2INTRODUZIONE
Il compostaggio è un “processo aerobico di decomposizione 
biologica della sostanza organica che avviene in condizioni 
controllate e permette di ottenere un prodotto biologicamente 
stabile in cui la componente organica presenta un elevato gra-
do di evoluzione” (Keener et al., 1993).
Si tratta, essenzialmente, dello stesso processo di trasfor-
mazione che in natura ricorre spesso in diversi contesti quali, 
per esempio, la lettiera dei terreni forestali o i cumuli di leta-
me in maturazione, con la differenza che, nelle applicazioni 
tecnologiche, esso viene opportunamente incrementato ed ac-
celerato.
La matrice del compostaggio è costituita da scarti, residui e 
rifiuti organici fermentescibili, provenienti dal sistema di ge-
stione dei rifiuti e in seguito trasportati in appositi impianti. 
È possibile così stornare una cospicua quantità di rifiuti al-
trimenti destinati alle discariche ed agli inceneritori. Questo 
sistema è un indispensabile complemento alle tradizionali for-
me di riciclaggio; esso consente infatti di recuperare sostanza 
organica per reintegrarla nei terreni, prevenendo i fenomeni 
di erosione, incrementando la fertilità biologica dei suoli e con-
tribuendo al ripristino dei siti contaminati da composti tossici. 
Aggiungendo al riciclaggio della carta, del vetro, dei metalli e 
delle plastiche il riciclaggio della frazione putrescibile, non è 
irrealistico arrivare a livelli di recupero del 60-70% sull’intero 
quantitativo di partenza.
Va fatta distinzione, fondamentale, tra compost prove-
niente da rifiuti preselezionati, nominato convenzionalmente 
compost di qualità; e compost proveniente da rifiuti separati 
a valle, attraverso impianti di trattamento meccanico-biolo-
gico, nominato compost da rifiuti o biostabilizzato. Per rifiuti 
preselezionati si intende la frazione organica da raccolta dif-
ferenziata degli RU
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 e i residui organici delle attività agro-
industriali, quali: le industrie della carne (macelli, salumifici, 
lavorazione e inscatolamento carne…), le industrie delle con-
serve vegetali e delle bevande, gli zuccherifici, le distillerie, gli 
stabilimenti enologici, l’industria della birra, i frantoi oleari 
e gli allevamenti zootecnici. Anche i fanghi biologici
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 prodotti 
durante la depurazione delle acque reue civili e di tali attivi -
1. RU = Rifiuti Urbani
2. I fanghi biologici non sono ammessi per la produzione di compost destinato all’agricoltura 
biologica, v.Regolamento CEE 2092/91 e relativi aggiornamenti.
3INTRODUZIONE
tà agro-industriali possono essere impiegati per la produzione 
di compost di qualità.
Negli ultimi vent’anni il compostaggio è stato il metodo di 
gestione dei rifiuti che ha perseguito più fallimenti a livello 
mondiale; i principali problemi chiamati in causa vanno dagli 
alti costi di funzionamento e gestione degli impianti agli eleva-
ti oneri di trasporto; dalla cattiva qualità del prodotto ottenuto 
(imputabile soprattutto all’inefficiente fase di preselezione del 
usso di rifiuti) alla scarsa conoscenza del processo, alla dif -
ficoltà, infine, di un mercato certo per il compost. Alla base di 
questi insuccessi vi è l’incapacità di ben interpretare il compo-
staggio come parte in un sistema più generale di gestione dei 
rifiuti. Sono sorti infatti, in tutta Europa, grandi impianti di 
compostaggio pianificati per ricevere il rifiuto indifferenziato, 
a causa della convinzione che la complicata e costosa fase pre-
liminare di selezione meccanica potesse garantire il recupero 
di sostanza organica compatibile con il processo e consentire 
l’ottenimento di un compost con caratteristiche tali da render-
lo utilizzabile. Per anni un compost di pessima qualità, conta-
minato da un’alta frazione di inerti e da livelli preoccupanti 
di metalli pesanti, è andato a finire nelle discariche, in quanto 
per esso non poteva crearsi, oggettivamente, alcun mercato. 
È ancora una questione aperta se esista o meno un siste-
ma meccanico che possa adeguatamente discernere e separare 
tutte le tipologie di materiali che concorrono alla formazione 
del rifiuto urbano. Ad oggi nessun sistema di questo tipo è in 
grado di assicurare elevate caratteristiche qualitative al com-
post prodotto.
A fronte del fallimento degli impianti di compostaggio ali-
mentati con il rifiuto indifferenziato, sempre più lunga è in-
vece la lista dei successi ottenuti dall’applicazione di filiere 
di compostaggio basate sul trattamento dei residui organici 
separati alla fonte. 
Parte Prima
Aspetti generali del compostaggio
Capitolo 1
I Rifiuti
61. I RIFIUTI
Ogni anno soltanto in Europa vengono prodotti circa 1,3 mi-
liardi di tonnellate di rifiuti, di cui 40 milioni pericolosi. La 
produzione dei rifiuti dagli anni ’90 ad oggi ha continuato a 
crescere parallelamente all’aumento della ricchezza, del red-
dito disponibile dei consumatori e degli standard di vita sem-
pre più elevati dei paesi più ricchi del mondo. Tra il 1990 e il 
1995 il totale dei rifiuti prodotti è aumentato di circa il 10% e 
si prevede che intorno al 2020 la produzione dei rifiuti possa 
aumentare del 45% rispetto al 1995. Le attività economiche 
che maggiormente contribuiscono alla produzione di rifiuti 
sono l’edilizia, l’agricoltura, le miniere e l’industria manifat-
turiera.
La discarica, l’incenerimento (con o senza recupero di energia) 
e il riciclo sono le opzioni di gestione dei rifiuti più impiegate. 
Anche se il ricorso alla discarica va lentamente diminuendo, 
questa opzione rimane ancora la più diffusa.
Il regime attuale di gestione dei rifiuti è dunque insufficiente 
a causa dei limiti connessi soprattutto all’impiego di discarica 
ed incenerimento dal punto di vista dell’impatto ambientale. 
A livello mondiale si fa riferimento specificamente al tema dei 
rifiuti nel Piano di attuazione del programma per lo sviluppo 
sostenibile sottoscritto a Johannesburg, che recepisce la riso-
luzione 44/228 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, 
la quale individua nella “gestione dei rifiuti una delle questio-
ni prioritarie per il mantenimento della qualità dell’ambiente 
della terra e in particolare per conseguire il miglioramento 
ambientale e lo sviluppo sostenibile in tutti i Paesi”.
Già negli anni ‘90 l’Unione Europea aveva identificato nella 
diminuzione dei rifiuti e della loro pericolosità una delle azio-
ni chiave per il miglioramento ambientale. Le principali aree 
di intervento individuate attualmente sono quattro:
minimizzazione della produzione dei rifiuti; 
massimizzazione dei vantaggi ambientali che derivano dal-
la produzione dei rifiuti; 
promozione di sistemi di trattamento e smaltimento dei ri-
fiuti a minor impatto ambientale; 
estensione del servizio di raccolta dei rifiuti.
L’articolo 5 della direttiva 1999/31/CE prevedeva che gli Stati 
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71. I RIFIUTI
membri elaborassero entro il 2003 una strategia nazionale con 
misure specifiche per ridurre la percentuale di rifiuti urbani 
biodegradabili da conferire in discarica, ricorrendo a riciclo, 
compostaggio, produzione di biogas o recupero di materiali/
energia in modo da raggiungere gli obiettivi previsti:
riduzione dei rifiuti biodegradabili al 75% entro il 16 luglio 
2006; 
al 50% entro il 16 luglio 2009; 
al 35% entro il 16 luglio 2016. 
Le percentuali di riduzione sono calcolate prendendo come 
riferimento il totale dei rifiuti urbani biodegradabili prodotti 
nel 1995
1
.
A gennaio 2004 solo dodici stati avevano presentato le strate-
gie nazionali. La promozione del compostaggio, il riciclo della 
carta e il recupero di energia sono presenti in tutte le strate-
gie. Nella maggior parte di esse si sottolinea l’importanza di 
separare alla fonte i rifiuti organici per ottenere composti di 
buona qualità. 
La Grecia e il Regno Unito hanno differito di quattro anni il 
raggiungimento degli obiettivi di riduzione. Francia, Grecia 
e Italia non hanno fornito informazioni sulle misure concrete 
adottate per conseguire gli obiettivi delle loro strategie. 
Austria, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e la Regione fiam-
minga hanno già raggiunto gli obiettivi fissati dalla Direttiva 
o hanno già preso misure necessarie per raggiungerli. L’Au-
stria, in particolare, ha già raggiunto l’obiettivo della riduzio-
ne al 35%. In questo paese vige, infatti, l’obbligo giuridico del-
la raccolta separata dei rifiuti biodegradabili, che vengono poi 
sottoposti a compostaggio, così come i rifiuti di imballaggio de-
vono essere raccolti separatamente e riutilizzati o recuperati. 
Le discariche possono accogliere soltanto rifiuti che siano sta-
ti pre-trattati mediante incenerimento, ottenendo un tasso di 
carbonio organico totale inferiore al 5%, o che siano stati sot-
toposti a trattamenti meccanico-biologici. Anche la Germania 
ha già raggiunto l’ultimo obiettivo di riduzione (al 35%). La 
legislazione tedesca, infatti, prevede un obbligo generalizzato 
1. O nell’ultimo anno prima di tale data per il quale siano disponibili dati EUROSTAT 
normalizzati.
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81. I RIFIUTI
di raccolta differenziata. I rifiuti urbani biodegradabili sono 
raccolti separatamente e sottoposti a compostaggio. I rifiuti in 
legno non possono essere conferiti in discarica.
In Italia nel 2004 la raccolta differenziata ha raggiunto il 
22,7% della produzione totale dei rifiuti urbani, con una cre-
scita della quota percentuale, rispetto all’anno precedente, di 
1,6 punti. L’incremento registrato non consente ancora di con-
seguire, a livello nazionale, l’obiettivo del 25% di raccolta dif-
ferenziata fissato dal D.Lgs 22/97 per il 2001.
La situazione appare, tuttavia, decisamente diversificata pas-
sando da una macroarea geografica all’altra: infatti, mentre il 
Nord, con un tasso di raccolta pari al 35,5%, raggiunge e su-
pera, con un solo anno di ritardo, l’obiettivo fissato dalla nor-
mativa per il 2003, il Centro ed il Sud con percentuali rispetti-
vamente pari al 18,3 e all’8,1%, risultano ancora decisamente 
lontani, non solo da tale obiettivo, ma anche da quello relativo 
al 2001 per quanto riguarda il Centro, e addirittura da quello 
inerente il 1999 per quanto attiene il Sud.
Per quanto riguarda il trattamento biologico dei rifiuti si regi-
stra una sostanziale stabilità tra il 2003 ed il 2004 nel quan-
titativo di rifiuti avviati a tali tipologie di impianti. In parti-
colare il trattamento di rifiuti indifferenziati passa dal 21,3% 
del 2003 al 20,5% del 2004; mentre quello delle matrici sele-
zionate provenienti da raccolta differenziata passa dal 5,1% 
al 5,4%.
La riduzione del tasso di crescita registrata nel quantitativo 
di rifiuti avviati ad impianti di selezione, biostabilizzazione, 
bioessiccazione e produzione di CDR
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 è imputabile sostanzial-
mente alla regione Campania, dove l’emergenza verificatasi 
nel 2004 ha determinato un funzionamento non continuativo 
di molti degli impianti a cui afferiscono rilevanti volumi di ri-
fiuti che sono stati deviati verso lo stoccaggio tal quale.
Dunque il compostaggio di matrici selezionate, pur mantenen-
do un trend positivo, appare condizionato dagli scarsi risultati 
raggiunti al sud del Paese in termini di raccolta differenziata; 
infatti la maggior parte degli impianti sono localizzati al Nord 
dove tuttavia il sistema è vicino alla saturazione.
2. IL CDR (Combustibile Derivato dai Rifiuti) è un combustibile solido triturato secco ottenuto 
dal trattamento dei rifiuti solidi urbani, raccolto generalmente in blocchi denominati ecoballe.