2
E’ questo il fine che cercherò di raggiungere con questo mio lavoro:
presenterò la domanda che Castoriadis si fa e ci fa cercando di collegarla al
presente della storia umana per vedere se può essere anche una risposta alla
crisi di cui lo scrittore ha piena coscienza.
Cornelius Castoriadis nacque a Costantinopoli nel 1922, anno storico per la
Turchia poiché segnò la nascita di uno stato laico e definì un accentuarsi
sempre più esasperato del nazionalismo, delle cui conseguenze ne furono
vittime le minoranze greche e armene (questi ultimi furono quasi
completamente massacrati). La famiglia di Castoriadis proveniva dalla
Grecia ed è qui che fece ritorno mentre la situazione iniziava ad aggravarsi.
In Grecia , dunque, il nostro trascorse la sua giovane età. Qui nel frattempo si
era instaurata la dittatura di Metaxas e i nazisti avrebbero ben presto
occupato la penisola. Tuttavia il periodo della sua adolescenza fu
caratterizzato anche dalla speranza di una imminente rivoluzione socialista.
Castoriadis aderì, nei suoi anni giovanili , al partito comunista. Del
comunismo criticherà successivamente molti aspetti , ma a quell’epoca prese
soprattutto le debite distanze dal comunismo stalinista. Difatti sin dall’inizio
entrò a far parte del gruppo smunto dei trotzkisti greci. In quel periodo,
militare tra le fila dei trotzkisti significava essere condannato da più parti: da
un lato i nazisti vi vedevano il “nemico rosso”, dall’altro l’Unione Sovietica
vi vedeva i nemici del proprio regime. Non dimentichiamo che i trotzkisti
auspicavano la rigenerazione dello stato comunista mediante la liberazione
dal loro dittatore Stalin.
L’insieme di queste problematiche convinse Castoriadis ad accettare una
borsa di studio che lo avrebbe portato in Francia.
A Parigi, Castoriadis aderì alla sezione francese dell’organizzazione trotzkista
che era stata battezzata col nome di Quarta Internazionale. Ma ormai , come
dice Berman, lo spirito del dissenso era in lui una mania e così si alleò con un
3
suo compagno della Quarta Internazionale di nome Claude Lefort e insieme a
lui fondò nel 1949 il giornale Socialisme ou Barbarie in base a quanto
Trockij aveva osservato riferendosi all’umanità la quale deve scegliere tra il
progresso nel socialismo o il tracollo nella barbarie.
La rivista non ebbe particolare successo , il periodo in cui si potettero contare
maggiori aderenti fu al principio degli anni sessanta , ma questo “apogeo” fu
segnato dall’adesione di circa cento soci! Motivo? Castoriadis e Lefort
litigavano spesso e , comunque , era difficile mantenere un giornale senza
mezzi ( a volte qualche spirito caritatevole si accollava le spese) nel quale lo
stesso Castoriadis doveva firmarsi con pseudonimi poiché rischiava la
deportazione essendo profugo politico. Tra i suoi pseudonimi vi furono <<
Paul Cardan>>, << P. Chaulieu >> e << Jean Delvaux >>.
A Parigi si guadagnava da vivere lavorando in una Organizzazione per la
cooperazione e lo sviluppo economico, sede , in pratica, della maggiore èlite
capitalista parigina. Questo rappresentava un controsenso in un pensatore
marxista , ma per Castoriadis esisteva solo il suo giornale e questo lavoro
serviva per sopravvivere . nel suo periodico manifestava le idee ispiratesi alla
tradizione della sinistra radicale .
La sinistra radicale si richiama alle idee ottocentesche soprattutto marxiane.
Marx, difatti, aveva previsto l’avvento di una “società nuova” nella quale i
posti del potere non sarebbero più stati occupati dalle vecchie classi dirigenti,
bensì dal proletariato , pilota della nuova società che avrebbe avuto come fine
il conseguimento del bene comune. Queste idee ebbero, nella fase della
rivoluzione industriale ottocentesca, un’eco molto forte culminando poi nella
rivoluzione bolscevica in Russia nel 1917. Successivamente rappresentarono
l’ anima dei movimenti sindacali quando la rivoluzione proletaria rivelatasi
impossibile fu soppiantata dall’interesse nella tutela dei lavoratori.
Molte idee marxiste , secondo quanto dice Berman erano state mutuate dalle
idee degli anarchici ottocenteschi quali Bakunin, Proudhon ecc, verso i quali
4
il filosofo tedesco si era rivolto con diffidenza ( pur facendovi spesso
riferimento).
Gli scrittori anarchici mostrarono cose che Marx aveva tralasciato come ad
esempio il modo in cui i lavoratori avrebbero potuto organizzare le loro
imprese nella società socialista, in pratica essi,
Mostrarono come i lavoratori avrebbero potuto creare comitati per gestire una
qualunque fabbrica o attività particolare; come i comitati si sarebbero potuti
federare tra loro in una struttura decentrata estesa all’intera società; come le
municipalità locali avrebbero dato vita a sistemi democratici , federandosi
anch’essi in una struttura politica; come un autogoverno a livello di base si
sarebbe dimostrato infinitamente più efficace e produttivo di qualunque
dispotismo fondato su ordini impartiti dall’alto. In una parola, questi autori
erano degli utopisti.
1
Il merito di questa tradizione non fu solo quello di descrivere le possibili
organizzazioni socialiste di una ipotetica società sotto il segno di tali colori,
ma anche quella di mettere in evidenza i limiti stessi dei capi marxisti i quali
venivano accusati di essere dei dittatori. Difatti l’ idea da parte dei capi
marxisti di essere gli unici detentori della scienza , ad altro non avrebbe
portato che alla instaurazione di uno stato totalitario. E in effetti la Russia
stalinista fu proprio questo.
I critici anarchici del marxismo scomparirono, in breve, quasi del tutto e la
critica nei confronti del bolscevismo o comunque del totalitarismo comunista
passò nelle mani di gruppi comunisti rappresentati , per esempio, da Rosa
Luxemburg alla fine del 1800: furono i cosiddetti “socialisti rivoluzionari”. A
questi fecero eco altri gruppi simili in quanto a ideali, ma tutti accomunati da
un destino misero che li avrebbe relegati nell’oblio ben presto.
1
Paul Berman , Cornelius e l’eresia permanente, in Micromega n . 4 / 1999 , cit. p. 259
5
L’unica piccola eccezione fu rappresentata dai seguaci di Trockij i quali ,
dopo il suo assassinio nel 1940, diedero vita a movimenti ispirati ai suoi
ideali. Questi movimenti ebbero una prima diffusione in america dove si
consolidarono grazie alle penne autorevoli di scrittori come James Burnham,
Dwight Macdonald e altri i quali sembravano sul punto di aprire un nuovo
capitolo della storia di sinistra. Negli Stati Uniti, tuttavia, tale movimento
non ebbe l’eco e le possibilità di realizzazione previste, poiché mancava una
salda coesione tra gli autori accomunati dalle idee trotzkiste. Ma il caso
americano è per noi importante poiché il giornale di Castoriadis e Leford si
ispirò alle idee dei suddetti scrittori. Socialisme ou Barbarie era l’ omologo
francese del Workers Party americano , differenziandosi da esso per una
maggiore rigorosità sul piano filosofico e una diretta critica dell’unione
sovietica, cosa che invece i colleghi d’oltreoceano avevano tralasciato,
tralasciando la critica al nucleo del problema della degenerazione del
comunismo.
La missione che si era prefissato Socialisme ou Barbarie era quella di
sgomberare le idee socialiste dalle false concezioni. Ad esempio Castoriadis
riteneva che la rivoluzione socialista se si fosse realizzata nelle mani di una
piccola oligarchia che voleva fare le veci del popolo, si sarebbe rivelata
inutile e comunque non avrebbe rispettato le idee di uguaglianze del popolo
come ad esempio in Grecia era stato fatto. Una rivoluzione in mano a una
burocrazia sarebbe stata una dittatura. E in effetti l’ Unione Sovietica ne
rappresentava un esempio tangibile. Castoriadis voleva eliminare
l’alienazione dell’ individuo e , in base all’ eredità anarchica da lui ricevuta ,
voleva attuare tale proposito per mezzo della libertà individuale che avrebbe
fatto dell’ uomo un essere capace di godere del suo lavoro in quanto utile e
idoneo alle sue proprie necessità e aspirazioni. Egli voleva, e in questo
6
proposito emerge l’influenza marxista, un uomo libero di esprimersi mediante
il suo lavoro, specchio delle sue personali attitudini.
Ma le sue idee, impregnate di tinte anarcheggianti, non ebbero l’esito da lui
sperato poiché lo scenario culturale parigino era dominato da personalità che
appoggiavano integralmente il regime stalinista. Una di queste era senz’ altro
Sartre, le cui opere Castoriadis leggeva molto di rado . Tra i due vi furono
molte diversità che a volte sfociarono anche in screzi personali, tuttavia il
peso dell’ autore de “La nausea” era senz’altro maggiore. Le idee dominanti
dunque ponevano i piani dei “ Barbari ” ( come veniva definito il gruppo
radunatosi intorno al giornale di Castoriadis) su un livello secondario . Nel
1966, al culmine dei suoi dubbi sul marxismo, Castoriadis prese la decisione
di chiudere il giornale e sciogliere , di lì a poco, il gruppo dei seguaci.
Ma le idee di Socialisme ou Barbarie non erano destinate a cadere nell’oblio e
fu il 68’ a riportarle in superficie grazie a gruppi di studenti che avevano letto
la rivista e che nel movimento studentesco ricoprivano ruoli di leader.
E’ questo un l’esempio di quanto Berman afferma a proposito di Castoriadis
che, a suo avviso, incarna
La storia di un pensatore che troppo spesso ebbe il torto di aver avuto ragione
in anticipo.
2
Il sessantotto , in realtà, fu l’anno in cui nelle rivolte studentesche trovarono
maggior eco le idee di Marcuse come sappiamo, tuttavia non bisogna
dimenticare che un movimento è rappresentato da varie fasce di aderenti, e tra
queste, non si registra una totale armonia ideologica. Alcuni studenti presero
come punto di riferimento Castoriadis , e le edizioni quasi cadute nell’oblìo di
Socialisme ou Barbarie fornirono loro le risposte adatte riguardo l’essenza del
comunismo.
2
Ibiem , cit. p. 256
7
Uno dei maggiori leader del movimento studentesco fu Daniel Cohn –
Benedit, il quale scrisse un ‘ opera intitolata L’estremismo, rimedio alla
malattia senile del comunismo, nella quale affermava il suo odio per il
comunismo e vedeva nell’estremismo il rimedio a tale ” flagello ”. Le idee su
cui fondava le sue tesi gli vennero fornite da Socialisme ou Barbarie, come
lui stesso affermerà successivamente.
Gli anni successivi al sessantotto rappresentarono gli anni in cui il comunismo
sembrava riproporsi sotto le spoglie del maoismo, ma ben presto furono
proprio intellettuali di ispirazione trotzkista a decretare in Francia, e ben
presto nel resto del mondo, la fine del comunismo. Ricordiamo solo a tal
proposito il libro che Claude Lefort scrisse su Solzenicyn , intellettuale russo
che aveva narrato gli orrori del gulag in una sua opera intitolata Arcipelago
Gulag, e intitolato Un homme en trop .
Castoriadis , frattanto, trovava il modo di organizzare le sue idee in maniera
organica nell’ opera , pubblicata nel 1981, dal titolo Devant la guerre. In
questi scritti il comunismo veniva definito a tratti come peggiore tra i
totalitarismi. Per lui, da buon economista qual’ era, Marx, nel Capitale,
aveva sbagliato a vedere nel denaro il mezzo che muoveva i proletari, quindi
la società non dipende dal capitalista ma questi, costretto dalle esigenze dei
lavoratori, deve attuare riforme e organizzare il lavoro in base alle esigenze
dei suoi dipendenti senza i quali il sistema non va avanti.
Queste idee fecero da supporto alla critica, ormai giunta alla fase finale , dei
regimi comunisti incarnatisi in istituzioni autoritarie e omicide quali la Russia
stalinista o la Cina della “ Rivoluzione Culturale “ nella quale i giovani
venivano “ rieducati “ secondo uno spirito di chiusura nei confronti del
mondo occidentale.
In quegli anni la Russia rappresentava per lui un pericolo molto più grande di
quello occidentale poiché la Russia, a suo avviso, deteneva le maggiori forze
8
nucleari, alle quali neppure la corsa al riarmo da parte di Reagan poteva far
fronte. Il mondo si trovava in una guerra (fredda) che per ora non avrebbe
causato vittime , ma ben presto un conflitto aperto avrebbe decretato la fine
dell’occidente e l’ instaurazione di una dittatura mondiale Russa. La sua paura
era proprio questa. Nel comunismo sovietico Castoriadis vedeva una seria
minaccia alla libertà mondiale. Le democrazie occidentali, a volte, riuscivano
ad agire in modo tale da potersi definire democrazie. Il comunismo
rappresentava invece un fardello e un pericolo. Insomma il mondo viveva tra
due mali il peggiore dei quali era rappresentato dalla Russia. Fu allora che
egli uscì allo scoperto nei dibattiti politici, ma le sue teorie stavano
gradualmente volgendo al termine. La fine del comunismo di lì a poco
avrebbe dato ragione del fatto che le sue previsioni di dominio totale del
mondo da parte della Russia , contro la potenza della quale i missili della
NATO non potevano nulla, erano del tutto infondate.
L’idea centrale del pensiero di Castoriadis, idea che in questo mio lavoro
cercherò di descrivere, è stata quella di aiutare la gente a ottenere
l’indipendenza del pensiero e dell’azione. Si tratta di un’idea di libertà,
benché egli preferisse il termine di autonomia, che porterebbe gli individui a
creare una forma di governo (democratica) nella quale tutti parteciperebbero
esprimendo la propria visione. Si trattava di un’idea che avrebbe avuto grande
esito e originalità. Di un ‘ idea che rappresenta una valida alternativa alla
caduta del mondo in questa fase oscura in cui si trova: un inno alla riflessione
e alla razionalità, a non chiudersi in sé e cercare il solo soddisfacimento dei
propri bisogni, ma creare un agorà inteso come luogo in cui potrebbero
convergere il pubblico e il privato vale a dire l’unione della propria critica alla
società unita alla possibilità di cambiarla per mezzo della discussione
collettiva. In una parola, il suo invito è un invito alla realizzazione della
libertà da attuare per mezzo della democrazia.
9
Da dove prendere spunti, esempi, fonti per supportare le sue tesi?
Castoriadis scrisse diversi articoli sull’ antica Grecia , o meglio sulla
democrazia ateniese. Articoli che , da un lato richiamavano le sue origini, ma
dall’ altro descrivevano la prima società in cui le scelte venivano prese dai
cittadini. La Grecia antica, grazie anche all’istituzione della tragedia , aveva
compreso che l’umanità nasce dal Caos (in questi termini si esprimerà
Castoriadis ne L’enigma del soggetto) , e quindi nasce dal non senso,
dall’informe, dal vuoto. La ricerca del senso è ciò a cui è “condannato”
l’essere umano, tuttavia tale senso è sempre precario e soggetto a variazioni.
Nella vita dell’uomo il senso gli viene fornito dalle istituzioni. In Grecia la
coscienza di tale stato delle cose forniva ai cittadini la possibilità di esprimersi
in campo politico di modo che le idee di ognuno avessero lo stesso peso . Essi
avevano il diritto di parlare liberamente e di esprimere liberamente le proprie
idee per il miglioramento della polis. Di certo non tutti gli individui avevano
le stesse idee e gli stessi propositi, ma ciò garantiva una forma di
autolimitazione per la polis stessa.
Dopo il periodo greco, che esaminerò meglio nel corso della trattazione, l’
autonomia degli individui si è manifestata solo durante la fase del
rinascimento medievale dell’ XI secolo per poi essere mascherata dal potere
statale che, a partire da allora, avrebbe impedito ai cittadini di partecipare alla
produzione di decisioni. La politica , successivamente, è diventata
L’arte di impedire alla gente di immischiarsi di ciò che la riguarda.
3
Secondo quanto ha affermato Valèry.
I greci ,invece, avevano inventato la filosofia la quale permetteva loro di
interrogarsi sul mondo ; avevano la tragedia che ripone l’uomo sul suo
proprio piano, vale a dire il piano della vita in cui la speranza è imprigionata
3
Paul Valèry , Sguardi sul mondo attuale, cit. p. 51
10
nel vaso di Pandora; e, infine, avevano dato vita alla democrazia che
concretizzava nella vita tali concezioni.
Ma come unire questo discorso dell’ autonomia con il discorso dell’uomo
contemporaneo?
Castoriadis , dopo gli anni di Socialisme ou Barbarie si era dedicato alla
psicoanalisi . Ed è proprio grazie alla psicoanalisi che riesce a descrivere e il
“ metodo “ cui l’uomo deve attenersi per raggiungere l’autonimia. Lo scopo
della psicoanalisi
È di farci riconoscere che i nostri modi di pensare abituali non costituiscono
una legge eterna dell’universo, di farci capire che possiamo pensare pensieri
nuovi su noi stessi e creare nuove abitudini, purchè riconosciamo la realtà dei
nostri schemi di comportamento consueti. Analogamente, Castoriadis voleva
ricordarci che le strutture e le consuetudini sociali cominciano anch’esse
come pensieri, ma poi si istituzionalizzano. E a questo punto la società
dimentica che pensieri siffatti siano mai esistiti, e attribuisce invece le
strutture e le consuetudini agli dei sempiterni.
4
Ciò che dei greci affascinava maggiormente Castoriadis era il fatto che questi
avevano cambiato in continuazione le loro istituzioni alla ricerca di quella che
maggiormente avrebbe riflettuto i loro interessi. I greci avevano messo spesso
in dubbio l’ordine costituito , e avevano cercato , con l’uso della ragione, di
crearne di nuovi ; tale processo si era verificato nel corso di diversi secoli
della loro esistenza.
Questa è la sfida che lo scrittore greco – francese propone all’uomo moderno,
una sfida che lo richiama a chiedersi, interrogarsi sulle proprie istituzioni per
cercare di cambiarle in base alle sue scelte critiche.
4
Paul Berman, Ibidem, cit. p. 275
11
L’invito di Cornelius Castoriadis è un invito alla riflessione, in una società
che ha smesso di farsi domande. E’ un invito al raggiungimento della libertà,
alla realizzazione dell’ autonomia.
Per Berman tra le peculiarità di Castoriadis sta anche quella di aver creato
dei neologismi. Questi neologismi, tuttavia, si riferivano a significati che da
altri filosofi erano stati nominati in maniera diversa. In realtà Cornelius aveva
cercato di “personalizzare” le altrui idee con termini forse non sempre
appropriati. Ad esempio , dice Berman che
L’<<immaginario sociale>>, questa infelicissima espressione significa, più o
meno, la capacità di escogitare nuove strutture sociali.
5
Quindi l’autore che mi accingo a trattare è un autore dal linguaggio
complicato, dall’ esigenza di rendere originale le proprie idee, utilizzando a
volte parole nuove per concetti già consolidati . Ma credo valga la pena
confrontarsi con tale autore poiché, a mio avviso , Castoriadis rappresenta un
pensatore davvero originale , un pensatore che ha dato uno scossone al
comunismo mettendone in luce il carattere che lo rendeva inaffidabile e
contribuendo pienamente alla sua eclissi. Un uomo che rifiutava l’ etichetta
di “ intellettuale “ poiché riteneva che tutti siamo, chi più e chi meno, degli “
intellettuali “ , forse perché tutti abbiamo la possibilità di raggiungere
l’autonomia che è anche paideia ossia pratica e , in questo caso, pratica della
ragione.
Castoriadis morì nel 1997 e anche giornali quali L’ Humanitè, periodico di
sinistra parigino, gli dedicò un articolo dal titolo << Morte di un dissidente
essenziale >> . Era, per molti, il segno della sua vittoria , il segno che le sue
5
Ibidem , cit. p. 276
12
lotte erano valse a qualcosa, che le sue idee erano state ascoltate. Lotte e idee
che criticano la società moderna, che criticano il comunismo , che possono
essere riassunte in una frase da lui scritta nel 1990 nell’ introduzione a La
società burocratica :
Il comunismo è crollato nell’ Europa orientale, e probabilmente non tarderà a
crollare nei paesi in cui ancora sopravvive. Ma – e lo dimostra l’indescrivibile
caos russo, i cui esiti sono imprevedibili – il suo crollo non fa che allargare a
nuove regioni la terribile questione che l’evoluzione dl capitalismo moderno
ha posto nei paesi ricchi nel corso dell’ ultimo trentennio. In quale misura gli
uomini di oggi hanno il potere , e la volontà , di sottrarsi alla degradazione del
consumismo e dei media , al dominio di burocrazie irresponsabili e di politici
troppo vulnerabili, alla dinamica senza freni di una tecnologia incontrollata e
incontrollabile che sta distruggendo la Terra? In quale misura l’umanità ha il
potere , e la volontà, di ritornare, approfondendolo, al progetto di un ‘
autonomia individuale e collettiva; un ritorno ed un approfondimento che
d’ora in avanti sono chiamati non solo a produrre l’emancipazione dell’uomo
ma, come ci rendiamo conto con sempre maggior chiarezza, a permettere la
sua sopravvivenza su questo pianeta ?
6
A questi interrogativi e a molti altri si propone di rispondere questo mio
lavoro. Di sicuro l’ esigenza di trovare una risposta a queste domande si fa al
giorno d’oggi più impellente. L’uomo è chiamato a rispondere al problema
posto dalla globalizzazione, problema che per molti non sembra tale, ma che
attira invece le preoccupazionidi molti altri autori.
Tuttavia il problema della globalizzazione rappresenta un aspetto marginale
della questione o , meglio, un problema da integrare alle tematiche di
Castoriadis.
6
Cornelius Castoriadis, La società burocratica, cit. p. 13- 14
13
Difatti il mio proposito è quello di interpretare tale fenomeno alla luce del “
progetto dell’autonomia ” che rappresenta, questo , il motivo centrale del
lavoro.
La questione dell’autonomia dell’individuo, problema centrale della
speculazione dello scrittore greco - francese , rappresenta il suo motivo
veramente originale; si tratta di un progetto e allo stesso tempo di un invito
affinché gli uomini si sforzino con tutti i loro mezzi a raggiungerlo. Cornelius
Castoriadis ha dedicato gran parte della sua vita e dei suoi scritti allo
smascheramento di ciò che sta dietro la società che ci circonda, ciò che viene
mascherato dalle istituzioni : “ l’immaginario sociale ”. Lo scopo di tale “
battaglia ” è stato quello di mettere in luce, sulla scorta dell’esempio greco, la
possibilità di cambiare il mondo che ci circonda per crearne uno che meglio
possa soddisfare le nostre esigenze. La società che ci circonda è soggetta a
variazioni, testimoniate ancora una volta dall’esempio greco , e l’individuo ha
la possibilità di mettere in crisi l’ordine sociale che gli viene presentato al
momento della sua “ socializzazione ” per poter originare una società
reggentesi sul lavoro e la partecipazione della collettività che vi appartiene.
Entrano dunque in campo diverse tematiche, che partono dal momento in cui
l’uomo si socializza e , attraverso l’indagine della società, giungono alla
formulazione del progetto dell’ autonomia.
In realtà , il mio interesse per questo autore sorge dal fatto che egli elabora
una teoria politica volta ad emancipare l’individuo, riconoscendone la propria
identità e particolarità in un’epoca che sembra aver rubato l’essenza all’uomo.
I nostri tempi sembrano dominati dalla ricerca continua del “ piacere ”, dalla
soddisfazione ad ogni costo dei nostri desideri, i quali vengono sempre più
stuzzicati dalla pubblicità e dai mass media che pretendono di soddisfarli
attraverso una continua e martellante illusione di felicità. Fenomeno che in
effetti si verifica un po’ ovunque nei paesi “ civilizzati ” (Zygmunt Bauman
ritiene che ogni americano riceve ogni giorno circa tremila messaggi
14
pubblicitari) e che , come ha detto qualcuno, sta provocando una “distruzione
del desiderio”
7
.
Quindi la nostra è un’ epoca che ha la possibilità di ristabilirsi o lasciarsi
cadere nella perdizione del desiderio e del consumismo generalizzato.
Castoriadis offre una prospettiva degna di attenzione, degna di critica e ,
magari, perché no , anche di appoggio. Voglio solo ricordare che le sue opere
ebbero larga diffusione, nel suo apogeo (vale a dire quando la storia iniziò a
dargli ragione per quanto riguarda le idee formulate contro l’Unione
Sovietica) e che uno dei suoi curatori fu Octavio Paz nell’ America del sud.
Per questi e altri motivi che spero emergeranno man mano dalla mia
trattazione ho deciso di dedicare questo mio lavoro finale di carriera a un
pensatore libero, che ha cercato di insegnare la libertà e che , forse , può
riuscirci se lo si cerca di capire a fondo.
Il lavoro è diviso in quattro capitoli il primo dei quali indaga l’essere umano
durante la fase in cui l’individuo è una “ monade psichica ” vale a dire la fase
in cui egli , ripiegato su sé stesso , trova il soddisfacimento dei suoi desideri
tramite una rappresentazione narcisistica del reale . Questa fase viene da
Castoriadis definita, correggendo la definizione datane da Freud , come fase
autistica consistente appunto nel soddisfacimento senza intermediari (siano
essi oggetti o persone) e in via del tutto allucinatoria dei propri desideri da
parte del bambino.
7
Fabio Ciaramelli, La distruzione del desiderio. In quest’opera Ciaramelli propone un modello
interpretativo del desiderio secondo il quale questo (il desiderio) sarebbe in una fase di stallo poiché
minacciato da una pubblicità perentoria che non fa altro che annientare tale istinto. I desideri dei
singoli rappresentano i desideri che la società produce “in serie”. Per informazioni bibliografiche
rinvio alla bibliografia alla fine del lavoro.