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La televisione contro la televisione

Una delle conseguenze della digitalizzazione è sicuramente rappresentata dal tentativo sempre più incalzante di incorporare il linguaggio audiovisivo nella comunicazione dal basso attuata dagli utenti più attivi. Anche in Italia, già da qualche anno, gruppi di “mediattivisti” hanno cercato di sfruttare al massimo i media digitalizzati per dimostrare ai fruitori passivi, abituati e una cultura dove vige e regna il modello broadcasting, che tutti possono comunicare a tutto il mondo anche utilizzando il linguaggio audiovisivo. Dal 2002 sono fiorite grazie al lavoro di ridotte redazioni locali, piccole emittenti abusive che trasmettono in un raggio d’azione che non supera i 150-200 metri e che sono state poi raccolte nel circuito online denominato Telestreet.
Di queste, l’ammiraglia è la piccola OrfeoTV nata in un quartiere di Bologna.
Essa e le altre emittenti cercano di dimostrare che il linguaggio audiovisivo non deve essere appannaggio soltanto delle grandi aziende che possono disporre di somme stratosferiche di capitali e che la comunicazione audiovisiva non deve essere soltanto verticale e monodirezionale.
I componenti di queste realtà potrebbero però veder vanificato questo scenario costruito con un forte impegno e tanta determinazione a causa dell’avanzare del digitale terreste, che minaccia di vanificare gli sforzi dei mediattivisti rendendo di nuovo quasi impossibile per chi non possieda grosse somme di denaro ogni forma di trasmissione.. Alla luce di questa situazione, questa tesi si prefigge di analizzare la comunicazione messa in opera dalle tv di quartiere sia come fenomeno sociale sia dal punto di vista tecnico, confrontandone il modello comunicativo con la tradizionale modalità di trasmissione broadcasting.
Verranno analizzate le modalità produttive di tutta la filiera, ponendo anche un’attenzione particolare alle dinamiche sociali messe in essere sia all'interno delle reti sia il rapporto instaurato con i destinatari della comunicazione. Per ultimo verranno analizzate, in relazione ai possibili sviluppi futuri di queste realtà, la situazione attuale del settore televisivo per quanto riguarda il digitale terrestre e le possibilità offerte dalle nuove tecnologie telematiche, al fine di individuare una soluzione alla potenziale estinzione di questo innovativo esperimento socio-comunicativo.

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Introduzione Il “medium è il messaggio” nel senso che “il messaggio di un medium o di una tecnologia è nel mutamento di proporzioni, di ritmo o di schemi che introduce nei rapporti umani”1. Secondo questa famosa teoria del sociologo canadese Marshall McLuhan, considerato uno dei padri degli studi incentrati sui media, il messaggio di un medium risiede nella sua stessa natura, ovvero negli effetti che esso suscita su chi ne è esposto prima ancora che nei contenuti che esso veicola. Tenendo presente questa teoria, divenuta ormai un assioma imprescindibile della mediologia moderna, si possono ben evidenziare gli effetti che hanno i cosiddetti new media, nati dalla digitalizzazione dei vecchi media e dalla loro continua ibridazione, sui propri fruitori; questo grazie al fatto che, sempre citando McLuhan, “oggi la velocità istantanea dell’informazione elettrica permette per la prima volta di riconoscere gli schemi e i contorni formali del mutamento”2. Uno dei “messaggi” della digitalizzazione, ovvero degli effetti più significativi dati da questa nuova tecnologia è certamente l’attitudine sempre più incalzante a non accontentarsi di essere fruitori di informazione, ma a farsi produttori e autori della stessa, specialmente grazie all’uso della rete telematica. Non è un caso il boom dei blog3, contrazione del termine web log, che significa “traccia su rete”4: se comunicare è stata una priorità dell’uomo fin dalla nascita del linguaggio, oggi più che mai questa esigenza è divenuta un’urgenza. La novità più significativa è sicuramente rappresentata dal tentativo sempre più incalzante di incorporare il linguaggio audiovisivo nella comunicazione dal basso attuata dagli utenti più attivi. A proposito di questo, anche in Italia, già da qualche anno, gruppi di “mediattivisti”5 –ancor prima di rivolgersi alla rete telematica – hanno cercato di 1 M. McLuhan, Gli strumenti del comunicare, Milano, Net, 2002, p.16 2 Ibidem 3 “Un blog è una pagina html, principalmente testuale, dove in maniera disinteressata e amatoriale una persona comune pubblica notizie, informazioni di vario genere, link e riflessioni personali di vario tipo” Eloisa Di Rocco, Mondo Blog, Hops Libri, in http://pro.html.it/articoli/id_332/idcat_48/pag_1/pag.html 4 http://www.rassegna.it/2004/larete/articoli/blog.htm 5 Con mediattivismo ci si riferisce alla pratica di fare informazione indipendente e comunicazione autogestita sfruttando i nuovi mezzi di comunicazione. 3

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Informazioni tesi

  Autore: Roberta Sanzani
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Ferrara
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze della Comunicazione
  Relatore: Giovanni Ganino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 87

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Parole chiave

comunicazione interattiva
comunicazione partecipata
convergenza dal basso
digitale terrestre
fruizione attiva
fruizione passiva
linguaggio audiovisivo
mediattivismo
orfeo tv
palinsesto
telestreet
tv di quartiere
tv di strada
tv interattiva
tv locali
web tv

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