''Casta'', ''Cortigiana'', ''Giusta'': Mito e Antimito della Serenissima nel Merchant of Venice di William Shakespeare
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- 14 - magistrati di Venezia. 33 Egli era diretto discendente del Doge che presiedette il governo veneziano durante la guerra di Chioggia. Fu così che, forte della propria discendenza e in virtø delle capacità di esperto ambasciatore che sempre lo distinsero, divenne ben presto una figura politica di rilievo a Venezia. Il punto di partenza del suo manoscritto riguardava la forma ideale di governo. 34 Da Aristotele e altri antichi scrittori egli aveva appreso i vantaggi di un governo misto, con elementi del governo monarchico, del governo dei “pochi” e del governo dei “molti”. Convinto della quasi perfezione della Repubblica veneziana, anche perchØ si era mantenuta in piedi per piø tempo di ogni altra città antica, Contarini descrisse nel suo saggio come esemplare il sistema politico veneziano, grazie a «una combinazione armoniosa delle tre forme». 35 Il Maggior Consiglio rappresentava i Molti, il Senato e i Dieci rappresentavano i Pochi, e il doge assicurava a Venezia i vantaggi della monarchia, ma senza incarnarne i difetti. L’armonia all’interno della città-stato era innegabile, e questa tipologia di governo era riconosciuta dalla maggioranza del popolo, anche se il potere era concentrato nelle mani di pochi. La struttura costituzionale di Venezia venne vista e analizzata con ammirazione da tanti, fiorentini inclusi. Il potere di Venezia si autorappresentava come un potere guidato dalla ragione, dall’ars oratoria, e, quindi, in contrasto con altri poteri forti e arroganti presenti in altri stati. L’equa amministrazione della giustizia aumentava la buona reputazione della città, e verso la fine del Cinquecento, Jean Bodin, filosofo francese e sostenitore dell’assolutismo monarchico, diceva di Venezia: «…l’offesa recata da un gentiluomo veneziano all’ultimo abitante della città è corretta e punita con molta severità; sicchØ a tutti ne viene una grande dolcezza e libertà di vita, che sa piø di libertà popolare che di governo aristocratico.». 36 L’equilibrio e la tranquillità della Serenissima erano dovute anche alla maestria diplomatica con la quale la Repubblica di Venezia si rapportava con le altre potenze, con il fine ultimo di un tornaconto personale. Per conseguire questo scopo, Venezia cercò di attivare legami commerciali con l’Oriente e in particolar maniera con l’impero Ottomano, con cui spartiva l’interesse per l’amministrazione di determinate aree del Mediterraneo. Il rapporto con l’impero Ottomano andava al di là del mero scambio commerciale, si trattava di uno scontro tra culture, tra civiltà profondamente diverse. Il Turco era «l’infedele», 33 Frederic C. Lane, Storia di Venezia, cit., p. 301. 34 Ibidem. 35 Ivi, p. 302. 36 Citato in Ivi, p. 318.
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Informazioni tesi
Autore: | Mirko De Montis |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi di Cagliari |
Facoltà: | Lingue e Letterature Straniere |
Corso: | Scienze della comunicazione |
Relatore: | Maria Grazia Dongu |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 105 |
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