Nei bilanci bancari si sono così diffuse sempre di più tre nuove categorie di
operazioni:
- Garanzie (contingent liabilities) - es. bid bond, performance bond, ecc.
- Impegni di affidamenti (commitments) - es. linee di credito stand-by, back-
up facilities ecc.
- Transazioni di mercato (market related transactions) - es. futures, FRAs,
swap ecc.
Nuove operazioni e dunque maggiore attenzione da parte delle banche nella
gestione dei rischi di credito, di liquidità e di mercato derivanti dalle stesse. E da qui,
chiaramente, l'esigenza di poter disporre innanzitutto di personale formato ed in grado
di cogliere le implicazioni e le peculiarità di queste forme tecniche, oltre che la
necessità di adeguare il sistema di rilevazione dei dati, per poter avere sempre sotto
controllo la situazione aziendale tanto per i profili di rischio, quanto per adempiere alle
normative previste dall'Autorità di Vigilanza.
L'analisi in dettaglio di due forme tecniche di particolare rilievo, come gli
swaps e le back-up facilities, permette di approfondire le osservazioni appena
presentate.
In conclusione si presenta una domanda: la tradizionale operatività bancaria,
incentrata sulla raccolta di deposito e l'erogazione di prestiti, può convivere con tal
modo innovativo di operare? La risposta è affermativa. L'esercizio congiunto delle due
tipologie di offerta dà alle banche la possibilità di strutturare meglio i propri interventi
e di conciliare più facilmente le esigenze della clientela con quelle proprie di
mantenimento dei propri equilibri di gestione e di tutela della presenza sul mercato.
NASCITA E SVILUPPO
DELLE OPERAZIONI FUORI BILANCIO
1. SCENARIO DI RIFERIMENTO.
Nel corso degli anni ottanta, i sistemi finanziari hanno subito profondi
mutamenti, legati, in particolare, all'intensificarsi delle pressioni competitive,
alla diffusione di nuovi prodotti e all'affermazione di nuovi circuiti di collega-
mento tra le unità in surplus e in deficit.
Tale processo evolutivo ha avuto le sue basi in un insieme di fattori che
hanno operato da stimolo, i più importanti dei quali sono stati i seguenti.
- A livello macroeconomico, si è registrata una maggiore volatilità dei tassi di
interesse e di cambio
In particolare, a tale risultato hanno contribuito l'inflazione, frutto soprattutto
dei due shock petroliferi del 1973 e del 1979; il passaggio dal regime di cambi
fissi a quello di cambi flessibili, in seguito all'abbandono degli accordi di
Bretton Woods; la maggiore interdipendenza tra le economie dei diversi
Paesi, conseguenza dei crescenti scambi di beni, servizi e capitali.
La variabilità dei suddetti valori ha accresciuto l'incertezza dei contesti di ri-
ferimento, determinando un maggiore rischio per gli operatori economici.
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- Sono intervenuti mutamenti strutturali nei flussi mondiali di risparmio e di
investimento, causati dal crollo del surplus dei Paesi OPEC, rimpiazzato dalla
crescita degli avanzi del Giappone e della Germania, e dalla crisi debitoria dei
Paesi in via di sviluppo (PVS), accompagnata dal passaggio degli Stati Uniti
al ruolo di prenditore netto di fondi.
Questa situazione si è scaricata in gran parte sul sistema bancario, che si è
trovato a dover fronteggiare due fenomeni di notevole gravità.
Da un lato, le perdite dovute all'insolvenza delle Nazioni povere, i cui piani di
sviluppo erano stati finanziati proprio dal sistema bancario, e il deflusso dei
fondi dai Paesi Arabi, tradizionali clienti delle banche, per via della loro
predilezione per uno strumento caratterizzato da un alto grado di liquidità
come il deposito bancario.
Dall'altro, la preferenza dei nuovi prenditori e portatori di surplus per il colle-
gamento diretto, con il conseguente rifiuto dell'intermediazione bancaria; i
primi, infatti, riuscivano a collocare i propri titoli sostenendo costi inferiori
rispetto a quelli previsti per un prestito, mentre i secondi, ritenendo insoddi-
sfacente la qualità delle passività finanziarie emesse dalle banche, preferivano
puntare su altri prenditori, allora più affidabili.
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- Nei mercati finanziari dei diversi Paesi si è proceduto ad un allentamento
delle norme esistenti, allo scopo di ridurre le barriere protettive e introdurre
maggiori elementi di competitività.
La tendenza a diffusi processi di "deregulation" si è presentata in tutto il
mondo, seppure con radici diverse. In particolare, negli USA notevoli spinte
in tal direzione sono giunte dalle pratiche di aggiramento della "Regulation
Q" e dai problemi incontrati dalla FED nella gestione della politica moneta-
ria; in ambito CEE, invece, l'abbattimento dei vari divieti è stato improntato al
tentativo di creare un comune denominatore normativo tra le diverse Nazioni,
allo scopo di facilitare l'integrazione.
- Si è registrato il progressivo ingresso dei mezzi informatici e telematici nei
mercati finanziari, il che ha reso possibile l'affinamento nonchè la velocizza-
zione delle varie operazioni (soprattutto di trasferimento di fondi), abbattendo
i costi ad esse correlati.
Inoltre i supporti informatici sono stati d'aiuto per il trattamento delle infor-
mazioni assunte e per lo sviluppo di un'attività di pianificazione e controllo
all'interno delle varie aziende.
I fattori suddetti, interagendo tra di loro, hanno portato alla situazione
sinteticamente anticipata in partenza, caratterizzata da livelli di competitività
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tra gli operatori e tassi di crescita dell'innovazione finanziaria mai conosciuti in
precedenza.
- Per quanto riguarda l'aspetto competitivo, vanno evidenziati almeno due ca-
ratteri fondamentali.
Innanzitutto la competizione ha coinvolto in maniera sempre più massiccia
soggetti diversi dagli operatori finanziari e creditizi in senso stretto; special-
mente i Governi e le grandi imprese hanno sperimentato un metodo più diret-
to di gestire la propria finanza, proponendo sempre più in prima persona
nuove operazioni finalizzate al reperimento di risorse.
In secondo luogo, la competitività fra i soggetti non si è mantenuta all'interno
dei confini nazionali, ma è andata oltre, portando con sè una progressiva in-
tegrazione dei singoli mercati.
A sua volta, la crescita della concorrenza ha contribuito alla diffusione di
una cultura più aperta al cambiamento in un ambiente, quello finanziario, tra-
dizionalmente conservatore.
I fenomeni innovativi hanno riguardato tanto i processi di collegamento
tra le unità in surplus e in deficit, quanto la creazione di nuovi prodotti.
- Sotto il primo aspetto, al tradizionale orientamento agli intermediari si è an-
dato via via sostituendo l'orientamento al mercato, determinando così lo spo-
9
stamento dei flussi di credito dalla tradizionale forma del prestito a quella del
finanziamento diretto
1
.
Tale inversione di tendenza si è concretizzata in un forte incremento
nell'emissione di "Securities" (titoli), da cui è stato coniato il termine di
"Securitization", che fa appunto riferimento al generalizzato processo di car-
tolarizzazione dei rapporti debito - credito intervenuto nei mercati finanziari.
- I nuovi prodotti, a loro volta, hanno risposto a due ordini di esigenze degli
operatori: il trasferimento di ricchezze ed il trasferimento del rischio indipen-
dentemente dal trasferimento di ricchezze
2
(c.d. "Prodotti Derivati")
3
.
1
Si consideri che nel periodo 1982-1985, i prestiti bancari internazionali sono diminuiti
da 90 miliardi di dollari a 53, mentre, nello stesso periodo, le FRNs in eurodollari e le
europaper son passate da circa 14 miliardi di dollari a 105 - cfr. A.Gulisano, L'Euromercato,
1988, p.117.
2
Cfr. G.Szegö, F.Paris, G.Zambruno, Mercati finanziari e attività bancaria
internazionale, 1988, p.18
3
La denominazione deriva dalla loro provenienza da un'operazione di indebitamento
conclusa da un prenditore; da essa, infatti, vengono stralciati alcuni rischi che vengono
racchiusi in appositi "contenitori" che possono, a loro volta, essere trasferiti sul mercato - cfr.
L.Tripepi, I rischi di credito dei prodotti derivati, Bancaria n.12/1990.
10
In particolare, i nuovi strumenti di raccolta / investimento son stati frutto
specialmente della competizione nel reperimento di risorse tra i Governi e le
grandi imprese industriali, i quali, di fronte ai propri crescenti fabbisogni fi-
nanziari, si sono adoperati per proporre ai detentori di surplus diverse oppor-
tunità di investimento per ottenere i fondi da essi detenuti.
D'altro lato, lo sviluppo dei prodotti deputati al solo trasferimento del rischio
ha rappresentato l'esito della ricerca degli operatori di soluzioni tali da attutire
il più possibile gli effetti negativi che l'accentuata instabilità dei tassi di in-
teresse e di cambio poteva produrre sui loro portafogli o sulle transazioni
commerciali.
I Governatori delle Banche Centrali hanno seguito con grande attenzione
questo processo evolutivo.
L'innovazione, di processo e di prodotto, e gli impatti dei fenomeni esa-
minati sul sistema bancario hanno infatti portato con sè sia svariati motivi di
preoccupazione sia l'esigenza di superare le vecchie forme di controllo sul si-
stema bancario per predisporne di nuove, più consone alla rinnovata situazione.
Più precisamente, i Governatori temevano per l'eccessivo rigonfiamento
di attività finanziarie, conseguenza del fenomeno della "Securitization", giac-
chè, contestualmente all'incremento delle emissioni dei titoli, cresceva la pro-
babilità che il sistema venisse travolto da crisi di liquidità; in aggiunta, i loro
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timori in proposito erano rinforzati dal fatto che il collettore di queste crisi sa-
rebbe potuto essere il sistema bancario, in quanto sempre più impegnato in at-
tività a sostegno dell'emissione dei titoli, in una fase in cui esso, tra l'altro, di-
sponeva ormai di una minore reattività alle esigenze di liquidità degli operatori,
a causa della sua base più ristretta.
Nell'ambito dei nuovi prodotti poi, l'attenzione delle Autorità era centrata
prevalentemente sugli strumenti finalizzati alla copertura dei rischi di mercato
e, specialmente, alle nuove esposizioni creditizie da essi derivanti. Il crescente
utilizzo di queste forme tecniche da parte degli operatori, mossi dalla possibi-
lità di migliorare le proprie posizioni, poteva infatti condurre ad un'eccessiva
concentrazione del rischio di credito a livello aggregato, sollevando in tal
modo il problema delle eventuali ripercussioni del fallimento di un operatore
sugli altri.
Come anticipato, gli effetti sul sistema bancario dell'innovazione finan-
ziaria, della più agguerrita concorrenza nei mercati finanziari e della crisi debi-
toria dei PVS hanno inoltre spinto le Banche Centrali ad adottare nuove forme
di controllo, al fine di limitare i margini di vulnerabilità del sistema stesso.
In particolare, le aziende di credito son state indotte a procedere ad un
rafforzamento patrimoniale in funzione degli aspetti quantitativi e qualitativi
della propria operatività. Duplice è stato lo scopo di tale provvedimento: da un
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lato si è mirato a riconquistare la fiducia degli investitori, ridottasi dopo la crisi
di solvibilità dei PVS, attraverso la presentazione di un sistema bancario solido
da un punto di vista patrimoniale; dall'altro, seppur in maniera costrittiva, le
aziende di credito son state stimolate a porre maggiore attenzione sulla varia-
bile del patrimonio, elemento imprescindibile al fine di sostenere i mutamenti
necessari per contrastare la crescente concorrenza.
Le Autorità di Vigilanza hanno inoltre dovuto prestare costante attenzio-
ne alle tecniche affinate dalle banche allo scopo di eludere i vincoli ad esse
imposti, fra le quali le operazioni c.d. "Fuori Bilancio" hanno senz'altro rappre-
sentato il caso più evidente e preoccupante.
A livello più generale, si tenga presente che i cambiamenti intervenuti
hanno portato le politiche delle Autorità di Vigilanza a indirizzarsi verso una
maggiore apertura agli stimoli concorrenziali e un maggiore riguardo
all'aspetto imprenditoriale dell'attività bancaria.
La maggiore integrazione fra i mercati e la natura dei nuovi circuiti
hanno reso inevitabile un maggiore coordinamento tra le Banche Centrali, evi-
denziando inoltre l'esigenza di un collegamento tra Banca Centrale e altre Isti-
tuzioni di Sorveglianza del funzionamento dei mercati finanziari.
Da tale scenario descritto sinteticamente, è possibile cogliere le ragioni
della evoluzione dell'attività delle banche.
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2. EVOLUZIONE DELL'ATTIVITA' BANCARIA.
In virtù della situazione creatasi durante gli anni ottanta, le banche hanno
perso il ruolo di interlocutrici privilegiate dei vari operatori, tradizionalmente
ricoperto nell'ambito dei sistemi finanziari. Tale ruolo aveva avuto la sua mas-
sima espansione nel corso del decennio precedente, nel quale il sistema banca-
rio era stato il referente privilegiato dai "grandi" detentori (i Paesi OPEC) e dai
"grandi" prenditori (i PVS) di surplus finanziari per l'investimento / reperi-
mento delle risorse.
La perdita di tale funzione si è tradotta in ampi processi di disinterme-
diazione del passivo e dell'attivo delle aziende di credito, che si son basati es-
senzialmente su due elementi:
- una minore convinzione, tanto da parte delle unità in surplus che di quelle in
deficit, circa i vantaggi che la banca, come intermediario di fondi, poteva of-
frire loro;
- l'incapacità dei prodotti offerti a soddisfare le esigenze dei clienti.
Per quanto riguarda il primo aspetto, il manifestarsi della crisi debitoria
dei PVS ha ridotto la fiducia dei risparmiatori nell'abilità delle banche di valu-
tare il merito creditizio delle unità in disavanzo, spingendoli a scegliere diret-
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tamente i prenditori cui affidare i propri capitali, piuttosto che affidarsi alle
scelte delle aziende di credito.
Per i prenditori, invece, il costo sempre maggiore connesso all'otteni-
mento dei finanziamenti dagli intermediari bancari non ha più giustificato il ri-
corso a tale canale di approvvigionamento, in quanto non si verificava l'abbat-
timento degli oneri che lo stesso prenditore avrebbe dovuto sostenere in loro
assenza.
Per quel che concerne l'inidoneità dei prodotti offerti, dal lato dei ri-
sparmiatori il diffondersi di maggiori spinte inflazionistiche, date le basse re-
munerazioni concesse sui depositi bancari, ha incrementato notevolmente il
costo-opportunità legato alla detenzione di tale strumento, senza tener conto
del fatto che la presenza nei bilanci bancari delle quote dei prestiti ai PVS ha
reso il deposito un investimento più rischioso rispetto alle alternative a dispo-
sizione.
Dall'altro lato, le forme di negoziazione dei prestiti non hanno fornito ri-
sposte sufficienti ai prenditori in merito specialmente alle loro esigenze di
stabilità delle fonti, necessaria per sostenere gli investimenti crescenti, e di ela-
sticità della posizione debitoria, indispensabile per poter rispondere pronta-
mente alle proprie occorrenze finanziarie, nonchè ai mutamenti nelle condi-
zioni di mercato.
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La tendenza generalizzata dei mutuanti e dei mutuatari di prediligere il
collegamento diretto ha posto dunque le banche di fronte ad una situazione che
si andava caratterizzando per la progressiva minore disponibilità di risorse da
investire e per un ulteriore deterioramento del conto prestiti, dovuto al fatto che
solo i mutuatari di basso standing, non potendosi presentare sui mercati, si
rivolgevano a loro.
Va inoltre aggiunto che la riduzione del conto prestiti ha portato con sè il
calo degli interessi attivi, tradizionale fonte di reddito delle aziende di credito,
rendendo ancora più urgente l'esigenza di rinvenire nuove attività produttrici di
ricavi.
Vista la portata dei mutamenti in corso, il sistema bancario si è perciò
trovato di fronte ad un bivio: accettare la sfida di adeguare la propria mentalità
e il proprio modo di operare ai nuovi contesti, così da continuare a svolgere un
ruolo di primo piano nei sistemi finanziari, oppure venire confinato nelle aree
marginali di mercato.
Data per scontata la scelta della prima via, è opportuno chiarire cosa essa
ha comportato.
Innanzitutto, come anticipato, si è reso necessario un cambiamento di
mentalità; infatti, la maggiore cura posta dai vari soggetti alla soluzione dei
propri problemi di carattere finanziario, ha sollecitato le banche ad abbando-
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nare l'attività incentrata prevalentemente su prodotti di massa, e a predisporre
nuovi strumenti che soddisfacessero le esigenze della clientela e fossero con-
correnziali. Da una concezione di banca-impresa orientata al prodotto si dove-
va dunque passare ad una concezione di banca-impresa orientata al mercato.
Questo mutamento, sollecitato dal bisogno di dover contrastare gli opera-
tori avversari proponendo alla clientela prodotti qualitativamente validi e ap-
petibili in termini di prezzo, ha richiesto adeguamenti opportuni alla struttura
operativa. Questi si son concretizzati nell'avvalersi dei nuovi supporti informa-
tici, tanto per il trattamento delle operazioni, quanto per una razionalizzazione
dell'organizzazione interna, e nella ridestinazione del personale, liberato grazie
ai nuovi strumenti tecnologici dallo svolgimento di diverse operazioni, oltre
che in una sua riqualificazione.
E' chiaro che, data la riduzione della tradizionale fonte di ricavo e data la
maggiore competitività presente, solo il funzionamento efficiente della propria
struttura, necessario per offrire i propri servizi di intermediazione a prezzi al
tempo stesso competitivi ed in linea con i rischi assunti, avrebbe d'ora in avanti
garantito alle aziende bancarie la permanenza nel mercato.
Dal punto di vista operativo, le banche non si sono limitate a subire la
"Securitization", ma hanno anzi ricoperto un ruolo attivo nell'ambito dei pro-
cessi di cartolarizzazione in atto nei mercati; in particolare, le aziende di credi-
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to si sono inserite nei suddetti processi sia in maniera diretta, al fine di risol-
vere propri problemi di gestione quali l'elevato grado di immobilizzo dell'attivo
o la carenza di risorse, sia in maniera indiretta, sviluppando un nuovo modo di
operare incentrato sull'attività di assistenza dei prenditori operanti sui mercati
dei capitali.
Per quanto riguarda i problemi di gestione, va sottolineato come le
aziende di credito abbiano progressivamente applicato le tecniche di cartola-
rizzazione ai propri attivi, sfruttando in particolare i crediti con caratteristiche
comuni, a fronte dei quali venivano emessi titoli
4
.
4
Si parla in tal caso dei c.d. "asset backed securities", sviluppatisi negli USA già a
partire dagli anni settanta con i prestiti immobiliari ipotecari, c.d. "mortgage backed
securities"; per un'analisi dettagliata delle fasi principali della securitization dei crediti bancari,
cfr. E.Roussakis, Il credito bancario si evolve e diventa securitization, Bancaria n.3/1990