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I ''Sillabari'' di Goffredo Parise

Presentazione ed analisi della bibliografia di G. Parise alla luce della sua ultima pubblicazione e capolavoro: i "Sillabari", di cui si fornisce attenta analisi e reazioni della critica.

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3 1. INTRODUZIONE. Jauffrè passa le notti incapsulato in una botte. Alla prim’alba s’alza un fischione e lo sbaglia. Poco dopo c’è troppa luce e lui si riaddormenta. E’ l’inutile impresa di chi tenta di rinchiudere il tutto in qualche niente che si rivela solo perché si sente. Eugenio Montale, Diario del ’71 e del ’71. “Passavamo spesso le sere di quegli anni Sessanta a chiacchierare nei caffè. Come mi piaceva la sua cadenza veneta! Era una musichetta ironica nascosta dentro tutto quel che diceva, e io ne ero sedotto al punto che a volte non seguivo neppure il filo del discorso…” Raffaele La Capria, Caro Goffredo. “Le sue risorse erano […] stupefacenti e i desideri di vita, niente affatto dimenticati, attendevano di essere esauditi con una pienezza incredibile dato il suo stato. Come quello di serbare intatta l’allegria per un pranzo tra amici, fare viaggi all’estero, amare nuove donne e tornare a sciare ogni inverno. L’istinto vitale e quello poetico si erano mescolati, e quello poetico trascinava quello vitale a desiderare e a gioire sempre di qualcosa.” Nico Naldini, Tracce autobiografiche nei due Sillabari. Questi i ricordi che tre amici dello scrittore Goffredo Parise hanno serbato di lui nel cuore. Una poesia che lo ritrae nelle vicinanze dell’amata casa sul Piave, quando s’alzava prima dell’alba per immergersi da solo nella natura, con la scusa della caccia ed il desiderio di sentirsi in sintonia ed in armonia col tutto. Col segreto progetto di tradurre le proprie emozioni in parole e racconti, per renderle fruibili a chi le volesse assaporare, per concretizzare su un piano narrativo delle alchimie astratte di sensi. Con l’intenzione di riflettere su di sé e sull’uomo, in cerca dell’equilibrio, della concordanza e della serenità, che infondono benessere nell’animo di ciascuno. Lo stralcio di un lungo brano di memoria di un amico, che ripensa ai tempi felici trascorsi insieme, scherzando e ridendo per intere nottate, ascoltando i fantasiosi racconti dello scrittore veneto, ricchi di “particolari così inconcepibili che alla fine il fatto che fosse tutto vero o tutto inventato era solo una questione secondaria, irrilevante”. Momenti trascorsi a creare complicità fra le persone “per fare comunella, come si fa a scuola da ragazzi”, oppure ad inseguire strani personaggi per conoscerne la vita ed il mistero. Lassi di tempo trascorsi a discutere di letteratura, distinguendo gli autori che scrivono col cuore e quelli colla ragione, ossia tra “gli scrittori cui la cultura è da imputarsi come un’aggravante […] e quelli cui la cultura serve a fare più attento il cuore”. Oppure circostanze consumate in compagnia di persone eterogenee: artisti, comparse, registi, “con la mondana all’angolo della strada e coi mondani dei salotti romani e milanesi”, perché Parise era “curioso di tutti e di tutto, e questa sua curiosità lo spinse a conoscere il mondo, le cose che accadono, direttamente dove accadono, la gente e i paesi più lontani”. E un brano dedicato al ricordo delle passioni di Parise: lo sci, la buona cucina, i viaggi, le donne e la vita, tutte le passioni che cercherà di mantenere anche dopo l’insorgere dei problemi circolatori e poi renali. “Goffredo [era] un malato deciso a tenere a

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Informazioni tesi

  Autore: Elisa Priano
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere moderne
  Relatore: Gian Giacomo Amoretti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 136

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