8 
 
 
Laurea del Dipartimento Arte Musica Spettacolo; grazie a ciò si è 
potuto indagare sul loro iter personale: dal tipo di invalidità da cui 
sono affetti al loro percorso scolastico, dalla loro iscrizione 
all’Università allo stile di vita attuale. 
L’Università di Bologna è la più antica Università d’Italia e viene 
anche annoverata tra gli Atenei che hanno offerto maggiori servizi 
agli studenti, abili e non (anche se in questo non è la prima, se si 
guarda a realtà quali quelle di Padova e di Roma 3).  Considerando 
i servizi offerti agli studenti con deficit, tra gli Istituti preposti si 
annoverano principalmente l’Azienda Regionale per il Diritto allo 
Studio e l’Ufficio Handicap dell’Università ma anche le singole 
Facoltà e le relative Segreterie, Biblioteche,… Quindi, per la 
stesura di tale elaborato, sono state effettuate anche delle interviste 
ai rappresentanti di tali Uffici, oltre che alla Dott.sa Scarazzini – 
responsabile degli studenti disabili presso l’Arstud -, al Dott. 
Roncarati e alla Dott.sa Nicotra – membri dell’Ufficio Handicap. 
Specificatamente, il primo capitolo analizza innanzitutto 
quantitativamente le persone disabili presenti in Italia e, in modo 
sommario, anche in tutta Europa: l’argomento viene introdotto 
dalla denuncia della mancanza di dati, per poi passare 
all’esposizione delle cifre relative alle diverse tipologie di 
handicap, alla loro presenza presso le famiglie o gli istituti e nelle 
diverse parti del territorio italiano, alla loro frequenza scolastica –
anche a seconda dei diversi gradi formativi-. Viene anche 
evidenziato l’aumento delle persone inabili colpite da trauma 
cranico. Per quanto riguarda, invece, i dati inerenti l’Europa essi 
fanno riferimento principalmente alla presenza delle persone 
disabili nelle scuole dei diversi Paesi europei: stupisce la 
sopravvivenza delle scuole speciali in alcuni di questi Stati. 
In seguito sono stati riportati i numeri relativi agli studenti con 
deficit presenti presso l’Ateneo bolognese: per costoro sono stati 
considerati l’anno di immatricolazione, l’età, il sesso, la sede e il 
tipo di Facoltà presso la quale sono iscritti. 
9 
 
 
E’ stato poi attuato un breve excursus legislativo inerente le 
regolamentazioni sulla presenza degli studenti disabili nelle 
Università italiane e sui servizi di cui essi possono godere al loro 
interno, ma anche sulle figure e sugli Uffici atti a mettere in pratica 
tali leggi: il Delegato del Rettore per l’Handicap e l’Ufficio 
Handicap dell’Università. Per ciascuna di tale istituzione sono stati 
analizzati non solo i loro compiti, ma anche la loro rappresentanza 
all’interno dell’Università bolognese e le loro attività svolte nel 
corrente Anno Accademico.  
L’ultima parte del capitolo è dedicata alla ricerca universitaria nel 
campo dell’handicap.  
Il secondo capitolo prosegue l’analisi di tutte le offerte rivolte agli 
studenti disabili, analizzandone dettagliatamente le figure preposte 
e gli Istituti coinvolti. Tra questi si cita inizialmente la figura dello 
studente - tutor istituita da parte dell’Ufficio Handicap: si 
considerano quindi le sue funzioni e i suoi obiettivi, la sua 
attuazione, la sua formazione e il monitoraggio durante lo 
svolgimento della sua attività, le esperienze sinora realizzate. 
In un secondo momento, si analizzano i servizi concessi 
dall’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio: vengono 
celermente citati quelli rivolti a tutti gli studenti iscritti 
all’Università, per poi specificare quelli destinati a coloro che sono 
affetti da qualche handicap e quelli per gli studenti che scelgono di 
prestare un’attività di volontariato nei confronti dei ragazzi disabili. 
Si descrive, infine, l’applicazione di tali benefici durante l’Anno 
Accademico 2001/02. 
L’Ufficio Handicap, oltre ad offrire le diverse prestazioni già 
considerate, si è preoccupato di garantire una piena integrazione 
all’interno dell’Ateneo sia degli studenti con deficit sia del 
personale ivi impiegato e affetto da una qualche inabilità. Per 
soddisfare tale proposito esso si è rivolto all’èquipe del Progetto 
Calamaio –appartenente al Centro Documentazione Handicap di 
Bologna- il quale, attraverso attività ludiche e ricreative, cerca di 
far conoscere l’handicap a coloro che generalmente non ne 
10 
 
 
vengono coinvolti e che, spesso, sono influenzati dai pregiudizi 
presenti nella nostra società: esso, quindi, cerca di realizzare e 
diffondere una “nuova cultura dell’handicap”, partendo proprio dai 
bambini delle scuole di ogni ordine e grado sino a rivolgersi anche 
al mondo del lavoro e, ultimamente, anche a quello universitario. Il 
capitolo terzo descrive, quindi, le attività svolte dal gruppo 
Calamaio e i diversi progetti da loro realizzati. Infine si descrivono 
i tre incontri, realizzati nel gennaio- febbraio 2002, condotti dagli 
operatori del Calamaio e rivolti al personale di alcune Biblioteche 
dell’Università di Bologna. 
Attraverso questi tre capitoli si cerca di informare gli studenti 
disabili ma anche coloro che offrono i servizi all’interno 
dell’Ateneo. Fornendo un adeguato rapporto sulle opportunità 
esistenti, si vuole metterle in pratica, migliorando così la vita 
universitaria di ciascun studente inabile.  
Il quarto capitolo riporta l’analisi dettagliata delle interviste rivolte 
agli studenti disabili iscritti all’Università di Bologna; per ciascuno 
sono stati presi in considerazione i diversi  aspetti della vita: i dati 
anagrafici; le abitazioni presso le quali dimorano sia nella città 
universitaria sia nella città di residenza; le uscite; i luoghi di studio 
e, quindi, le Facoltà alle quali sono iscritti ma anche  le 
Biblioteche, le librerie, gli altri Uffici; l’impegno civile e il tempo 
libero; l’eventuale svolgimento della tesi di laurea e la possibile 
occupazione lavorativa; i viaggi; i mezzi e i modi di 
comunicazione.  
Il quinto capitolo si concentra sull’analisi degli incontri con i 
Presidi delle Facoltà considerate ma anche con il personale delle 
Portinerie, delle Segreterie, delle Biblioteche e, infine, con i 
rappresentanti degli studenti delle relative Facoltà.   
L’intento degli ultimi due capitoli era quello di mettere a confronto 
le due facce di una stessa realtà, in modo tale da evidenziare i suoi 
punti di forza ma anche e soprattutto le sue carenze: quest’ultimo 
aspetto non vuole rappresentare una critica in negativo, bensì uno 
stimolo dal quale partire per cercare di migliorare la situazione 
11 
 
 
esistente. Proprio per questo sono stati riportati dei suggerimenti 
personali e, in particolare, quelli delle persone incontrate per 
migliorare qualitativamente l’inserimento nell’Università e nel 
contesto sociale delle persone disabili.  
Si ringraziano il prof. Canevaro e Capecchi che mi hanno dato la 
possibilità di realizzare tale elaborato che rappresenta un’analisi 
dettagliata del personale percorso universitario, essendo la 
sottoscritta affetta da deficit motorio. I ringraziamenti vanno anche 
a tutte le persone incontrate e che mi hanno permesso, dedicandomi 
buona parte del loro tempo, di raccogliere i dati riportati: sia alle 
personalità occupate presso l’Università di Bologna, ma anche e 
soprattutto ai ragazzi ai quali è stato chiesto di ripercorrere parte 
della loro vita –cosa che immagino non sia stata sempre facile!-. 
Non voglio dimenticare il gruppo del Calamaio che, non solo mi ha 
fornito le informazioni necessarie, ma mi ha permesso anche di 
partecipare e collaborare direttamente alle loro attività. Infine 
ringrazio Monica per gli utili consigli e tutti coloro che hanno 
permesso e supportato la mia carriera universitaria.  
 
 
12 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
CAPITOLO PRIMO 
13 
 
 
 
 
CAPITOLO PRIMO 
UNIVERSITA’ E STUDENTI DISABILI 
 
1.1  DATI STATISTICI SULLA PRESENZA DELLE 
PERSONE DISABILI IN ITALIA 
Parlare di dati statistici relativi agli studenti disabili che 
frequentano l’Università non è facile, così come non è lo è rilevare 
quantitativamente tutte le persone con deficit presenti in Italia. Ciò 
innanzitutto a causa del fatto che molti ancora non dichiarano il 
loro deficit fisico: purtroppo i pregiudizi sono ancora troppi, per cui 
si preferisce nascondere tale situazione. L’ignoranza statistica 
riguarda soprattutto gli adulti disabili: finché la persona disabile è 
presente nella scuola si è a conoscenza della sua esistenza ma, una 
volta che viene accudito unicamente dalla famiglia, quest’ultima 
tende a nasconderla. Inoltre  
“in Italia gli interventi sull’handicap spettano a molti Ministeri ed 
Enti, ognuno dei quali rileva i dati statistici necessari al 
monitoraggio di ciò che è di sua competenza, ma ciò che viene 
rilevato non fa sempre riferimento alle stesse persone e poiché 
anche i termini “handicap, disabilità, invalidità, inabilità” 
rimandano a significati differenti, i dati esistenti si riferiscono a 
realtà di volta in volta diverse.” 
2
 
Per ovviare a tale mancanza, l’ISTAT in collaborazione con i vari 
Ministeri, con le Regioni, con i Comuni, con gli Enti istituzionali e 
con le Associazioni sta progettando un Sistema Informativo 
sull’Handicap. Questo,  previsto dall’art. 91 bis della legge 162/98, 
ha l’obiettivo di quantificare i disabili, catalogarli in base alla 
                                                 
2
 C. Hanau,  “I numeri sull’handicap: presentazione del sito www.handicapincifre.it”, Ministero del Lavoro e delle 
Politiche Sociali – Istituto Nazionale di Statistica. 
14 
 
 
tipologia del deficit, analizzare le loro esigenze ed i servizi offerti
3
. 
Sinora l’ISTAT si è interessato di quantificare totalmente i soggetti 
disabili presenti in Italia e di classificarli in base al sesso e alle 
fasce d’età d’appartenenza; una categoria a parte è rappresentata 
dai soggetti con Sindrome di Down. L’importanza che viene data 
alle conoscenze statistiche è dovuta al fatto che solo conoscendo 
bene la realtà è possibile intervenire su questa programmando 
adeguatamente le risorse a disposizione. 
Sulla base dei dati ISTAT
4
 rilevati nel 1994, è possibile affermare 
che le persone disabili sono 2.677.000 –pari al 5% della 
popolazione- di cui 900.000 hanno un deficit grave; tra loro 
2.362.000 vivono presso le famiglie di appartenenza  e 750.000 di 
queste hanno un deficit grave. La maggior parte di costoro è affetta 
da deficit motorio (900.000 persone), seguita da persone sorde 
(590.000), da disabili mentali (309.000), da non vedenti (370.000) 
e da sordomuti (45.000); inoltre la maggioranza di tali persone è 
rappresentata da anziani i quali, a loro volta, sono prevalentemente 
donne. Bisogna poi ricordare coloro che sono affetti da malattie 
invalidanti, quali l’epilessia o l’Alzheimer. L’analisi statistica può 
proseguire esaminando la presenza delle persone disabili nelle 
diverse zone d’Italia: si osserva un tasso di disabilità del 6% 
nell’Italia insulare e del 5,2% nell’Italia Meridionale, mentre esso 
scende al 4,4% nell’Italia Nord-Orientale e al 4,3% nell’Italia 
Nord-Occidentale; nell’Italia Centrale si ha un tasso di disabilità 
del 4,8%. La stessa struttura geografica si osserva per gli uomini e 
per le donne. 
Le ultime ricerche a disposizione, svolte nel 2001 su tutto il 
territorio italiano, rilevano un numero di persone disabili pari a 
2.824.000, di cui 96.0000 maschi e 1.864.000 femmine; queste 
ultime vengono maggiormente colpite da disabilità in quanto hanno 
una longevità maggiore.  
                                                 
3
 Intervento di C. Hanau durante la 1° Conferenza Regionale sulle Politiche dell’Handicap organizzato dalla Regione 
Emilia Romagna in collaborazione con ASPHI. 
4
 www.handicapincifre.it 
15 
 
 
La scuola rappresenta il terreno in cui è più facile evidenziare la 
presenza di ragazzi disabili, anche se permangono due difficoltà: 
quella inerente la classificazione del tipo di deficit e quella relativa 
all’ottenere i dati in possesso del Ministero della Pubblica 
Istruzione: quest’ultimo, infatti, esegue delle analisi di tipo tecnico 
– disciplinare su tutti gli alunni, ma questi dati non possono essere 
trasmessi a livello nazionale
5
.  
L’Italia è uno dei pochi Paesi nei quali le persone disabili sono in 
grandissima parte integrate nelle scuole normali. Il numero degli 
studenti che frequentano la scuola e che presentano un deficit è pari 
a 130.000 unità: l’11% di questi ha un’invalidità motoria, il 5% 
sono sordi, il 2% sono non vedenti e l'82% sono insufficienti 
intellettivi. Il basso indice relativo alla presenza degli studenti non 
udenti all’interno della scuola italiana è influenzato dalle difficoltà 
lessicali di tali soggetti mentre, per quanto riguarda la causa della 
bassa frequenza scolastica di persone non vedenti, si potrebbe 
affermare che ciò è influenzato dalle loro difficoltà nel reperire il 
materiale didattico e gli ausili loro necessari; infine, si può notare 
che nella scuola italiana  è presente una percentuale relativamente 
elevata di studenti con deficit intellettivo i quali, però, scompaiono 
nelle Università il cui accesso è sinora negato alle persone con tale 
tipo di patologia. La percentuale di coloro che non vengono istruiti 
è ancora abbastanza alta: essa, infatti, si aggira attorno ad un valore 
pari al 32%. Quest’ultimo indice raggiunge addirittura il 40 % se la 
stessa persona è colpita da più tipi di disabilità. Il numero delle 
donne (36,2%) prive di titolo è superiore rispetto a quello degli 
uomini (25,7%). Le persone normodotate prive di scolarizzazione 
sono solo il 5,2%. 
 La situazione peggiora, a sua volta, a mano a mano che si eleva il 
grado di istruzione: oggi sono molti di più i giovani disabili che 
giungono al conseguimento della laurea rispetto alle persone con 
un’età superiore alla loro. Ciò è una conseguenza delle leggi 
sull’integrazione e, contemporaneamente, risulta di buon auspicio 
                                                 
5
 Intervento di C. Hanau all’incontro pubblico “Piani di zona - Politiche dirette a favorire l’integrazione delle persone 
disabili”  organizzato dalla Provincia di Bologna. 
16 
 
 
per le generazioni future. Per quanto riguarda, invece, la loro 
suddivisione geografica il maggior numero di studenti con 
handicap che frequenta scuole di ogni ordine e grado è presente al 
Sud (37.594), seguito dal Nord Ovest (24.362), dal Centro 
(21.256), dalle isole (17.471) e, infine, dal Nord Est (16.068)
6
. 
Il rapporto tra persone disabili e non in possesso della laurea è di 1 
a 2 se si considera la fascia d’età compresa tra i 45 e i 64 anni; 
fortunatamente tale rapporto diminuisce se si considera la fascia 
d’età precedente (15-44 anni). 
Negli ultimi anni molti degli studenti disabili presenti nella scuola 
italiana hanno acquisito il deficit attraverso un trauma cranico, 
spesso procurato da un incidente stradale
7
: nel 1999 sono circa 
316.698 i traumatizzati cranici gravi sopravvissuti che hanno 
riportato esiti devastanti; purtroppo tale dato è in costante aumento, 
mentre fortunatamente diminuisce il numero dei morti. L’80% di 
questi sono maschi di età compresa fra i 18 ed i 34 anni e il 35% 
dei sinistri avviene in appena otto province (Bologna, Brescia, 
Firenze, Forlì, Genova, Milano, Roma, Torino). Questi soggetti 
necessitano di cure specifiche che tengano conto della 
riabilitazione, del trattamento farmacologico, ma anche 
dell’assistenza psicologica: spesso non accettano il deficit oppure 
ritengono che la loro sia una situazione temporanea. Per tutti questi 
motivi risulta loro più difficile chiedere aiuto e questo complica 
ulteriormente eventuali interventi assistenziali: bisognerebbe 
innanzitutto cercare di ovviare il problema a monte prevenendo tali 
situazioni attraverso cinture di sicurezza, caschi, air bag,… 
Per quanto riguarda la situazione in Europa
8
, la maggior parte degli 
studenti disabili è concentrata nella scuola primaria e diminuisce 
nettamente col passaggio alla scuola secondaria: nell’a.s.1991-1992 
in Spagna si è passati dal 79,8% (scuola primaria) al 12,4% (scuola 
secondaria); in Francia nello stesso anno dal 33,0% all’8,2%. 
                                                 
6
 Quadro socio – demografico sui disabili, Sistema Informativo – Servizio di Consulenza all’Attività Programmatoria – 
La scuola statale: sintesi dei dati – a.s. 1998/99; Ministero della Pubblica Istruzione.  
7
 www.unipd.it/H2000 
8
 www.handicapincifre.it 
17 
 
 
Sensibile inoltre la differenza tra le femmine ed i maschi che 
accedono ai vari gradi di istruzione. Tali indici sono influenzati 
anche dalla tipologia di deficit: la maggior parte degli studenti con 
deficit intellettivo abbandona la scuola precedentemente al 
conseguimento del titolo di studio. Invece Paesi come la Germania, 
la Spagna e la Francia registrano alti tassi di studenti con deficit 
sensoriali o fisici. Per quanto riguarda la differenza di inserimento 
nelle scuole normali o in quelle speciali, è possibile evidenziare 
una forte variazione a seconda dei Paesi considerati: mentre 
Irlanda, Italia, Lussemburgo e Portogallo privilegiano le scuole 
ordinarie, altri Stati come Grecia, Germania e Francia preferiscono 
le scuole speciali. Coloro che frequentano le scuole primarie presso 
scuole speciali difficilmente completano gli studi. 
Complessivamente si può affermare che la maggior parte dei 
disabili in Europa ha un basso livello di scolarizzazione che va 
dall’analfabetismo al compimento della scuola primaria: questo è 
ancora più vero per le femmine che non per i maschi.  Inoltre 
risulta strettamente correlata la gravità dello stato disabilitante con 
il grado di istruzione raggiunta: quanto più grave è l’handicap, 
tanto minore la scolarità raggiunta. 
18 
 
 
1.2 DATI STATISTICI SULLA FREQUENZA UNIVERSITARIA 
DEI DISABILI A BOLOGNA 
A livello nazionale non esistono rilevazioni inerenti la presenza di 
persone disabili nelle Università italiane; tali dati possono essere 
conosciuti solo attraverso ricerche specifiche presso ciascun 
Ateneo. 
Per quanto riguarda la situazione esistente a Bologna, sul sito 
Internet dell’Università
9
 è presente una sezione interamente 
dedicata all’analisi quantitativa degli studenti disabili iscritti: tali 
dati sono stati rilevati dall’Osservatorio Statistico dell’Alma Mater. 
Gli studenti immatricolati sono suddivisi secondo i seguenti 
parametri: 
- anno di immatricolazione; 
-  età; 
-  sesso; 
-  sede universitaria; 
- tipo di corso; 
- diploma di maturità; 
- Facoltà di iscrizione; 
- trend di crescita; 
- indagini campionarie. 
I dati presenti fanno riferimento agli Anni Accademici che vanno 
dal 1994 al 2001; mancano purtroppo quelli inerenti il corrente 
Anno Accademico. In ogni caso si possono effettuare le seguenti 
considerazioni: 
- analizzando l’età degli immatricolati in ciascun nuovo Anno 
Accademico, è possibile evidenziare che, per quanto riguarda il 
numero dei diciannovenni, questi hanno mantenuto un andamento 
abbastanza stabile: in media 35 studenti di diciannove anni si sono 
iscritti presso l’Università di Bologna. Sono, invece, aumentati gli 
iscritti la cui età si aggira sui 20 e 21 anni; mentre sono un po’ 
diminuiti coloro che si iscrivono dopo i ventuno anni.  
                                                 
9
 www.unibo.it/disabili/statistiche 
19 
 
 
- Per quanto riguarda, invece, il sesso degli studenti iscritti 
all’Ateneo nell’intervallo periodico considerato, c’è sempre stata 
una prevalenza di maschi; il numero di questi ultimi, però, è 
diminuito nel tempo, passando addirittura da 62 iscritti nell’Anno 
Accademico 1994-95 a 40 studenti iscritti nel 200-01. Le 
studentesse iscritte, invece, hanno mantenuto un andamento stabile 
negli anni, con qualche aumento negli Anni Accademici 1997-98 e 
2000-01, aggirandosi comunque sulle 35 unità.  
- Molti degli studenti disabili che si iscrivono all’Università di 
Bologna provengono dal liceo scientifico o da istituti tecnici 
commerciali oppure, infine, da scuole professionali; sono anche 
presenti studenti con titoli di studio stranieri. Negli anni tali dati 
non hanno subito enormi variazioni. 
- Le Facoltà più frequentate da studenti disabili sono Giurisprudenza, 
Lettere e Filosofia, Scienze della Formazione, Scienze 
Matematiche Fisiche e Naturali, Ingegneria ed Economia: 
prevalgono, quindi, Facoltà caratterizzate dallo studio di materie 
umanistiche, le quali sono anche tradizionalmente considerate 
“quelle più adatte ai disabili”. Inoltre la maggior parte di questi 
studenti è iscritta a Corsi di Laurea piuttosto che a Diplomi di 
Laurea. 
- Infine, per quanto concerne le sedi frequentate, prevale su tutte 
Bologna seguita in ordine decrescente da Forlì, Rimini, Ravenna e 
Reggio  Emilia. 
20 
 
 
1.3  LA LEGISLAZIONE SULL’INTEGRAZIONE 
UNIVERSITARIA 
Il diritto allo studio della persona con deficit è garantito dalla legge 
n. 104/’92: essa assicura il suo inserimento e la sua integrazione 
sociale; in particolare, l’articolo 8, lettera d prevede: 
“d) provvedimenti che rendano effettivi il diritto all'informazione e 
il diritto allo studio della persona handicappata, con particolare 
riferimento alle dotazioni didattiche e tecniche, ai programmi, a 
linguaggi specializzati, alle prove di valutazione e alla 
disponibilità di personale appositamente qualificato, docente e non 
docente”. 
Mentre l’articolo n. 14, comma 1 stabilisce che il Ministro della 
Pubblica Istruzione provveda:  
“a) all'attivazione di forme sistematiche di orientamento, 
particolarmente qualificate per la persona handicappata, con 
inizio almeno dalla prima classe della scuola secondaria di primo 
grado. 
…c) a garantire la continuità educativa fra i diversi gradi di 
scuola, prevedendo forme obbligatorie di consultazione tra 
insegnanti del ciclo inferiore e del ciclo superiore ed il massimo 
sviluppo dell'esperienza scolastica della persona handicappata in 
tutti gli ordini e gradi di scuola, consentendo il completamento 
della scuola dell'obbligo anche sino al compimento del 
diciottesimo anno di età; nell'interesse dell'alunno, con 
deliberazione del collegio dei docenti, sentiti gli specialisti di cui 
all'articolo 4, secondo comma, lettera l), del decreto del Presidente 
della Repubblica 31 maggio 1974, n. 416 , su proposta del 
consiglio di classe o di interclasse, può essere consentita una terza 
ripetenza in singole classi”. 
In particolare l’art. n. 16, comma 5 della suddetta legge prevede per 
gli studenti universitari un supporto nel superamento degli esami 
universitari, anche attraverso accordi col docente della materia e, se 
necessario, con il Consiglio di Facoltà. 
21 
 
 
La garanzia di integrazione della persona disabile all’interno 
dell’Università è concessa dall’art. 13 della legge 104: 
“ 1. L'integrazione scolastica della persona handicappata nelle 
sezioni e nelle classi comuni delle scuole di ogni ordine e grado e 
nelle università si realizza, fermo restando quanto previsto dalle 
leggi 11 maggio 1976, n. 360, e 4 agosto 1977, n. 517 anche 
attraverso:  
a) la programmazione coordinata dei servizi scolastici con quelli 
sanitari, socio-assistenziali, culturali, ricreativi, sportivi e con 
altre attività sul territorio gestite da enti pubblici o privati. A tale 
scopo gli enti locali, gli organi scolastici e le unità sanitarie locali, 
nell'ambito delle rispettive competenze, stipulano gli accordi di 
programma di cui all'articolo 27 della legge 8 giugno 1990, n. 142. 
Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, 
con decreto del Ministro della Pubblica Istruzione, d'intesa con i 
Ministri per gli Affari Sociali e della Sanità, sono fissati gli 
indirizzi per la stipula degli accordi di programma. Tali accordi di 
programma sono finalizzati alla predisposizione, attuazione e 
verifica congiunta di progetti educativi, riabilitativi e di 
socializzazione individualizzati, nonché a forme di integrazione tra 
attività scolastiche e attività integrative extrascolastiche. Negli 
accordi sono altresì previsti i requisiti che devono essere posseduti 
dagli enti pubblici e privati ai fini della partecipazione alle attività 
di collaborazione. 
b) la dotazione alle scuole e alle università di attrezzature tecniche 
e di sussidi didattici nonché di ogni altra forma di ausilio tecnico, 
ferma restando la dotazione individuale di ausili e presìdi 
funzionali all'effettivo esercizio del diritto allo studio, anche 
mediante convenzioni con centri specializzati, aventi funzione di 
consulenza pedagogica, di produzione e adattamento di specifico 
materiale didattico;  
c) la programmazione da parte dell'università di interventi 
adeguati sia al bisogno della persona sia alla peculiarità del piano 
di studio individuale;