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Trattamento abilitativo precoce nelle paralisi cerebrali infantili: ruolo del fisioterapista

Per un corretto approccio alla diagnosi precoce è necessario conoscere il bambino e il suo sviluppo. Nonostante la diagnosi precoce sia difficile soprattutto in età neonatale, ci sono alcune strategie, che se ben interpretate da chi è di competenza, permettono di arrivare ad una corretta classificazione della manifestazione clinica. Non solo è necessario poter effettuare una corretta diagnosi nel breve tempo possibile ma bisogna anche inserire il bambino in un trattamento abilitativo multidisciplinare mirato alla sua manifestazione clinica e alle sue possibilità di recupero. Il compito del team che lo segue è quello di effettuare tutti gli interventi in maniera coordinata. Ciò può avvenire in maniera corretta solo se vi è un passaggio di informazioni e un confronto tra le varie discipline. Questo avviene perché il bambino malato potrebbe avere bisogno, ad esempio, dell’aiuto della psicologa per via dei problemi cognitivi, oppure dell’ortopedico perché ha bisogno di un intervento chirurgico per via di una retrazione o deformità. Sono tutti aspetti strettamente collegati. A tal proposito, vari sono stati gli autori che si sono occupati di classificare le varie manifestazioni patologiche delle PCI. Alcune delle classificazioni sono orientate proprio in senso abilitativo, ovvero servono al team a valutare la situazione ed indirizzare il soggetto nel giusto percorso. Così come per le prestazioni sanitarie mirate a garantire la sopravvivenza e cura delle persone affette da una malattia (si prenda d’esempio la terapia intensiva neonatale), anche la parte riabilitativa/abilitativa ha sviluppato notevoli avanzamenti. Studi più approfonditi hanno permesso di trattare i pazienti in maniera sempre più mirata e di ottenere misure di outcome più precise ed incoraggianti. La buona riuscita del trattamento va anche all’impegno e alla collaborazione da parte dei pazienti. Trattandosi di bambini, in questo caso, bisogna cercare di coinvolgerli anche proponendo l’intervento abilitativo in maniera ludica. Sarà necessario tenere a mente, non solo che le capacità plastiche sono migliori quando si è giovani, ma anche che un eventuale deficit che non viene risolto in quest’età rimarrà per tutta la vita pressoché invariato e potrebbe compromette notevolmente le attività di vita quotidiana in base alla gravità della malattia. Purtroppo non si riesce sempre ad ottenere risultati sorprendenti. Qualora si manifestasse questa condizione, i professionisti d’aria sanitaria devono cercare di ottenere una sorta di compenso. Talvolta viene incontro l’utilizzo di ausili.

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43 IV CAPITOLO: TRATTAMENTO ABILITATIVO 4.1 Obiettivi abilitativi Nei bambini e negli adolescenti, le condizioni di salute e le manifestazioni di disabilità sono diverse nella loro natura, intensità e impatto, da quelle degli adulti. Tutte le condizioni patologiche che disturbano il processo di sviluppo del bambino determinano la mancata acquisizione di abilità o la perdita di quelle acquisite in precedenza. Infatti, i primi due decenni di vita sono caratterizzati da una rapida crescita e da cambiamenti significativi nello sviluppo fisico, psicologico e sociale dei bambini e degli adolescenti. Questi cambiamenti si accompagnano a un aumento delle competenze, della partecipazione sociale e dell’indipendenza dell’individuo. Nel bambino, soprattutto in quello molto piccolo, si parla di abilitazione perché queste capacità il bambino non le possiede ma le deve acquisire. Si tratta di interventi volti a sviluppare una abilità non presente, perché la lesione ne ritarda la comparsa o ne blocca l’evoluzione. A favore di ciò, il nostro cervello possiede la capacità di cambiare in risposta ai fattori ambientali. Questa capacità è nota con il termine di “plasticità cerebrale”, capacità che può essere influenzata da esperienze sia fisiche che psicologiche. La plasticità è la proprietà del sistema nervoso centrale di cambiare l’efficacia nella trasmissione dei circuiti in risposta a vari stimoli ambientali, in risposta a malattie oppure anche in condizioni fisiologiche quando si impara un qualsiasi compito sia motorio che cognitivo. Il sistema nervoso ha la proprietà di adattarsi, cambiare, autoripararsi, imparare e memorizzare. Per alcuni aspetti dello sviluppo cerebrale, il tempo di ricezione dei dati è cruciale e le capacità significative possono essere perse o limitate se non appare alcuna stimolazione al momento giusto. D’altro canto, i cambiamenti che si verificano nel cervello possono anche essere causati dall'influenza di fattori psicologici, biologici o ambientali. I fenomeni di plasticità possono essere a breve termine o a lungo termine. Al livello di base, l'organizzazione delle cellule può cambiare. Il cambiamento può avvenire in positivo o in negativo, in quest’ultimo caso si verifica per deafferentazione (soppressione degli impulsi nervosi afferenti). Manca la trasmissione degli impulsi propriocettivi al cervello e l’area corticale per quei muscoli che sono bloccati, ovviamente sarà soggetta a un ridimensionamento. Il fenomeno prende il nome di “Shrinking” (che vuol dire restringimento), cioè si

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Informazioni tesi

  Autore: Davide Salvia
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi di Messina
  Facoltà: Medicina e Chirurgia
  Corso: Fisioterapia
  Relatore: Gabriella Di Rosa
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 102

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Parole chiave

pci
intervento
fisioterapia
paralisi cerebrali infantili
abilitazione
precoce

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