Sintesi
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Introduzione
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Introduzione
Negli ultimi anni profonde modifiche hanno interessato lo scenario
competitivo internazionale dell’ industria ceramica.
Attualmente gli scenari che si prospettano stanno ponendo le imprese
italiane del settore di fronte a problemi non banali di interpretazione
del futuro, ad interrogarsi sui propri punti di forza e debolezza e ad
affrontare il problema di individuare nuove fonti di vantaggio
competitivo attorno alle quali riorganizzarsi e impostare la propria azione
futura sui mercati.
I fattori di rischio per il futuro del settore ceramico sono:
ξ l’ aumento dei costi delle materie prime;
ξ l’ incertezza del mercato dei fattori di produzione;
ξ l’ innovazione tecnologica tesa a diminuire l’ obsolescenza dei
materiali e dei processi,ad un accorciamento del ciclo di vita dei
prodotti e a scelte di specializzazione;
ξ la riduzione dei margini aziendali di contribuzione dovuta alla
maggiore competizione sui mercati.
In realtà una delle caratteristiche della produzione di piastrelle è la
relativa semplicità del processo produttivo che ha visto oramai la totale
ottimizzazione in termini tecnologici. Per migliorare la competitività del
distretto si sta pensando di concentrarsi sul fattore “materie prime” per
riguadagnare un vantaggio competitivo.
E’ inoltre importante tenere conto anche che tra i fattori che hanno
dato l’ impulso allo sviluppo dell’ industria ceramica italiana, un ruolo di
primo piano è imputabile alla disponibilità delle materie prime in aree
limitrofe al comprensorio ceramico di Sassuolo. Si intuisce pertanto la
centralità del fattore “materie prime”, il quale costituisce l’ anima del
prodotto e rappresenta la voce fondamentale di costo assieme al costo
del personale nel prodotto finito.
A partire da queste premesse , gli obiettivi che questo lavoro di ricerca si
pone sono:
1) Evidenziare la criticità delle materie prime di importazione, in una
prospettiva di aumento dei costi di approvigionamento, allo
scopo di generare impasti da grès porcellanato smaltato
alternativi a quelli attuali, sfruttando un’ argilla locale facilmente
Introduzione
14
reperibile il cui costo è nettamente inferiore a quello di altre
materie prime;
2) Verificare sperimentalmente che tali impasti alternativi siano
tecnologicamente competitivi ;
3) Determinare attraverso un modello l’impasto alternativo più
conveniente tenendo conto sia dei parametri di natura
tecnologica che quelli di natura economica ;
4) Ipotizzare un ulteriore impasto che sostituisca completamente le
materie prime di importazione ucraina e turca ;
5) Verificare, attraverso prove sperimentali, che tale impasto è
tecnologicamente competitivo ed economicamente
vantaggioso.
Questo studio è teso perciò ad offrire interessanti opportunità per il
comprensorio di Sassuolo dove le materie prime locali sono in
abbondante quantità e facilmente reperibili, a discapito delle meterie
prime di importazione ucraina e turca, le quali prevedono elevati costi
derivanti dalle politiche di approvigionamento, dalla logistica e dai
trasposti.
Capitolo 1
15
CAPITOLO 1
Il mercato di produzione delle
piastrelle ceramiche
La conoscenza delle dinamiche congiunturali, strutturali e reddituali dei
settori delle piastrelle ceramiche, unito alla conoscenza delle prospettive
di mercato nei diversi paesi di esportazione e di importazione (l’ industria
ceramica italiana intrattiene relazioni commerciali con oltre 180 paesi
del mondo) rappresentano qualificanti strumenti per attuare coerenti
strategie aziendali e di settore.
Senza ombra di dubbio l’industria delle piastrelle ceramiche è giudicata
a livello mondiale quella maggiormente in grado di affermarsi per
qualità di prodotto, capacità di innovare processi e tipologie produttive,
progresso tecnologico costante e individuazione di nuovi spazi per
l’impiego di nuovi materiali ceramici. Vi è quindi una indiscussa
supremazia qualitativa delle piastrelle Made in Italy, nonostante il
cambiamento dello scenario che negli ultimi anni ha interessato la
leadership.
L’industria italiana delle piastrelle registra una sostanziale stabilità,
nonostante una lieve riduzione nelle quantità prodotte e un lieve
aumento nelle vendite.
La crescita del 5,74% del prezzo medio di vendita (in Italia del 4,65% e
all’estero del 6,12%) risponde ad un miglioramento del mix produttivo,
ma anche ad un crescere dei costi di produzione, in particolare per gas
metano, materie prime e trasporti.
Di conseguenza probabilmente non per tutte le imprese si potrà assistere
ad un effettivo miglioramento nei margini reddituali.
Le fonti dalle quali sono state raccolte tutte le informazioni contenute in
questo primo capitolo sono le indagini statistiche nazionali del 2006
pubblicate da Assopiastrelle.
1.1 LA STRUTTURA DEL SETTORE
Nel 2006 sono attive in Italia 207 imprese, 18 in meno rispetto all'anno
precedente, con una occupazione di 28.093 addetti, in calo di 991 unità
(-3,41%).
Capitolo 1
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L'attività industriale avviene in 303 stabilimenti (14 unità in meno rispetto
al 2005), dove sono attivi 67 forni (26 in meno rispetto a 12 mesi prima).
Gli investimenti sono stati pari a 256 milioni di euro, in flessione dell'8,40%
e con un'incidenza pari al 4,46% del fatturato, mentre nuovi piani di
espansione prevedono un valore complessivo di 331,7 milioni di euro in
aumento del 29,57% rispetto all’ anno 2005. Oggi la dimensione media di
una azienda italiana produttrice di piastrelle ceramiche è di 135 addetti
ed il numero di stabilimenti per ciascuna azienda è pari a 1,46.
1.2 LA PRODUZIONE IN ITALIA
Nel 2005 sono stati prodotti 568,6 milioni di metri quadrati, con una
ulteriore flessione di 1,4 milioni di metri quadri, pari al –0,25%.
Figura 1: Produzione e vendita dell’ industria ceramica nell’ ultimo
decennio
Come mostrato dalla Figura 1, fino al 2000-2001 la produzione italiana ha
continuato a crescere( fino a 638 milioni di m
2
), mentre dal 2002 è
iniziata una lenta ma costante inversione di tendenza fino al 2005 in cui
la produzione è calata a 568,6 milioni di m
2
.
Il principale responsabile delle lieve flessione nei volumi produttivi è stato
il parallelo calo dei volumi esportati, pari a oltre 50 milioni di m
2
in 4 anni.
A questo si aggiunge il nuovo processo di internazionalizzazione
produttiva condotto da alcune aziende o gruppi italiani negli ultimi anni
e che ha portato a produrre fuori dai confini nazionali oltre 100 milioni di
m
2
nel 2005. L’obiettivo non è una vera delocalizzazione produttiva in
funzione di un risparmio di costi di produzione, quanto piuttosto un
Capitolo 1
17
maggiore e migliore presidio di mercati strategici, quali: USA, EUROPA,
RUSSIA.
Relativamente ai prodotti, si conferma la leadership del gres
porcellanato che, con 383,1 milioni di metri quadrati, copre ora il 67,38%
dell'intera produzione, seguita dalle monocotture (20,50%) e dalla
bicottura (8,34%).
In termini strutturali, prosegue il trade off tra monocottura pasta bianca (-
11,13%) e grès porcellanato smaltato (+4,42%), mentre si confermano
ruolo ed importanza delle altre tipologie di prodotto con la sola
eccezione del clinker che segna un +14,77%.
2001 2002 2003 2004 2005 2006
Monocottura
chiara
152,570 113,508 99,087 82,851 64,838 57,623
Monocottura
rossa
83,777 74,481 70,136 67,476 63,898 58,951
Totale
Monocottura
236,347 187,989 169,233 150,327 128,736 116,574
Bicottura
smalteria
32,971 29,208 24,874 23,618 19,540 18,151
Bicottura ciclo
completo
33,797 31,478 32,144 28,135 30,320 29,273
Totale
Bicottura
66,768 60,687 57,018 51,754 49,861 47,421
Grès
Porcellanato
tecnico
147,575 140,396 128,726 122,539 124,305 127,642
Grès
Porcellanato
smaltato
161,094 188,808 220,338 237,988 244,630 255,452
Totale Grès
Porcellanato
308,670 329,204 349,064 360,527 368,935 383,094
Figura 2: Produzione complessiva per principali tipologie di prodotto (in
1000 m
2
).
Capitolo 1
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Figura 3: Produzione italiana per tipologia di prodotto ceramico
1.3 FATTURATO E VENDITE DI IMPRESE OPERANTI IN ITALIA
Le quantità vendute nel corso del 2006 sono risultate pari a 566,3 milioni
di metri quadrati, +1,70% rispetto all’anno precedente.
2002 2003 2004 2005 2006 ∆%
Addetti 30.799 30.264 29.817 29.084 28.093 -3,4
Produzione 605,5 603,4 589,2 570,0 568,6 -0,2
Vendite
totali
608,4 587,9 583,7 560,3 566,3 +1,1
Italia 170,7 170,4 171,2 170,0 170,5 +0,3
Estero 437,7 417,6 412,5 390,3 395,8 -1,4
Fatturato 5.318,6 5.189,6 5.334,1 5.372,5 5.741,6 +6,9
Italia 1.499,7 1.422,3 1.487,8 1.508,5 1.583,2 +4,9
Estero 3.869,0 3.747,3 3.856,3 3.863,9 4.158,3 +7,6
Investimenti
fissi lordi
268,2 241,5 241,2 279,5 256,0 -8,4
Capitolo 1
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Figura 4: Produzione e vendita dell’industria ceramica (tutti Tutti i valori
sono espressi in m
2
eccetto per il fatturato e gli investimento che sono in
milioni di euro).
Di seguito viene riportato un grafico che evidenzia il trend del fatturato
dell’ industria ceramica dal 1995 fino al 2005:
Figura 5: Evoluzione del fatturato dell’ industria italiana
Le vendite tramite attività diretta aumentano dell’1,15% (pari all’85,2%
del totale), mentre il materiale commercializzato da imprese ceramiche
ma fatto produrre da altre imprese italiane è al 9,3% (+14,7%) e per
quanto riguarda le società commerciali intermediano il 4,9% del totale,
con una contrazione del 16,2%.
1.4 LE ESPORTAZIONI
Le quantità vendute in Italia corrispondono a 170,5 milioni di metri
quadrati con un aumento del +0,29% e ricoprono il 30,11% del totale
mentre i 395,8 milioni di metri quadrati esportati sono in crescita del
+1,41%, generando il 69,89% delle vendite.
In termini di fatturato per quanto riguarda l'industria italiana delle
piastrelle ceramiche sono stati raggiunti i 5.741,6 milioni di euro, in
crescita dello +6,87% rispetto al 2005. In termini di valori assoluti, il
fatturato Italia è risultato pari a 1.583,2 milioni di euro (+4,95%), mentre
quello all'esportazione è stato risultato pari a 4.158,3 milioni di euro
(+7,62%). Nonostante il calo complessivo dei volumi esportati negli ultimi
anni, l’Italia si mantiene al primo posto a livello mondiale tra i maggiori
paesi esportatori di piastrelle, seguita dalla Spagna, Cina, Brasile.
Capitolo 1
20
Figura 6: I principali esportatori di piastrelle
In particolare, i principali mercati di esportazione nel 2005 sono stati i
seguenti:
1. la dinamica più interessante è quella baltica con incrementi pari a
+2,05% della Finlandia,
+26,84% della Lettonia.
2. Rimangono positive :
Grecia (+4,13%) ,
Francia (+1,86%),
3. mentre flettono:
Germania (-3,63%)
arcipelago britannico (oltre il -3% in media)
Penisola iberica (-0,5%).
4. Per quanto riguarda i mercati extracomunitari:
Russia (+13,78%),
l'Asia (+2,58%) ,
l'Africa (+10,24%),
Stati Uniti (-1,35%),
Australia/Oceania (-9,07%)
Per quanto riguarda USA e Oceania mostrano dinamiche calanti,
complice la forte concorrenza dei produttori del Far East e la crisi del
settore immobiliare statunitense.
Capitolo 1
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Figura 7: I principali mercati di esportazione delle piastrelle
1.5 L’ INTERNAZIONALIZZAZIONE
Attualmente sono operative 18 società di diritto estero controllate o
partecipate da 9 gruppi ceramici italiani, nelle quali l'occupazione
raggiunge i 6.478 dipendenti (+56,7% rispetto alla precedente
rilevazione).
La produzione italiana di matrice estera è stata pari a 114,8 milioni di
metri quadrati (+13,51%).
In particolare sono stati prodotti 42,1 milioni di monocottura (+3,92%), il
grès porcellanato smaltato ha raggiunto 35,5 milioni (+18,06%), il grès
porcellanato non smaltato supera i 14 milioni di metri quadrati (+31,72%)
e la bicottura è arrivata a 13,1 milioni (+7,73%), mentre la categoria "altri
prodotti" ha realizzato 10,1 milioni di metri quadrati (+29,95%).
Il 74,39% della produzione avviene in paesi europei (-1,6%), la restante
parte negli Stati Uniti.
Le vendite sono pari a 116,5 milioni di mq e hanno generato un fatturato
complessivo di 875,9 milioni di Euro (+25,38%).
1.6 GLI ASPETTI AMBIENTALI ED ENERGETICI:
Un altro aspetto fondamentale per quanto riguarda l’industria ceramica
è il crescente interesse verso le politiche ambientali, in particolare il
distretto ceramico negli ultimi trent'anni è stato protagonista
dell'evoluzione del rapporto ambiente-produzione.
Capitolo 1
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Ricerche istituzionali degli anni Settanta mostravano consumi idrici ed
energetici molto elevati, oltre alla mancanza di impianti di riduzione
dell'inquinamento.
Il crescente interesse nelle politiche ambientali ha consentito
l'individuazione di tecnologie in grado di migliorare la condizione
ambientale e l'applicazione di politiche specifiche ha posto le basi per lo
sviluppo di progettazioni e azioni mirate.
A partire dagli anni '80, grazie alle innovazioni introdotte per favorire il
risparmio energetico, il settore ha progressivamente ridotto la produzione
di anidride carbonica (CO
2
), in accordo col Protocollo di Kyot, la quale
attualmente è stabile ai livelli del 1980 (quando la produzione era la
metà di quella attuale).
Figura 8: Stima dei consumi di gas metano ad uso industriale
Da un ricerca condotta dall'A.R.P.A (Emilia Romagna) sui consumi
energetici nel distretto nel periodo dal 1996 al 2002, è possibile cogliere
alcune tendenze.