Tesi di Laurea
Facoltà: Psicologia
Autore:
Marco Avena
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Marco Avena
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1.1.1 L’interpretazione religiosa e profana dei sogni: un excursus
storico
Le prime testimonianze scritte del sonno e dell’attività onirica ad esso collegata
risalgono al III-II millennio a.C., da un poema epico assiro-babilonese scritto in caratteri
cuneiformi, ricavato da un centinaio di tavolette di argilla ritrovate a Ninive. Il poema
prende il nome dal protagonista, Gilgamesh, che affronta avventure di ogni genere alla
ricerca del segreto dell’immortalità. In tale componimento appare evidente la funzione
che il sogno aveva di messaggero di disegni divini. La decifrazione dei piani degli Dei
da parte dei sacerdoti della comunità inaugurava
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discussioni pubbliche che avrebbero
portato a cambiamenti sociali in funzione del contenuto dei messaggi. Nel poema di
Gilgamesh le immagini oniriche sono considerate delle risposte alle invocazioni al Dio
del sole affinché comunichi profeticamente, attraverso i sogni, le conseguenze
all’eventualità di attaccare o meno il nemico. I sogni venivano di conseguenza trattati
come responsi da intendere in chiave divinatoria. L’oniromanzia (dal greco “oneiros”,
sogno, e “manteia”, divinazione) è forse la più antica arte divinatoria dell’umanità.
Nell’antico Egitto i sogni erano importanti ed esisteva una oneirocritica tesa a
rilevare il loro carattere simbolico. La più antica “chiave ai sogni” è quella egizia,
inclusa nel papiro Chester-Beatty III. Data 2000 a.C. il Libro dei sogni ieratico, redatto
in Egitto al fine di fornire una spiegazione ai sogni più comuni in quel tempo. Da tale
“dizionario” dei sogni si potevano trarre indicazioni di auto-cura, usando le immagini
oniriche quali indicatori dello stato psicofisico del sognatore. Nasce infatti in Egitto
quella che può essere denominata come “medicina onirica”, affidata al sha’ilou, un
sacerdote che conosceva le formule per far inviare o per evitare certi sogni.
Aristotele (nato nel 384 a.C.) fu forse il primo a fare del sogno un problema
psicologico, considerandolo, nel De divinatione, una naturale attività di pensiero
durante il sonno. Non riteneva il sogno di origine divina, ma naturale. Concludeva
quindi che, il Dio che parlava nei sogni, altro non era che il "demone" interiore.
Ma è opera di Artemidoro di Daldi (135-200 d.C.), medico nativo di Efeso,
l’opera più famosa sui sogni. La sua Oneirocritica proponeva l’ipotesi secondo cui i
sogni potessero essere un appagamento notturno dei desideri del giorno – ipotesi che
venne poi ripresa da Freud a distanza di molti secoli. Artemidoro distingueva cinque tipi
di sogni: i sogni simbolici, le visioni diurne, i sogni oracolari contenenti rivelazioni
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Questo può essere considerato come un esempio di come i sogni possono modificare la realtà
quotidiana nel momento in cui ad essi viene data importanza.
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