Introduzione 
                                                                                        
 
 
 
4
Introduzione 
Il messaggio di un medium o di una tecnologia è nel mutamento 
di proporzioni, di ritmo o di schemi che introduce nei rapporti 
umani
1
 
Societies have always been shaped more by the nature of the 
media by which men communicate than by the content of the 
communication
2
  
Ho voluto introdurre il mio lavoro partendo da due affermazioni di Mar-
shall McLuhan perchØ durante la stesura di questa tesi piø volte mi è capitato 
di tornare a rileggerle ad alta voce e nella loro, oggi mi sento di definirla tale, 
semplicità, mi hanno aiutato nel tentativo di inquadramento dell’analisi dei 
media, della politica e del rapporto che intercorre tra loro, in relazione al caso 
del Partito Democratico e al suo utilizzo dei mezzi di comunicazione in Italia 
e nella realtà torinese in particolare.         
 
Nel primo capitolo di questa tesi ho voluto affrontare l’analisi dei pre-
supposti che individuano la tradizione di studi sulla comunicazione politica 
oggi dominante in Italia. Per farlo ho scelto di utilizzare come testo di riferi-
mento il volume di Gianpiero Mazzoleni, La comunicazione politica
3
. Si tratta 
di un testo molto diffuso nei corsi universitari di Scienze della Comunicazione 
italiani e che ha caratteristiche assimilabili ad un manuale universitario; mi è 
sembrato che, per queste ragioni, potesse essere considerata una sintesi 
rappresentativa dei presupposti generali che oggi individuano la comunica-
zione politica come disciplina di studi e come ambito professionale. Il mio o-
biettivo era comprendere come, all’interno di quella tradizione di studi, venis-
se tematizzata la presenza dei nella società, come venisse interpretata la lo-
ro azione in relazione ai mutamenti sociali, e come tutto ciò abbia agito stori-
camente sull’organizzazione stessa dei partiti, sulla loro struttura e in definiti-
va sulla politica nel suo insieme.  
Per far ciò ho ragionato sul concetto di massa e sulle sue declinazioni 
sempre in relazione ai media e alla loro azione sulla società. Nel confrontar-
                                                 
1
 Marshall McLuhan, Gli strumenti del comunicare, il Saggiatore, Milano, 2008, p. 30 
2
 McLuhan, op. cit. 
3
 Gianpietro Mazzoleni, Comunicazione politica, il Mulino, Bologna, 2004
Introduzione 
                                                                                        
 
 
 
5
mi con questa tradizione di studi ho cercato di farmi guidare dalla critica che 
McLuhan avanzò, già nei primi anni Sessanta, ai suoi presupposti, ossia 
all’idea che l’azione storica dei media sia riducibile all’azione dei contenuti 
che essi veicolano e che, di conseguenza, l’azione di un medium sia politi-
camente e storicamente tanto piø “potente” quanto maggiore è il numero dei 
destinatari raggiunti dalla sua azione
4
.  
Ho concluso il capitolo con un tentativo di analisi sugli effetti che i 
nuovi mezzi elettronici, internet in particolare, stanno avendo sulla società e 
sulla politica oggi, sui modi tramite i quali internet ridisegna i rapporti tra gli 
individui, tra i partiti e il territorio e sulle sue caratteristiche peculiari.  
Non giungo comunque ad un’ipotesi definitiva perchØ, citando McLu-
han, ‘we don’t know who discovered water, but we are pretty sure it wasn’t a 
fish’. 
 
In apertura del secondo capitolo ho descritto i due percorsi che ho seguito 
per mettermi in contatto con alcuni esponenti del Pd, con i quali mi sono con-
frontata, sia in colloqui individuali, di persona o al telefono, sia partecipando 
ad alcuni direttivi dei circoli territoriali, e il cui contributo ho utilizzato nel corso 
di questo e di tutti i capitoli seguenti.  
Ho poi descritto l’organizzazione del partito sul territorio torinese, la sua divi-
sione in circoli territoriali, le sedi e gli orari dei circoli e i loro principali compiti.   
Su questa base documentaria e in relazione a questa forma di organizzazio-
ne ho analizzato, dunque, le dinamiche di comunicazione interna tra espo-
nenti Pd in ambito locale: quali mezzi utilizzano, come e per quali scopi, e 
quali figure vengono nel caso individuate come responsabili in questo pro-
cesso.  
Nel corso dell’analisi sono emerse come rilevanti rispetto al processo indaga-
to le difficoltà percepite dagli intervistati, dai responsabili e dai militanti, 
nell’unire in un solo partito due storie e due culture politiche, tanto diverse 
come quelle delle due principali forze politiche che sono confluite nel Partito 
                                                 
4
 “Il problema con il quale si misura il tentativo di teorizzazione che McLuhan sta sviluppando nei 
primi anni Sessanta, non sono i mass media, ma in termini piø generali e meno generici, la nostra dif-
ficoltà a riconoscere la presenza e l’azione del medium, di ciascun medium nella forma propria al suo 
agire nel qui e ora del tempo storico e in forza della specificità della cultura con la quale entra in rela-
zione, dentro e attraverso di noi”. Paola Pallavicini, “Gli incerti destini di un classico: Understanding 
Media in Italia”, postfazione a Marshall McLuhan, Gli strumenti del comunicare, Il Saggiatore, 2008, 
p.234
Introduzione 
                                                                                        
 
 
 
6
Democratico. Mi riferisco qui ai Democratici di sinistra e alla Margherita por-
tatori già loro di una tradizione che vede le sue radici rispettivamente nel Par-
tito Comunista italiano e nella Democrazia Cristiana.  
 
Nel terzo capitolo ho preso in esame la comunicazione esterna del 
Partito Democratico sul territorio torinese. Ho suddiviso l’analisi del modo in 
cui il partito utilizza i mezzi di comunicazione a livello locale, tra utilizzo di 
vecchi e nuovi media.  
Ho cercato di analizzare separatamente ciascun medium, cercando di 
evidenziare quali caratteristiche intrinseche vengano ad esso riconosciute e il 
modo in cui queste sono state o meno percepite e sfruttate da coloro che, nel 
Pd locale, hanno cercato di rapportarvisi. In questo senso è stato anche inte-
ressante notare le differenze di approccio ai media tra gli esponenti Pd in ba-
se alla personale storia politica di riferimento. Una delle linee che ha guidato 
l’analisi è stata anche quella del rapporto tra realtà locale e realtà nazionale 
del partito: se, come, e attraverso quali media si sviluppa l’interazione tra le 
due, con che grado di connessione siano in contatto e se le istanze della ba-
se vengano e in che modo considerate dal livello nazionale.  
 
Il quarto capitolo è incentrato sul rapporto tra Pd e vecchi media 
nell’ambito, questa volta, della realtà nazionale. Essendo andati a vuoto tutti i 
tentativi, formali e informali, di entrare in contatto con qualche responsabile 
nazionale della comunicazione del PD, o di rinvenire documentazione interna 
o pubblica che mi permettesse di sostanziare un’analisi del caso equiparabile 
a quella condotta nei capitoli precedenti per il livello locale, anche per questa 
parte della ricerca ho dovuto fare riferimento alle informazioni offertemi dai 
responsabili locali (relative all’esperienza che essi avevano delle logiche di 
comunicazione attuale dal partito a livello nazionale). Nell’analizzare le carat-
teristiche specifiche dei mezzi di comunicazione utilizzati dal partito e il modo 
in cui i suoi responsabili nazionali si rapportano con esse nella definizione 
delle loro strategie comunicative, ho anche utilizzato alcuni dati tratti da un 
rapporto del Censis sulla fruizione dei mezzi di comunicazione in Italia per 
cercare di capire quale tipo di corrispondenza vi fosse tra l’utilizzo dei media 
da parte del partito a livello nazionale e gli usi che degli stessi si stanno as-
sestando tra la popolazione del paese.
Introduzione 
                                                                                        
 
 
 
7
Nell’ultimo capitolo tratto il rapporto tra Partito Democratico e nuovi media, 
sempre nell’ambito della comunicazione a livello nazionale. La mia analisi si 
concentra sul medium internet che, grazie anche all’utilizzo di alcuni dati tratti 
da un rapporto Eurisko, cerco di inquadrare sul nostro territorio nazionale. Le 
problematiche nel capire un nuovo mezzo di comunicazione vengono esplici-
tate nel rapporto che alcuni esponenti del Pd hanno con esso e nel modo in 
cui a volte applicano vecchi schemi a forme di comunicazione nuove. Chiudo 
il capitolo con un tentativo di analisi sui cambiamenti che la partecipazione 
politica ha vissuto e sta tuttora vivendo in relazione all’azione e alle caratteri-
stiche proprie di un nuovo medium e alle difficoltà del Pd nel cogliere questi 
cambiamenti e nel rapportarsi ad essi.
Media e politica: tra vecchie e nuovi media 
                                                                                        
 
 
 
8
Capitolo 1 Media e politica: tra vecchie e nuovi media 
1.1.1 Due scuole di analisi 
 
Nell’approcciarmi allo studio sui rapporti tra media e politica ho trovato 
nella letteratura scientifica sul tema due linee di analisi differenti. La prima 
che definirò quella degli studi sulla comunicazione politica tradizionale e per 
la quale ho scelto come testo di riferimento La comunicazione Politica
5
 di 
Gianpietro Mazzoleni, perchØ si tratta di un testo molto diffuso nei corsi uni-
versitari di Scienze della Comunicazione italiani e mi è sembrato potesse es-
sere considerato una sintesi rappresentativa dei presupposti generali che 
oggi individuano la comunicazione politica; e la seconda, quella rappresenta-
ta dal pensiero del canadese Marshall McLuhan. 
Dal punto di vista degli studi tradizionali lo sviluppo delle tecnologie e 
dei mezzi di comunicazione ha portato storicamente a profondi e ripetuti  
cambiamenti della società e dei modi di fare politica in relazione al fatto che i 
differenti media veicolano il contenuto in modo differente. In questa prospet-
tiva i nuovi media digitali, rispetto ai vecchi, non solo raggiungono un numero 
di persone decisamente superiore ma permettono ad esse di “interagire” sul-
la scena politica.  
L’idea di mezzo di comunicazione sulla quale appoggia questa tradizione di 
studi  è quella di un canale attraverso il quale passa un contenuto. Le diffe-
renze tra un mezzo e l’altro vengono definite in relazione alla quantità di per-
sone alle quali il mezzo riesce a far pervenire il contenuto veicolato. Così, ad 
esempio, la televisione sarà piø potente della stampa e dunque piø degna di 
diventare oggetto di studio ed analisi. 
A tal proposito mi sembra utile notare come nella letteratura di comunicazio-
ne politica tradizionale l’azione dei media venga studiata come un unicum 
indifferenziato: tutti i media sono considerati agire nello stesso modo e non ci 
si sofferma quasi mai a valutare quali cambiamenti sulla società abbiano por-
tato ad esempio stampa, radio, televisione e web in relazione alle loro carat-
teristiche specifiche, in quanto oggetti tecnologici tra loro profondamente dif-
                                                 
5
 Gianpietro Mazzoleni, La comunicazione politica, il Mulino, Bologna, 2004
Media e politica: tra vecchie e nuovi media 
                                                                                        
 
 
 
9
ferenti. L’attenzione di questi studi si concentra sul risultato di una loro azio-
ne generica sulla società e sulla politica, anzi soprattutto sulla comunicazione 
politica, nel senso che la politica ha dovuto adattare i modi e i tempi in cui 
veicolare contenuti in base allo sviluppo dei mezzi di comunicazione.  
In quello che Gianpietro Mazzoleni, nel suo manuale di Comunicazione poli-
tica, definisce lo spazio pubblico mediatizzato.  
i media forniscono o sono i canali tra gli attori P (politica) e C (cit-
tadini), fungono da ribalta dell’azione politica e al tempo stesso 
sono interlocutori di entrambi gli attori, condizionano la natura dei 
loro rapporti, obbligano le istituzioni, i partiti, i leader, i cittadini ad 
adattarsi alle logiche che governano la comunicazione di mas-
sa
6
. 
Credo che le parole chiave di questa citazione siano ‘canali’ e ‘massa’. Se-
condo Mazzoleni i media mettono in comunicazione “la” politica e “i” cittadini 
e condizionano la natura dei loro rapporti in quanto obbligano entrambi ad 
adattarsi alle logiche di una  comunicazione che in quanto politica non può 
che essere definita di massa. L’accento è posto sul fatto che i media, qui in-
tesi come unicum, riescano a veicolare il loro contenuto ad una massa di 
persone. Massa che è intesa tale in quanto numerosa e in quanto omogenea 
al suo interno. Si evince che piø individui si riescono a raggiungere, piø le a-
zioni dei media si fanno potenti e politicamente rilevanti. Da qui l’interesse 
maggiore che gli studi di comunicazione politica tradizionale pongono sulla 
televisione a partire  dagli anni Settanta del Novecento, ovvero da quando il 
broadcasting televisivo ha coperto oltre il 90% della popolazione in tutti i pa-
esi industrializzati. Quali siano le logiche della evoluzione storica della comu-
nicazione di massa viene spiegato da Mazzoleni sempre tenendo l’accento 
sulle differenze di modalità e tempistiche con cui vengono veicolati i contenu-
ti: 
I media diffondendosi rapidamente e con grande successo han-
no conquistato nella società il ruolo di agenzia di socializzazione 
accanto e sempre di piø al posto delle altre agenzie tradizionali, 
chiesa, scuola, partito. Prima di una mediatizzazione della politi-
ca, viene dunque una mediatizzazione della società: i media, so-
prattutto quelli elettronici, sono un ingrediente essenziale della 
società postindustriale, piø ancora di quanto lo fosse la sola 
                                                 
6
 Gianpietro Mazzoleni, La comunicazione politica, il Mulino, Bologna, 2004, pag. 23
Media e politica: tra vecchie e nuovi media 
                                                                                        
 
 
 
10
stampa nella società industriale, che era un mezzo di comunica-
zione delle Ølite culturali ed imprenditoriali. L’avvento della televi-
sione, mezzo che somma in sØ le funzioni di intrattenimento e di 
svago del cinema e di informazione della stampa, rappresenta 
meglio di qualsiasi altro l’insediamento dei media nel tessuto so-
ciale e culturale. Tra i media, soprattutto la televisione influenza 
la formazione delle mode e dei gusti, ma anche la diffusione del-
le idee e delle conoscenze. Come era entrata nelle case entra 
anche nella politica, grazie alla sua funzione, condivisa ora dagli 
altri media, di mezzo di informazione, di osservatrice della lotta 
politica e poi di palcoscenico di questa. La mediatizzazione della 
politica è stata un processo graduale, che ha preso forme ed in-
tensità diverse nei differenti contesti nazionali, ma che è stato i-
nevitabile in tutti, per il carattere di ‘necessità’ che i media hanno 
assunto nella società contemporanea
7
.       
Come si vede nella citazione Mazzoleni ribadisce il concetto per cui il me-
dium televisione si instaura nel tessuto culturale e sociale e influenza mode e 
gusti in virtø del fatto che il suo messaggio arriva ad un numero piø elevato di 
persone rispetto alla stampa, medium delle Ølite culturali e imprenditoriali. 
Sembra valga l’assioma per cui piø il messaggio di un mezzo arriva a piø 
persone e piø questo influenza e cambia la società e la politica. Mazzoleni 
non considera qui, invece, neppure criticamente, la teoria per cui potrebbero 
essere le caratteristiche intrinseche ai singoli media ad influire, combinando-
si, sulla nostra percezione della società, della politica e in definitiva della real-
tà, indipendentemente da quante persone possano raggiungere con il proprio 
messaggio. Se anche la stampa fosse stata un mezzo di comunicazione del-
le sole Ølite – assunto che mal si combina con il dato storico relativo alla dif-
fusione della editoria popolare, libraria e periodica, in crescita dal primo Otto-
cento alla fine del Novecento senza soluzione di continuità, per non citare il 
caso dell’esplosione del mercato del libro tascabile/economico nel Novecento 
-  ciò non inficia per nulla il fatto che abbia cambiato il modo di percepire la 
realtà anche di coloro ai quali non arrivava il suo messaggio. Sia che legges-
sero o meno giornali e libri, quelle persone vivevano in una società in cui il 
mezzo esisteva e non è possibile non essere influenzati dall’esistenza di un 
medium, anche se non lo si utilizza. Sarebbe come dire che oggi chi non uti-
lizza il web non viene influenzato dal fatto che esista, ma invece sono le 
stesse caratteristiche dei media che formano la percezione della realtà in cui 
                                                 
7
 Gianpietro Mazzoleni, La comunicazione politica, il Mulino, Bologna, 2004, pag. 46
Media e politica: tra vecchie e nuovi media 
                                                                                        
 
 
 
11
viviamo sia che li utilizziamo molto o poco o che non li usiamo affatto. Il no-
stro mondo è oggi percepito e descritto come un ‘villaggio globale’
8
, nel sen-
so che proverò a spiegare dopo, e, come vedremo, le caratteristiche stesse 
dei media hanno avuto molta influenza nel renderlo tale: che noi si usino o 
meno i mezzi di comunicazione, non possiamo non rapportarci alla realtà se 
non come facenti parte di questo metaforico villaggio.  
Ecco perchØ il fatto che il messaggio di un mezzo arrivi a poche o molte per-
sone ha certamente un peso, ma non rende un mezzo meno impattante sulla 
società rispetto ad un altro.  
 
La focalizzazione sul contenuto propria della tradizione degli studi di comuni-
cazione politica ben descritta da Mazzoleni, è totalmente ribaltata 
dall’assunto di McLuhan per cui ‘il medium è il messaggio’.  
In un cultura come la nostra, abituata da tempo a frazionare e di-
videre ogni cosa al fine di controllarla, è forse sconcertante sen-
tirsi ricordare che, per quanto riguarda le sue conseguenze prati-
che, il medium è il messaggio
9
.  
Essendomi io formata agli studi di comunicazione secondo un percorso tutto 
interno all’ approccio tradizionale, posso confermare che imbattermi in que-
sto assunto è stato effettivamente sconcertante: apparentemente senza sen-
so, la frase inizia a produrre senso man mano che ci si addentra nella rifles-
sione di McLuhan accettando di prendere sul serio le sue intuizioni analitiche 
sulla nostra realtà contemporanea.     
Tutto si riassume in un detto popolare che deriva a sua volta da 
una frase di Robert Browning: la portata dell’uomo deve andare 
oltre la sua presa, altrimenti a che serve la metafora? Tutti i me-
dia sono metafore attive in quanto hanno il potere di tradurre 
l’esperienza in forme nuove. […] I media sono metafore, non 
tramiti o intermediari, come in fondo sembra implicare lo stesso 
termine media  […] e neppure semplici mezzi, come vorrebbero 
tante teorie dell’informazione. […] La parola metafora deriva dal 
greco metaphØrein e significa trasportare. Ogni forma di traspor-
to non soltanto porta, ma traduce e trasforma il mittente, il rice-
vente e il messaggio
10
.   
                                                 
8
 Marshall McLuhan, Gli strumenti del comunicare, il Saggiatore, Milano, 2004 
9
 McLuhan, op. cit. p. 29 
10
 Peppino Ortoleva, prefazione a gli strumenti del comunicare, il Saggiatore, Milano, 2008, p. 9
Media e politica: tra vecchie e nuovi media 
                                                                                        
 
 
 
12
I media sono secondo lo studioso canadese il motore della storia, nel senso 
che la loro stessa natura modifica a fondo le società, molto piø del contenuto 
della comunicazione. ¨ un assunto che cercherò di spiegare ponendolo a 
confronto con i principali studi tradizionali di comunicazione politica.  
Quando in questi studi tradizionali si studiano i rapporti tra politica e media, si 
pone spesso l’accento sui rapporti di forza tra i due. Mazzoleni cita McNair 
che nel 1995 sosteneva che il sistema politico può rapportarsi ai media ten-
tando di stabilire con essi rapporti di collaborazione, oppure può manipolare 
l’informazione. L’ex presidente degli Stati Uniti Nixon nelle sue memorie af-
ferma che i presidenti “devono sapere padroneggiare l’arte di manipolare i 
media, non solo per vincere, ma anche per promuovere le cause in cui cre-
dono, ma devono nel contempo evitare a tutti i costi di essere accusati di 
manipolare i media”
11
. E’ lo stesso Nixon che nel 1960 si era confrontato con 
Kennedy in un dibattito elettorale durato un’ora e trasmesso sia in radio che 
in televisione. Da un sondaggio radiofonico effettuato dopo il dibattito risulta 
vincitore Nixon, mentre gli spettatori che avevano seguito lo scontro in tv de-
signano come vincitore Kennedy.  
A distanza di cinquant’anni Vittorio Zucconi, opinionista politico del quotidia-
no italiano La Repubblica, avendo ormai - come tutti - facile accesso alla co-
pia digitale della registrazione di quella trasmissione televisiva
12
 - commenta: 
Seguite la goccia di sudore, che divenne un torrente, che diven-
ne una marea, che sospinse Kennedy alla Casa Bianca, che tra-
volse Nixon e trasformò le democrazie occidentali in teledemo-
crazie. Spuntò sul mento del vice presidente Richard Nixon la 
sera del 26 settembre 1960, alle 20 e 45 circa, dopo 15 minuti di 
dibattito in diretta con John F. Kennedy. 
La si vede brillare come un diamante carogna sotto le luci primi-
tive e roventi dello studio tv, una gocciolina di sudore nella fos-
setta sul mento di Nixon che diventa il punto focale 
dell´attenzione dei 40 milioni di americani sintonizzati sul primo 
match in diretta fra aspiranti alla Casa Bianca nella storia della 
comunicazione politica. Non le parole, gli argomenti diversi, le 
proposte, ma "la goccia", invano e ripetutamente detersa dal faz-
zoletto bianco di Nixon, è il messaggio. Un uomo che suda non 
                                                 
11
 Gianpietro Mazzoleni, La comunicazione politica, il Mulino, Bologna, 2004, pag. 54 
12
 Molte sono le edizioni poste in vendita di quella registrazione, dalle prime in VHS, tra le quali si 
può ricordare quella integrale del 1994 della Mpi Home Video, a quella in DVD del 2006 edita da 
Quality Information Publishers, Inc. e ridotta a soli 30 minuti (attualmente la piø diffusa su You Tube)
Media e politica: tra vecchie e nuovi media 
                                                                                        
 
 
 
13
può essere un buon presidente. Un uomo che suda ha qualcosa 
da nascondere. E infatti ce l´aveva. 
Nixon non aveva capito la televisione e l´aveva subita. I sondag-
gi fra gli ascoltatori radiofonici lo indicarono come chiaro vincito-
re, poichØ alla radio le gocce di sudore non si vedono. Il popolo 
dei teleschermi, che dai 4 milioni di apparecchi nel 1950 era di-
venuto una nazione di 40 milioni in quel 1960, indicò Kennedy e 
il suo bel ciuffo da ragazzaccio che lo facevano giovane e perciò, 
implicitamente, iconograficamente, progressista e innovatore
13
. 
Il racconto di Zucconi e il riferimento alle preferenze espresse dagli ascoltato-
ri radiofonici e dagli spettatori televisivi del dibattito
14
, mettono in luce il fatto 
che le sole logiche di potere nel rapporto media – politica non sono sufficienti 
per capire e saper interpretare il mezzo di comunicazione che si utilizza. Inol-
tre si evince chiaramente dal racconto come lo stesso contenuto trasmesso 
da due media diversi generi reazioni diverse tra i radioascoltatori e i telespet-
tatori.  
McLuhan, criticando l’analisi dello studioso Theodore White sul dibattito tele-
visivo tra i due aspiranti alla carica di presidente americano, afferma che: 
White fornisce statistiche sul numero degli apparecchi nelle case 
americane e sul numero delle ore in cui vengono quotidianamen-
te usati, ma non dice assolutamente nulla sulla natura 
dell’immagine televisiva e sui suoi effetti su candidati e spettatori. 
Prende in esame il “contenuto” dei dibattiti e il comportamento 
dei partecipanti, ma non gli viene mai in mente di chiedersi per-
chØ la tv dovesse essere inevitabilmente un disastro per una fi-
gura intensa e rilevata come quella di Nixon e un vantaggio per 
un personaggio nebuloso e ispido come Kennedy. 
Un altro modo per definire la personalità televisivamente accet-
tabile può essere il seguente: chiunque con l’aspetto esteriore ri-
veli troppo decisamente il proprio ruolo e il proprio status non va 
bene per la tv. Chi invece ha l’aria di poter essere un maestro, 
un medico, un uomo d’affari o una dozzina di altre cose, tutte 
contemporaneamente, va benissimo. Quando la persona presen-
tata “pare” classificabile, come era il caso di Nixon, lo spettatore 
televisivo non ha niente da aggiungere. E quell’immagine lo met-
te e disagio. […] Il medium freddo della tv non può tollerare il ti-
pico, che sottrae allo spettatore il suo compito di “chiudere” o 
completare l’immagine. Il presidente Kennedy non sembrava nØ 
                                                 
13
 Vittorio Zucconi, la Repubblica, 5 settembre 2010 
14
 Sidney Kraus, Televised presidential debates and public policy, Routledge, London, 2000, p. 34