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Presenza e azione di Ælfgifu di Northampton, regina madre e reggente nell'Impero del Nord di Canuto il Grande (1013-1040)

Nel 1016, esattamente cinquant’anni prima della battaglia di Hastings e della conquista normanna, l’Inghilterra viene conquistata da Canuto il Grande, principe ereditario e più tardi re di Danimarca, che terrà la corona inglese fino al 1035. Oltre ad essere il degno erede dell’organizzazione e della potenza militare vichinga, Canuto si rivela politicamente scaltro e non esita a sfruttare a suo favore i vantaggi derivanti da un’attiva politica di alleanze matrimoniali. In un primo momento, infatti, egli si inserisce in una fitta rete di alleanze tra famiglie aristocratiche ribelli sposando la nobile Ælfgifu di Northampton mentre in seguito, ultimata la conquista dell’Inghilterra, si sposa una seconda volta con Emma, vedova del re anglosassone Æthelred II.
Questi due matrimoni creano una situazione peculiare sia dal punto di vista dinastico che da quello giuridico: Canuto, infatti, non ripudia la prima moglie, che anzi continua a rivestire incarichi di fondamentale importanza per conto del marito anche dopo il suo secondo matrimonio.
Nel primo capitolo viene ricostruita la famiglia aristocratica di Ælfgifu, figlia del conte Ælfhelm ed ultima erede di una importante famiglia aristocratica anglosassone, caduta in disgrazia più per l’impulsività del re Æthelred che per la sua effettiva infedeltà alla corona. Vengono qui definite le basi territoriali del potere della famiglia e sono esplorate le importanti connessioni con altre importanti figure aristocratiche del panorama anglosassone.
Nel capitolo seguente si esplora la condizione matrimoniale di Ælfgifu, messa in dubbio da più di una fonte storica e spesso equiparata al concubinato anche dalla storiografia di oggi. Dopo una digressione sui tipi di unione matrimoniale previsti nel diritto consuetudinario germanico delle origini, conservatosi intatto nella legislazione danese dei secoli X e XI, si dimostra come Ælfgifu non possa essere stata una concubina, ma una moglie presa “more danico”, cioè con un matrimonio di secondo rango, pienamente legale agli occhi di sovrano e sudditi, anche se non approvato né riconosciuto dalla Chiesa. Si spiega così come le fonti, scritte da ecclesiastici, presentino in una luce favorevole il secondo matrimonio, che agli occhi della Chiesa era l’unico legittimo. D’altro canto si esclude categoricamente la presunta illegittimità del matrimonio tra Canuto ed Ælfgifu, inficiata in modo definitivo dalla nominazione e dal destino di eredi riservato ai due figli nati dalla prima unione, considerati alla pari rispetto a quelli nati dal secondo matrimonio.
Il terzo capitolo ricostruisce l’azione politica di Ælfgifu, a partire dal matrimonio con Canuto. Si nota come il re danese abbia sempre affidato alla nobile anglosassone incarichi di importanza capitale, nominandola reggente per conto dei figli prima in Danimarca, poi in Norvegia, mentre lui era impegnato a governare l’Inghilterra e a cementare la sua posizione nei confronti dell’Europa continentale e del Papato. Si evidenzia come la memoria di questi fatti sia stata conservata solo dalle fonti nordiche come le saghe e sia completamente assente nelle fonti anglosassoni. Queste ultime presentano infatti solo l’ultima fase dell’azione politica di Ælfgifu: la contesa dinastica che scoppia al momento della morte di Canuto, che vede opposte Ælfgifu di Northampton ed Emma, entrambe decise a insediare il loro figlio sul trono d’Inghilterra. Attraverso le conferme apportate da fonti meno convenzionali, come la numismatica, dimostro come le ragioni di Ælfgifu di Northampton siano state considerate valide anche dai notabili anglosassoni, che infatti nel 1037 nominano re suo figlio Harold, ai danni del figlio della potente Emma.
L’ultimo capitolo affronta quella che ho definitito la “leggenda di Ælfgifu”, cioè la deformazione che la figura di Ælfgifu subisce per mano della vittoriosa Emma, che già nel 1040 approfitta della morte di Harold per insediare suo figlio sul trono d’Inghilterra. La volontà di annientamento di Emma è vanificata, anche se l’esito è quello di dare vita a un’immagine esemplare di perversione e promiscuità sessuale: intorno ad Ælfgifu fiorisce infatti una complessa storia fatta di intrighi e maneggi, progressivamente elaborata dai cronisti tardi che avevano ereditato una contraddittoria accozzaglia di dicerie dalle fonti contemporanee agli eventi. Proprio questa visione infamante e leggendaria è rimasta fissata in una delle più belle opere d’arte del Medioevo, l’Arazzo di Bayeux, che presenta Ælfgifu, qui nominata Aelfgyva, al centro di uno scandalo che veniva evocato ancora un secolo dopo gli eventi, che da un lato continua ingiustamente a infangarne la memoria, ma dall’altro la rende immortale.

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1 INTRODUZIONE “Il tempo di Ælfgifu i giovani ricorderanno a lungo: allora mangiavamo il cibo dei buoi nelle nostre case e, come le capre, mangiavamo bucce. Era diverso, quando Olaf, il valoroso portatore di battaglie, governava la terra. Allora ognuno poteva vantarsi di avere grano asciutto in quantità” 1 . Questi versi liberi, attribuiti al poeta scaldico islandese Sigvatr Þorðarson (995-1045), evocano la dominazione danese della Norvegia seguita alla vittoria di Canuto il Grande, re di Danimarca e Inghilterra, contro il re norvegese Olaf. Questa oppressiva dominazione fu messa in atto da Álfifa, cioè Ælfgifu di Northampton, moglie di Canuto e reggente per conto del loro figlio Sven tra il 1030 e il 1034. Questa donna, così importante e temuta nei regni scandinavi, dove ha lasciato numerose tracce nella storiografia, fu misconosciuta nella sua terra d’origine, l’Inghilterra; questo perché nel luglio del 1017, pochi mesi dopo essere stato incoronato, Canuto aveva preso per moglie Emma di Normandia, vedova del re anglosassone Æthelred II, facendo di lei la regina d’Inghilterra. Non ci sarebbe nulla di strano nel vedere un re prendere una seconda moglie per convenienza politica, dopo avere abbandonato la prima, ma tutto cambia se il re mantiene vive le due relazioni coniugali simultaneamente, riuscendo allo stesso tempo a lasciare ai contemporanei e ai posteri una figura di sé come re religioso e grande patrono della Chiesa. 1 Ágrip af Noregskonunga Sogum, Reykjavik, Hið íslenzka fornitafélag, 1984, p. 31: “Álfífu mun ævi / ungr drengr muna lengi, / es oxa mat ótu / inni skaf sem hafrar; / annat vas, þá es Óláfr / ógnbandaðr reð landi, / hverr átti þá hrósa / hjalmar hloðnu korni”. Traduzione inglese in M. TOWNEND, ‘Eating bark: the sons of Cnut in skaldic verse’, in Proceedings from ‘The Sons of Cnut’ Conference, University of Manchester, 18 th -20 th April 2001, Manchester, Centre for Anglo-Saxon Studies, in corso di pubblicazione, p. 1: “Ælfgifu’s Time/ A young man will remember for long time,/ when we ate cattlefeed/ indoors, [ate] bark like billy-goats./ It was otherwise, when Olafr,/ The battle-announcer, ruled the land./ Then everyone had dry,/ stacked corn to boast of”.

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Informazioni tesi

  Autore: Luca Rognoni
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2003-04
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e Letterature Straniere
  Relatore: Gianfranco Pasquali
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 136

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Parole chiave

anglosassone
bayeux
concubinato
danimarca
inghilterra
matrimonio
regalità femminile
regine
storia medievale
vichinghi

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