INTRODUZIONE 
 
 
Il seguente lavoro di tesi ha come obiettivo l’analisi pragmatica dell’atto 
linguistico del complimento, quando è posto a persone estranee. 
 
La pragmatica è la disciplina della linguistica che si occupa dell'uso della lingua 
come azione. 
 
Non si occupa della lingua intesa come sistema di segni, ma osserva come e per 
quali scopi la lingua viene utilizzata. Più specificamente, la pragmatica si occupa di come 
il contesto influisca sull'interpretazione dei significati. 
 
Partendo da una panoramica teorica degli studi sulle strategie di politeness (Cap. 
1), il capitolo successivo è stato dedicato alla definizione dettagliata dell’atto linguistico 
del complimento, oggetto dell’analisi, definendone le funzioni, i fattori di variazione, le 
condizioni di buona riuscita (Cap.2, Cap.4, Cap.5). 
 
L’analisi indaga soprattutto le risposte elicitate: dapprima sono state esaminate le 
varie proposte di classificazioni dei linguisti che si sono occupati dell’argomento (Cap.7), 
poi è stato presentato il modello di tipologizzazione utilizzato per questo lavoro (Cap.8). 
 
L’uso di una metodologia appropriata è essenziale al fine di ottenere risultati 
attendibili, scientifici, confrontabili e riproducibili, per cui sono stati passati in rassegna 
vari metodi di elicitazione dei dati, discutendone vantaggi e svantaggi (Cap.10). Sono 
state quindi indicate le motivazioni per il metodo di elicitazione attuato, le registrazioni di 
parlato semi-spontaneo. 
 
Una panoramica sui principali studi cross culturali e sui fattori di variazione ha 
consentito infine una visione maggiormente completa dell’atto del complimento. 
 
Seguono l’analisi statistica dei dati ottenuti (Cap .13) e l’appendice con le 
trascrizioni dell’intero corpus di complimenti. 
 
 
Come osserva Frege “le parole significano qualcosa soltanto entro il contesto di 
una proposizione” 
1 
 
Sulla base delle componenti del contesto individuate da Hymes e raggruppate 
nell’acrostico SPEAKING 
2
, di seguito si specifica il contesto di tale lavoro. 
 
 
 
 Cfr. Frege,1884/1965, p. 299 in Bazzanella,1994, p.35
 
 
 Cfr. Bazzanella, 1994,  p.37
 
 
 
5
LOCALIZZAZIONE (setting): il luogo dove è stato elicitato il corpus di 
complimenti è il Piemonte, in provincia di Novara e di Vercelli, scegliendo luoghi 
pubblici aperti e chiusi. 
 
TIPI DI ATTI (setting): l’intero lavoro a tesi verte sull’atto linguisti co del 
complimento, preceduto da formule convenzionali di cortesia, quali i saluti, la richiesta di 
informazioni ecc. 
 
I PARTECIPANTI (participants): i complimentatori sono per lo più donne , 
spesso accompagnate da una “complice”, e il complim entato
3
, persona estranea al 
complimentatore, è stato scelto per gender e per età: giovani da 18 a 30 anni e adulti da 
30 in su. 
 
Gli SCOPI (ends): il complimento è espresso in formule fisse con variazione della 
forza illocutoria che bello o che bellissimo, seguito dal topic. Gli attributi complimentati 
sono stati: cose possedute, possessi inerenti, possessi transitori. 
 
I RISULTATI: l’obiettivo è quello di indagare, attraverso le risposte, come 
vengono gestite le sottili strategie di politeness nei complimenti tra estranei. 
 
CHIAVE (key): l’atto è compiuto in chiave seria. 
 
AGENTI STRUMENTALI (instruments): il complimentatore usa il parlato 
italiano, non interferito da dialetto. Le conversazioni semispontanee vengono 
audioregistrate e trascritte secondo i criteri di trascrizione pragmatica, usati nel progetto 
CLIPS. 
 
NORME DI INTERAZIONE (norms of interaction and of interpretation): il 
complimento è posto nel rispetto di regole condivise di cortesia conversazionale. 
 
GENERE (genres): atto linguistico del complimento con funzione di social 
lubricant. 
 
 
All’interno del contesto interazionale è innegabile che intervengano anche fattori 
sociali e psicologici. Nel seguente lavoro di tesi, però, essi non sono stati indagati in 
maniera specifica, a causa dello spiccato interesse linguistico dell’analisi. 
 
 
L’indagine si è svolta per così dire “contro corren te”, in quanto si è scelto di porre 
complimenti a interlocutori sconosciuti, estranei ai complimentatori. Con le parole di 
 
 
 Da qui in poi verrà usato questo neologismo calcat o sulla bibliografia inglese degli studi di settore 
(complimented) per indicare chi riceve il complimento. Lo stesso vale per il termine complimentatore ( da 
complimenter), ciò per esigenze di economia linguistica.
 
 
 
 
6
Lewandowska-Tomaszczyk “giving a compliment presup poses a certain familiarity with 
the addressee, which, if not shared with him/her, results in a misfire” 
4
! 
 
La letteratura in proposito è molto scarsa
5
, perché quasi tutte le indagini si sono 
rivolte ad interlocutori conosciuti o familiari o scelti fra un campione di studenti ecc. 
 
Le conclusioni a cui si giunge sono ancora ipotetiche e attendono ulteriori studi in 
questa direzione, che le possano confermare o smentire. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Lewandowska-Tomaszczyk, 1989, p. 75.
 
 
 Praticamente conduce ad un solo lavoro: quello di Briallen Davis del 2008, che ha indagato le risposte ai 
complimenti rivolti ad estranei, secondo le differenze di gender. Questo studio verrà trattato più approfonditament 
e nel capitolo sui fattori di variazione (Cap.4).
 
 
 
7
CAPITOLO 1. Il complimento e la cortesia verbale: presupposti teorici 
 
 
Per definire il complimento, è necessario dare spiegazione del contesto e dello 
scopo con cui esso agisce nella conversazione. Il complimento, infatti, è un atto 
linguistico complesso, attinente all’insieme delle strategie verbali usate dal parlante 
per proteggere la propria faccia negativa e sfruttare il più possibile i vantaggi che 
possono favorire la propria faccia positiva. 
 
Penelope Brown e Stephen Levinson parlano di due proprietà speciali che “ogni 
componente adulto, membro di una società ha e sa re ciprocamente di avere”: la 
razionalità e la faccia (quest’ultimo è un termine ripreso da Goffman
6
 per indicare 
l’immagine sociale). 
 
La razionalità consiste nella particolare capacità di individuare coerentemente le 
finalità di una comunicazione e trovare i mezzi per soddisfarla; invece, la faccia è la 
propria immagine pubblica che ogni individuo pretende di salvaguardare, e di sentirsi 
approvato dalle comunità senza essere ostacolato da esse nei suoi desideri. 
 
La faccia presenta due aspetti correlati: faccia negativa e faccia positiva. 
 
La faccia negativa è la libertà di azione e la libertà dalle imposizioni, che si 
esprime nella difesa del proprio territorio e nel diritto di non essere infastiditi. Si può 
quindi definire faccia negativa il desiderio di ognuno che le proprie azioni non vengano 
ostacolate da altri. 
 
La faccia positiva è la propria immagine sociale, che viene rivendicata durante 
l’interazione attraverso il desiderio di essere apprezzati ed approvati dagli altri. Si può 
quindi definire faccia positiva la difesa della propria immagine e dei propri desideri. 
 
A partire dall’universalità della nozione di faccia , Brown e Levinson affermano 
l’esistenza di azioni verbali che intrinsecamente minacciano le facce dei soggetti coinvolti 
nella comunicazione. Tra gli atti che compromettono, per loro stessa natura, la libertà del 
ricevente minacciandone quindi la facci a negativa, vengono annoverati anche i 
complimenti, che insieme ad espressioni di invidia o di ammirazione, manifestano forti 
emozioni nei confronti del ricevente.
7 
 
Per soddisfare il bisogno di essere apprezzati e ammirati, i parlanti mettono in atto 
strategie comunicative, come i complimenti, che si inquadrano nei meccanismi di 
 
 
 Cfr. Goffman, 1969 in Mariottini, 2007, p.7.
 
 
 Browns & Levinson, 1978 in Mariottini p.19.
 
 
 
8
politeness, cioè cortesia volta a “manipolare l’interazione m assimizzando i vantaggi e 
minimizzando gli svantaggi in termini di faccia, positiva e negativa, propria e 
dell’ascoltatore” 
8
. 
 
Un’altra definizione di cortesia si trova in Escandell Vidal, secondo cui la cortesia 
è: “un insieme di norme sociali stabilite da ogni società che proibisce alcune forme di 
condotta e ne favorisce altre, al fine di regolare il comportamento corretto dei propri 
membri”. 
9 
 
Gli studiosi della politeness distinguono anche tra positive politeness e negative 
politeness : la cortesia positiva si basa sul rispetto dei bisogni della faccia positiva nella 
reciprocità di rapporti amichevoli; la cortesia neg ativa è finalizzata al rispetto della 
libertà d’azione del proprio interlocutore «there are very general social motivations for 
using various techniques of positive politeness and negative politeness; they operate, 
respectively, as a kind of social accelerator and social brake for decresing or incresing 
social distance in relationships, regardless Face Tractament Acts»
10
. 
Spesso paragonato ad una carezza
11
 o a un regalo verbale, il complimento rientra 
nel vasto fenomeno della cortesia verbale, che non solo è oggetto di studio della 
pragmatica, della sociolinguistica, dell’antropologia e della psicologia sociale, ma 
influenza anche la vita quotidiana di ogni individuo, in quanto portatrice di norme, di 
principi, di restrizioni che indirizzano il comportamento di ogni membro della comunità 
socioculturale al raggiungimento di un “effective s ocial living”. 
12 
 
Dal momento che sono strettamente connesse, è necessario analizzare alcune 
concezioni della cortesia verbale, al fine di comprendere in modo più esauriente l’atto 
linguistico del complimento. 
 
 
1)Concezione normativa secondo cui le norme sociali, direttamente o meno, prescrivono 
determinati comportamenti in specifici contesti. Quindi la cortesia dipende da quanto le 
azioni rispettano tali norme. Un più alto grado di formalità implicherebbe una maggiore 
cortesia, in quanto essa è presentata come sinonimo di buone maniere. Questa visione 
coincide grosso modo con il senso comune. 
 
 
 
 Bettoni 1990,p.81.
 
 
 Escandell Vidal,1996, p.136 in Mariottini, 2007, p.9.
 
 
 Brown & Levinson 1987, p.93.
 
 
 Cfr. Berne 1996, in cui usando l’espressione “care zza” (stroke) indica un insieme di gesti verbali e non, 
che sarebbero alla base di tutti i tipi di relazione sociale.
 
 
 Alfonzetti 2009,  p.15.
 
 
 
9
Concezione delle massime conversazionali sviluppa il Principio di Cooperazione 
formulato dal filosofo razionalista Grice, nel modo seguente: “conforma il tuo contributo 
conversazionale a quanto è richiesto, nel momento in cui avviene, dall’intento comune 
accettato o dalla direzione dello scambio verbale in cui sei impegnato” 
13
 
 
Il principio di cooperazione si articola in quattro massime: di quantità, di qualità, 
di relazione e di modo: 
 
Massima di quantità : a) limitati a dare le informazioni che ti sono richieste; 
 
 non dare più informazioni di quanto è richiesto. 
 
Massima di qualità : a) non dire ciò che credi falso; 
 
 non dire ciò di  cui non sei sicuro. 
 
Massima di relazione (o pertinenza): sii pertinente. 
 
Massima di modo: sii chiaro e in particolare: a) evita di esprimerti in modo oscuro; 
 
 evita l’ambiguità; 
 
 sii breve; 
 
 sii ordinato nell’esposizione.
14
 
 
A queste massime si fanno corrispondere altrettante regole essenziali che i parlanti 
devono rispettare per una conversazione ottimale: efficienza dell’atto (non essere 
ridondanti), onestà (essere sinceri), pertinenza al l’argomento trattato dagli altri parlanti e 
chiarezza, il cui rispetto garantisce una conversazione cooperativa, efficiente e razionale. 
 
Robin Lakoff, definisce la cortesia “a system of in terpersonal relations designed 
to facilitate interaction by minimizing the potential for conflict and confrontation inherent 
in all human interchange” 
15
. 
 
La studiosa propone una regola di cortesia, complementare alla regola della 
chiarezza griciana: chiarezza e cortesia diventano regole imprescindibili nella 
comunicazione, in quanto la prima controlla il contenuto informativo, permettendo di 
comunicare in modo diretto le proprie intenzioni e la seconda consente di dimostrarsi 
rispettoso verso il proprio interlocutore, tenendo sotto controllo i meccanismi sociali della 
comunicazione. 
 
Lakoff articola il suo modello di cortesia in tre sottomassime simultanee, ma 
anche alternative, a seconda della situazione: 
 
* Don’t impose; 
 
 
 
 Cfr. C. Bazzanella, 2005 p.55.
 
 
 Mariottini, 2007, p.12.
 
 
 Lakoff, 1990, p. 34.
 
 
 
10
Give options; 
 
 Be friendly. 
 
Questa terza regola, conosciuta anche come “make th e hearer feel good” ha lo 
scopo di creare solidarietà tra i partecipanti, met tendo il ricevente a proprio agio, ad 
esempio attraverso l’uso dei complimenti. 
 
Dette regole rispecchiano tre diversi stili comunicativi legati a culture e contesti 
d’uso distinti: distance, deference, solidarity. La distanza è la strategia che rientra in un 
tipo di impersonal politeness propria delle culture europee, la deferenza è tipica 
dell’informal politeness , peculiare delle culture asiatiche ed infine la solidarietà 
rispecchia l’intimate politeness della cultura americana.
16 
 
Il principio di Cooperazione di Grice è stato infine integrato dal Principio di 
cortesia (Politeness Principle) di Leech. Entrambi hanno una funzione sociale: il primo 
presuppone che l’interlocutore sia cooperativo nella comunicazione, il secondo mantiene 
l’equilibrio sociale e le relazioni interpersonali. Il principio di cortesia è articolato in sei 
massime, ciascuna costituita da due sottomassime complementari, la prima volta a 
minimizzare «the expression of impolite beliefs» e la seconda volta a massimizzare «the 
expression of polite beliefs».
17 
 
In altre parole l’una rimanda alla negative politeness e l’altra alla positive 
politeness.
18 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Mariottini, 2007, p15-18.
 
 
 Leech 1983, citato in Barron, 2001, p.16.
 
 
 Ib. 2007, p.25
 
 
 
11