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La gnosi sulle rovine di tradizione e cultura

Letteralmente, la parola gnosi significa "conoscenza"; la sua accezione contestuale è di natura esoterica. La gnosi non è conoscenza di qualcosa d'altro da se stessa; essa sostanzialmente non attinge alla cultura, come essenzialmente non contribuisce ad essa. Per "cultura" si intende sia il complesso del sapere letterario, artistico e scientifico di una società in una data epoca, sia l'insieme dei valori, dei costumi e delle pratiche su cui questa società pone le proprie fondamenta. Perché una cultura possa esistere, è necessario un processo continuo e generalizzato di trasmissione dei suoi elementi portanti, che chiamiamo "tradizione"; questo termine deriva dal verbo latino tradere (consegnare); curiosamente, questo verbo è lo stesso che i Vangeli canonici utilizzano per indicare la "consegna" alle guardie, di Gesù da parte di Giuda; vale a dire che nei Vangeli, un tradimento è puntualizzato con un termine che, correntemente, non veniva usato a significare un inganno bensì una consegna, una trasmissione, un affidamento. Evidentemente per gli gnostici, è questo quello che, non in un preciso e irripetibile momento storico, ma da sempre avviene (in quanto immagine di un evento archetipo che si svolge nella dimensione dell'eterno): Giuda consegna la Verità (Gesù) alle autorità e, facendo ciò, automaticamente la tradisce. Per la gnosi, la Verità è incompatibile con il Potere: quando il Potere se ne fa araldo, ciò che viene spacciata per Verità ne è solo la caricatura. Dire che la gnosi non attinge alla cultura, dunque, significa dire che non assorbe la sostanza tràdita dalle autorità (le quali sole hanno il potere di tramandare), ma ne utilizza la materia allo scopo di ricondurla all'autenticità...
Nel corso degli ultimi duemila anni, il pensiero occidentale ha riflettuto costantemente sull'enigma del cristianesimo, ma solo nei tempi più recenti (in particolar modo nell'ultimo secolo) si sono levate delle voci (forse già presenti in passato, ma soffocate sul nascere) che hanno trasceso le ricorrenti critiche alla Rivelazione in nome della Ragione, o alla moralità dei funzionari della Chiesa. Dopo tanto tempo, diversi autori hanno cominciato a sostenere l'ipotesi che la cosiddetta "Rivelazione", sia in realtà il risultato del travisamento di una dottrina originatasi in ambienti gnostici: esattamente il contrario di ciò che la tradizione patristica ha sostenuto nelle sue testimonianze. Gli studiosi moderni trattano tale argomento cercando di reperire questa o quella prova, portando questo o quel ragionamento a sostegno delle loro diverse posizioni, ma raramente attribuiscono una qualche importanza alla spiegazione filosofica (in quanto non scientifica) che gli gnostici stessi danno di questo problema.
Nel Vangelo di Filippo viene descritto in maniera ellittica il rapporto che esiste tra la Verità e il mondo; la sua comparsa in quest'ultimo può avvenire solo a costo di un mutamento in se stessa, il quale è di tal portata che diventa impossibile parlare ancora di Verità. Nelle dottrine gnostiche gli eventi trattati non si svolgono mai in un determinato tempo o luogo, ma nel tempo e nel luogo del mito; inoltre questi eventi hanno una connotazione archetipica, che fa sì che possano essere rintracciati ai livelli di realtà più diversi. Non fa eccezione quel fondamentale evento archetipo in cui tradizione e cultura oggettualizzano la Verità, per poi sfigurarla completamente, fino a trasformarla in un'immagine di loro stesse: è a questo evento che si rifanno gli gnostici per spiegare le origini del movimento e i suoi rapporti con la Grande Chiesa...
I testi gnostici sono le testimonianze di una guerra che di per sé non lascia tracce, ma che ha in essi l'indizio di un riflesso esteriore. Nel rovesciamento dei significati stabiliti dalla tradizione è esplicita l'accusa di corruzione per gli stessi; allo stesso tempo, è implicito l'addebito di inganno a quell'atto conoscitivo che si esplica nell'oggettualizzazione della Verità. Nell'offensiva all'accezione è celata quella al significato condiviso: è dalla distruzione di quest'ultimo che scaturisce l'identità gnostica. Più chiaramente, si può dire che il processo esteriore di totale svalutazione dei valori tradizionali è l'aspetto visibile di quell'evento più profondo, che estirpa alla radice la possibilità stessa che ci siano valori, i quali dall'esterno possano indirizzare la vita umana. Quella che gli gnostici propongono, in superficie appare un'alternativa culturale, in realtà è un'alternativa alla cultura.

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1 PROLOGO Questo è il modo di essere di coloro che hanno ricevuto (qualcosa) dall’alto, dalla sconfinata grandezza: sono protesi verso l’unico, il perfetto, che è là per loro; non discendono nell’Amenti; sono esenti da gelosia e da sospiri, da morte, si riposa- no in colui che è in riposo; non hanno tormenti, né sono impegnati nella ricerca della verità; essi stessi sono la verità; il Padre è in loro, ed essi sono nel Padre, poiché so- no perfetti e indivisibili da questo (essere) veramente buono: non soffrono alcuna privazione, ma si riposano, rinfrescati nello Spirito. Vangelo di Verit๠Quelli che ereditano dai morti sono essi stessi morti ed ereditano ciò che è morto. Quelli che ereditano da colui che è vivo sono essi stessi vivi e sono eredi di ciò che è vivo e di ciò che è morto. Quelli che sono morti non ereditano nulla: come può ereditare un morto? Se colui che è morto eredita ciò che è vivo non morirà; colui che è morto vivrà ancora più a lungo. Vangelo di Filippo² È impossibile che uno veda qualcosa delle realtà essenziali, se non è diventato come quelle. L’uomo, davanti alla verità, non si trova come di fronte al mondo: vede il sole pur non essendo il sole, vede il cielo, la terra e ogni altra cosa pur non essen- do nulla di tutto questo. Ma (se) tu hai visto qualcosa di quel luogo, tu sei diventato quello (che hai visto). Tu hai visto lo Spirito, e tu sei diventato Spirito; tu hai visto il Cristo, e tu sei diventato Cristo; tu hai visto il Padre, e tu diventerai Padre. Così in questo luogo vedi ogni cosa, ma non vedi te stesso; ma in quel luogo tu vedrai te stesso e diventerai quello che tu vedi. Vangelo di Filippo³ ¹ Luigi Moraldi (a cura di), I Vangeli gnostici, Adelphi, Milano, 2000 (p. 44). Cfr. Vangelo di Giovanni (14, 10 e 11; 17, 21-23). ² Ibidem (p. 49). ³ Ibidem (pp. 56 e 57).

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Informazioni tesi

  Autore: Mauro Casula
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2004-05
  Università: Università degli Studi di Cagliari
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Maria Teresa Marcialis
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 113

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