filosofiche del determinismo linguistico che peraltro non sarebbe banale intraprendere, non verranno trattati, ad esempio, gli 1

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Informazioni tesi

  Autore: Filippo Batisti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Niccoletta Caramelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 82

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