5 
Introduzione 
 
     La ricerca che ho scelto di condurre ha come finalità principale quella di delineare i 
tratti di due figure mitiche: Peleo, un mortale, e Teti, una delle Nereidi, i genitori di 
Achille. L’obiettivo è studiare la loro relazione asimmetrica, soffermandosi in particolar 
modo sulle difficoltà e le incomprensioni di coppia: la convivenza tra un uomo e una dea, 
una mØsalliance appunto, non è per nulla facile. 
     L’indagine è il risultato di una collazione di elementi presenti nelle fonti in cui è 
attestato il rapporto di Peleo e Teti, anche se, nel corso del mio lavoro, ho comunque 
cercato di approfondire tutto ciò che ruota attorno a questo connubio: ad esempio, ho 
specificato l’esistenza di un’altra divinità, Τηθύς, la compagna di Oceano, che non va 
confusa con Teti, ho analizzato il ruolo della Nereide nell’Iliade e mi sono occupato della 
παιδεία di Achille. La metodologia seguita si è basata sul confronto delle varie fonti: ogni 
informazione relativa alla mØsalliance di Peleo e Teti e tutti gli eventi (piø o meno 
strettamente) ad essa collegati trovano appunto corrispondenza nelle fonti esaminate. 
     Preziosi strumenti per la ricerca sono stati i lessici, i dizionari, le enciclopedie 
mitologiche, i saggi commentati e i siti internet, le cui informazioni sono state selezionate 
prestando soprattutto una particolare attenzione alle fonti greche e anche a quelle latine. 
Devo molto al LIMC, Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae (LIMC), (edd.) 
H.C. Ackermann - J.R. Gisler, I-VIII, Indices, Zürich-München-Düsseldorf 1981-1999, ad 
A. Brelich, Gli eroi greci. Un problema storico-religioso, Roma 1958 (rist. Milano 2010), 
a F. Frontisi-Ducroux, L’homme-cerf et la femme-araignØe. Figures grecques de la 
mØtamorphose, Paris 2003 e al DEMGOL, Dizionario Etimologico della Mitologia Greca, 
coordinato dal gruppo di ricerca del Prof. Ezio Pellizer (G.R.I.M.M.) per l’Università di 
Trieste. 
     Lo studio è articolato in cinque capitoli: il primo è strettamente propedeutico, mentre gli 
altri, in particolar modo il quarto e il quinto, approfondiscono le caratteristiche e tutti gli 
aspetti del connubio asimmetrico di Peleo e Teti. La finalità primaria è quella di cercare di 
disporre tutte le fonti secondo un ordine che sia coerente il piø possibile, per quanto nel 
mito non è sempre facile stabilire una sequenza precisa e impeccabile tra i fatti, soprattutto 
perchØ le suddette fonti presentano molte varianti. Inoltre nel mito manca una cronologia
6 
continua e la differente qualità del tempo mitico si riflette sulla differente qualità dei 
personaggi mitici, rispetto al tempo e ai personaggi del mondo umano. 
     Dopo un accenno all’etimologia del nome Πηλεύς ed un’introduzione a questa figura 
mitica attraverso la descrizione della sua genealogia, ho proposto un itinerario che presenta 
continui richiami in nota alle fonti sulle quali è stato possibile stabilire le azioni da lui 
compiute all’interno della sua “storia mitica”. Alcuni aspetti tipici della saga eroica si 
ritrovano anche nelle vicende di Peleo: egli è figlio o discendente degli dei (tramite il padre 
Eaco, Peleo è nipote di Zeus), è esiliato a causa di un φόνος ἀκούσιος che lo costringe alla 
peregrinazione e si sposa con Teti (una divinità). ¨ fondamentale chiarire che Peleo, come 
ogni eroe greco, appare dotato di un’inquietante ambivalenza morale, poichØ, ad esempio, 
da un lato, prima di sposare la Nereide, si unisce a varie donne, come Antigone, figlia di 
Eurizione, e Polidora, figlia di Periere, senza mai costruire un rapporto edificante, 
dall’altro, però, è generoso e pius, perchØ dona liberamente Iolco ai Tessali ed è rispettoso 
nei confronti degli dei. Complessivamente, dunque, egli non è una figura senza macchia, 
come il cavaliere medievale. 
     Successivamente viene illustrato il ruolo dell’eacide nell’epos, ove egli incarna gli 
antichi valori della virtø eroica: l’anziano re dei Mirmidoni, nipote di Zeus, vive nel suo 
palazzo a Ftia, dal quale ha inviato suo figlio Achille per la guerra di Troia. In seguito, 
invece, ho analizzato la figura del centauro Chirone nel suo aspetto di aiutante, poichØ è 
grazie a lui che Peleo riesce a conquistare Teti; l’obiettivo è anche quello di comprendere 
se nel mito e nel culto della Tessaglia ci sono dei legami tra la Nereide, Peleo e Chirone e, 
tra le varie testimonianze da me prese in esame, la piø suggestiva è quella di Igino, 
Astronomica II 18, secondo cui la figlia di Chirone, anticamente, avrebbe avuto il nome di 
Teti. 
     Dopo l’analisi della figura di Τηθύς e della Nereide, dea e mater dolorosa che, 
nell’Iliade, si dispera e piange per il destino di morte del figlio Achille, una particolare 
attenzione è data alla profezia di Temi, la dea della Legge, appartenente alla stirpe dei 
Titani: la dea marina è costretta a sposare Peleo, un mortale, e, alla luce di questo, la 
distanza fra Teti e le altre Nereidi è molto evidente, in quanto solo a lei Zeus ha inflitto 
terribili sofferenze; la causa di ciò è l’essersi sposata controvoglia con un umano. La vera 
ragione per la quale Teti non avrebbe voluto maritarsi con Peleo non è tanto il fatto che
7 
egli fosse un mortale e non un dio, quanto la prescienza profetica propria di Teti, poichØ, 
figlia di Nereo e dea marina, è in grado di prevedere le sventure del figlio Achille. 
     Dopo un approfondimento sulle creature che popolano gli abissi e sulle valenze del loro 
polimorfismo, il mio lavoro si occupa soprattutto delle metamorfosi della Nereide per 
sfuggire a Peleo e della lotta tra i due, presso Capo Sepia; Chirone, figura semiferina che, 
con la sua intelligenza di sapiente-sciamano, consiglia all’eacide di bloccare la dea per 
giungere all’amplesso, rivela chiaramente il suo ruolo di aiutante: la profezia di Temi si 
avvera e Teti rimane incinta di Achille. 
     Una tessera essenziale per comporre il mito è la θνητογαµία («matrimonio con un 
mortale») di Teti: il momento in cui mondo umano e divino si fondono. I doni degli dei che 
Peleo riceve e dai quali non può sfuggire enfatizzano maggiormente la distanza tra le due 
‘razze’, soprattutto per il fatto che, in fin dei conti, quei regali (asta di frassino, µάχαιρα e 
cavalli immortali) gli sono di poca utilità: l’unico dono positivo è aver avuto la possibilità 
di sposarsi con una dea per innalzare la propria stirpe. Purtroppo l’unione tra nature 
separate (umana e divina) non è stabile: lo è solo il giorno in cui si celebra la fastosa 
cerimonia nuziale, durante la quale Peleo è accolto nella cerchia divina, praticamente un 
istante. La cattura di una dea marina ha come obiettivo la conquista della sua fecondità, 
non una vita coniugale duratura: del resto la profezia di Temi non implicava una relazione 
stabile ed edificante. 
     La mØsalliance è destinata a rompersi: le nozze dell’eacide con la figlia di Nereo 
determinano una separazione di quest’ultima dal mondo divino, dissociazione di cui la 
Nereide risente. Impossibilitata a trascorrere la sua esistenza a Ftia, nel mondo degli 
umani, in seguito alla trasgressione di Peleo, il quale le impedisce di rendere immortale il 
figlio Achille, ritorna nel mare: la mancata immortalità del Pelide sanziona inevitabilmente 
il distacco tra uomini e dei. 
     Lo studio si sofferma anche sulla παιδεία del piccolo eroe: dalle testimonianze letterarie 
e vascolari (nelle quali Chirone è accanto al Pelide) si ricava che Achille, come Asclepio e 
Admeto, è stato allievo del centauro in Tessaglia; il ruolo della creatura semiferina quale 
educatore del figlio di Peleo e Teti risale ad una fase antica (sia nell’arte figurativa, sia 
nella poesia): è un elemento derivato al poema iliadico dalla tradizione a cui sembrano 
attingere anche i Cypria. Nell’Iliade Chirone tende ad essere escluso poichØ Fenice è una 
figura piø adeguata per il ruolo di insegnante in virtø della sua natura umana: nel poema –
8 
com’è noto – opera una parziale soppressione di elementi connessi con il mondo fiabesco e 
soprannaturale. 
     Nelle Argonautiche di Apollonio Rodio, Teti, dopo aver abbandonato lo sposo, 
riemerge dalle acque per aiutare Peleo e gli altri Argonauti nell’attraversamento delle 
Plancte, soddisfando così la richiesta di Era, sua nutrice: la dea, sfiorando la mano del 
mortale, dà il primo segnale del fatto che, almeno in parte, è ancora legata a lui, se non 
altro perchØ è l’uomo con il quale ha dato alla luce Achille, l’eroe che, ucciso a Troia, sarà 
ricordato per l’eternità per il suo valore. ¨ nell’esodo dell’Andromaca euripidea che Teti, 
abbandonate aridità e amarezza, giunge nella pianura di Ftia e dona a Peleo la promessa di 
una felicità eterna, da vivere in coppia, negli abissi. Egli, dopo la morte, diventerà un dio: 
il matrimonio, che sembrava fallito e perduto, si salva in un altrove, nel mare, dove 
finalmente Peleo potrà trovare la serenità e fare visita a suo figlio nell’Isola Bianca. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Avvertenza: in parentesi quadra è stato sempre indicato l’autore e/o l’autrice delle traduzioni dei passi citati; 
in assenza di tale indicazione, la traduzione è mia.
9 
Capitolo I 
Peleo prima delle nozze con Teti 
 
1.1 Ricostruzione degli eventi 
 
     Peleo, re di Ftia in Tessaglia, fu quel mortale che riuscì a conquistare con ardue imprese 
il cuore di Teti, una delle Nereidi, figlia di Nereo e Doride. Egli ne divenne lo sposo e 
generò il valoroso Achille. Tuttavia, l’uomo in questione ebbe un passato piuttosto ricco di 
eventi: fu protagonista di fatti di sangue e vendette. L’obiettivo di questo primo paragrafo è 
tracciare un quadro generale delle vicende avvenute prima delle nozze con Teti. 
     Come sottolinea Eustazio,
1
 Achille è chiamato figlio di Peleo ed è cresciuto sul monte 
Πήλιον in Tessaglia, dal quale anche Peleo ha preso il suo nome (ἐν τῷ Πηλίῳ, ἐξ οὗ καὶ 
ἐκλήθη ἐκεῖνος Πηλεύς): Πηλεύς,
2
 quindi, deriva proprio da tale monte.
3
 Perpillou
4
 non 
accetta questa interpretazione, poichØ ritiene che in tal caso si dovrebbe prospettare un 
epiteto *Πηλιεύς (peraltro non adattabile all’esametro) e consiglia di vedere in Πηλεύς 
l’equivalente eolico
5
 di *Τηλεύς negli altri gruppi dialettali, con la comune uscita in -ευς 
degli antroponimi greci: significherebbe, pertanto, «venuto da lontano».
6
 
     L’Etymologicum Magnum
7
 indica un’origine del nome Πηλεύς dal verbo πάλλω 
(all’attivo con significato di «palleggio», mentre al medio va interpretato «mi muovo 
rapidamente»). La spiegazione di Eustazio è piø probabilmente fondata, in quanto Peleo 
sarebbe l’eroe eponimo del monte Πήλιον in Tessaglia.
8
 Welcker rilancia questo legame 
                                                 
1
 Eusth. Hom. III 1043, 4 (III p. 798 van der Valk). 
2
 ¨ stato consultato il Dizionario Etimologico della Mitologia Greca: http://www2.units.it/grmito/ . 
3
 Anche in Bosshardt 1942, § 295 questo nome deriva da quello del Πήλιον. Cfr. anche von Kamptz 1982, p. 
300. 
4
 Perpillou 1973, § 204. 
5
 Cfr. Morani 1999, p. 84: «Per la ricostruzione della fase primitiva [dei dialetti eolici] hanno valore 
soprattutto le coincidenze tessalico-lesbie, perchØ nel beotico molte caratteristiche antiche si presentano 
alterate o sono andate perdute; laddove i due dialetti principali divergono, è piø spesso il tessalico ad essersi 
mantenuto fedele alla situazione antica.». La forma eolica Πηλεύς equivale a *Τηλεύς negli altri gruppi 
dialettali, poichØ in eolico si assiste alla labializzazione delle labiovelari: πεµπε < *penq
u
e. Ciò significa che 
πεµπε equivale a πεντε.  
6
 Cfr. Room 1983, p. 232. 
7
 Et. Magn. 669, 54 (col. 1891 Gaisford). 
8
 Cfr. Lesky 1937, coll. 271-308; Bloch 1909, coll. 1827-1845; cfr. anche Brelich 1958, p. 138: «Peleo non 
appare esplicitamente autoctono, ma il suo nome difficilmente si separa da πηλός, “argilla”.».
10 
mettendo in relazione il nome Πηλεύς con πηλός («fango, argilla»), interpretando così 
l’eroe come “der Lehmmann” («l’uomo di argilla»),
9
 una specie di Adamo greco.
10
 
     Peleo fa parte della dinastia degli Eacidi, poichØ già Omero (la fonte piø antica)
11
 
afferma che Eaco, eroe di Egina, era suo padre. Tuttavia Peleo era probabilmente 
originario della Tessaglia.
12
 Madre di Peleo (e moglie di Eaco) è Endeide, alla luce della 
versione che la considera figlia di Chirone;
13
 secondo una versione piø recente, invece, 
essa è figlia di Scirone di Megara.
14
 
     Telamone è considerato dalla tradizione fratello
15
 o compagno inseparabile
16
 di Peleo; 
però si ricorda che sia Omero, sia Esiodo non descrivono questo legame familiare. Foco, 
ritenuto eroe eponimo della Focide, è un altro figlio di Eaco e fratellastro dei due: il nome 
(foca) è legato alla natura della madre, la Nereide Psamate.
17
 Foco viene ucciso 
intenzionalmente
18
 dai suoi fratelli (si discute se fu Telamone ad abbatterlo con un disco,
19
 
o se fu Peleo che lo uccise con una pietra
20
), poichØ Foco è il figlio prediletto di Eaco e la 
sua bravura nei giochi atletici fa ingelosire Telamone e Peleo;
21
 Pausania, quando descrive 
la tomba di Foco ad Egina, afferma che egli fu ucciso da Peleo su consiglio della madre,
22
 
                                                 
9
 [Hom.] Batrachom. 19 in cui compare una rana chiamata Πηλεύς, nome che assume quindi il significato di 
«Fangoso» (probabilmente una creazione etimologica parodistica). Per πάλλω e πηλός, cfr. anche Shewan 
1916, p. 184. 
10
 Welcker 1839-1841, p. 87. 
11
 Hom. Il. XVI 15; XVIII 433; XXI 189. Solo in Hyg. Fab. 157 figura in un catalogo di discendenti di 
Poseidone. 
12
 Bloch 1909, col. 1828. 
13
 Schol. Pind. Nem. V 7, 12a-b; Hyg. Fab. 14. 
14
 Apollod. III 12, 6; Paus. II 29, 9; Schol. Hom. Il. XXI 184 Erbse. 
15
 Il testimone piø antico è Pind. Pyth. VIII 100; cfr. anche Ov. Met. VII, 476. 
16
 Pherecyd. FGrH  3 F 60. 
17
 Hes. Theog. 1003ss; Pind. Nem. V 20ss; cfr. anche Brelich 1958, p. 238: «[…] vi è un racconto che del 
tutto indirettamente fa intravedere il carattere teriomorfo del portatore del nome: così quando di Foco, 
eponimo della Focide, fratellastro di Telamone e Peleo, si viene a sapere che nasce dall’amplesso di Eaco con 
una divinità marina, Psamate, che, similmente a Teti, si trasforma in forme d’animali (foca femmina: 
Apollod. III 12, 6), non si ha piø motivo di meravigliarsi, se anche suo figlio sarà, almeno nel suo nome, un 
animale marino, la foca.». 
18
 Alcmaeon. fr. 1 BernabØ; Apollod. III 12, 6. 
19
 Apollod. III 12, 6: «Nei giochi agonistici Foco era il migliore e allora i suoi fratelli, Peleo e Telamone, gli 
prepararono un agguato. Viene estratto a sorte Telamone che, durante un allenamento insieme con Foco, lo 
colpisce alla testa con un disco e lo uccide; poi con l’aiuto di Peleo porta via il corpo e lo nasconde in un 
bosco.». [trad. di M.G. Ciani]. 
20
 Paus. II 29, 9. 
21
 Alcmaeon. fr. 1 BernabØ. 
22
 Paus. II 29, 9: «Presso l’Aiakeion (heroon di Eaco) c’è la tomba di Foco, un tumulo circondato tutt’intorno 
da uno zoccolo e sopra il quale è posta una pietra aguzza. Quando Telamone e Peleo ebbero indotto Foco a 
gareggiare con loro nel pentathlon, e toccò a Peleo lanciare la pietra, che usavano invece del disco, egli colpì 
Foco di proposito. Compirono il gesto per assecondare la madre; essi erano infatti nati dalla figlia di Scirone, 
Foco invece non dalla stessa donna, ma dalla sorella di Tetide, se è vero ciò che dicono i Greci. E Pilade mi
11 
ma Diodoro afferma che questa morte è stata «involontaria» (ἀκουσίως).
23
 Tuttavia l’esilio 
spiega il perchØ nell’epos omerico Peleo è originario della Tessaglia: l’attribuzione di 
questo omicidio a Peleo, come si apprende da Pausania, giustifica il suo ritorno in 
Tessaglia, che è appunto la sua patria originaria.
24
 Infatti Eaco bandisce Telamone e Peleo 
da Egina: il primo va a Salamina e il secondo, esule a Ftia in Tessaglia, è purificato
25
 da 
Eurizione, figlio di Attore,
26
 il quale gli dà in moglie la figlia Antigone
27
 e gli assegna la 
terza parte del suo regno. Peleo e Antigone generano Polidora, che poi sposerà Boro,
28
 
figlio di Periere. 
     Successivamente Peleo partecipa con Eurizione alla caccia al cinghiale calidonio,
29
 ma, 
scagliando un giavellotto e colpendolo accidentalmente,
30
 lo uccide e deve nuovamente 
andare in esilio: soggiorna per un certo periodo presso il re Acasto a Iolco, da cui riceve 
una nuova purificazione.
31
 Proprio qui partecipa ai giochi ginnici istituiti in memoria di 
Pelia
32
 e risulta perdente nella lotta contro Atalanta.
33
 Secondo un’altra fonte,
34
 è invece 
                                                                                                                                                    
sembra aver ordito l’uccisione di Neottolemo anche per questa ragione, e non solo per amicizia verso 
Oreste.». [trad. di D. Musti]. 
23
 Diod. IV 72, 6; cfr. anche Brelich 1958, p. 69: «Un motivo straordinariamente frequente dei miti eroici è 
l’uccisone casuale di un personaggio da parte d’un altro: il φόνος ἀκούσιος.». 
24
 Cfr. Der neue Pauly, IX, s. v. Peleus, col. 492. 
25
 Cfr. commento di P. Scarpi ad Apollod. I 9, 24: «l’omicidio sottrae l’uomo greco alla sua naturale 
condizione di purità, alla quale può essere ricondotto solo attraverso lo spargimento di altro sangue, con il 
quale si deve lavare. L’omicida è portatore di µίασµα, “abominio” (cfr. Aesch. Eum. 281) e chiunque entri in 
contatto con lui resta contaminato. A Trezene esisteva una capanna, detta capanna di Oreste, costruita per 
emarginare l’eroe finchØ non si fosse purificato del sangue della madre (Paus. II 31, 8). Oreste è purificato 
con il sacrificio di un maialino (Aesch. Eum. 280-283; cfr. TrGF III fr. 327 Radt) e così fa Circe in Apoll. 
Rhod. IV 700-717, dove si trova la descrizione piø completa di questo rito di purificazione (cfr. Parker 1983, 
pp. 370-374).». 
26
 Apollod. I 8, 2. 
27
 Pherecyd. FGrH  3 F 1b. 
28
 Apollod. III 13, 1. Cfr. commento di P. Scarpi: «la Biblioteca è coerente con Il. XVI 175-178. Si ritiene 
tuttavia che vi sia una contraddizione con il § 168, dove Peleo sposa una Polidora figlia di Periere, da cui 
nasce Menestio, il cui vero padre sarebbe però stato il fiume Spercheo (ἐπίκλην ὁ Σπερχειοῦ τοῦ ποταµοῦ; 
cfr. il κατ' ἐπίκλησιν a proposito di Lino e Orfeo in I 3, 2 [14] e commento ad loc.). […] Senza dubbio la 
Biblioteca, nel suo tentativo di sintesi, ha prodotto un intreccio tra le diverse varianti, complicato anche dalle 
numerose donne con cui Peleo si unisce. ¨ infine interessante rilevare che lo scolio a Il. XVI 175c
2 
avanza 
l’ipotesi che Polidora possa essere una νόθη, “illegittima”. Per l’analogia cfr. I 9, 8 [90].».  
29
 Ov. Met. VIII 309; Hyg. Fab. 173; Philostr. Iun. Im. 15. 
30
 Apollod. I 8, 2; III 13, 2; Schol. Ar. Nub. 1063. 
31
 Apollod. III 13, 2. 
32
 Apollod. III 13, 3. 
33
 Apollod. III 9, 2: «Da Iaso e Climene figlia di Minio nacque Atalanta. Il padre, che desiderava dei figli 
maschi, la espose, ma un’orsa veniva spesso ad allattarla, fino a che non la trovarono dei cacciatori che la 
allevarono presso di loro. Diventata adulta, Atalanta si manteneva vergine e viveva cacciando, armata, in 
luoghi disabitati. I Centauri Roico e Ileo cercarono di farle violenza, ma lei li abbattØ a colpi di freccia. 
Insieme agli eroi piø valorosi partecipò alla caccia del cinghiale Calidonio e nelle gare istituite in onore di 
Pelia lottò con Peleo e lo vinse.». [trad. di M.G. Ciani]. 
34
 Hyg. Fab. 273, 10.
12 
Peleo stesso ad essere definito come vincitore senza che venga fatto il nome del suo 
avversario. Secondo una variante,
35
 Peleo riceve come premio il famoso coltello da caccia 
fabbricato da Efesto. 
     Astidamia
36
 (o Ippolita secondo altre fonti),
37
 la moglie di Acasto, cerca di sedurre 
Peleo, ma questi la rifiuta.
38
 Allora, vendendo respinte le sue profferte amorose, Astidamia 
invia ad Antigone, moglie di Peleo, un falso messaggio, informandola che egli è sul punto 
di sposare Sterope, la figlia di Acasto. A questo punto Antigone, credendo al racconto, si 
suicida impiccandosi. Inoltre Astidamia, non soddisfatta del male già compiuto, si reca 
piangente da Acasto e accusa Peleo di aver cercato di farle violenza.
39
 Il re, che non vuole 
infrangere le leggi commettendo un omicidio (anche perchØ aveva purificato il suo ospite), 
lo porta sul monte Πήλιον per cacciare assieme, sfidandolo ad uccidere quanti piø animali 
possibile in un’unica giornata.
40
 Quando Peleo si addormenta per la stanchezza, Acasto gli 
sottrae il coltello che aveva usato per uccidere le prede e glielo nasconde sotto sterco 
vaccino. DopodichØ lo lascia solo nel luogo selvaggio, affinchØ venga ucciso dai Centauri 
o da belve feroci.
41
 Questa spada,
42
 forgiata da Efesto, era stata donata a Peleo dagli dei in 
ricompensa della sua castità: essa aveva la virtø di assicurare al suo proprietario la vittoria 
in battaglia e nella caccia. Al risveglio Peleo si trova solo, disarmato e circondato dai 
                                                 
35
 Schol. Ar. Nub. 1063. 
36
 Apollod. III 13, 2-3; Nicol. Dam. FGrH 90 F 55; Schol. Ar. Nub. 1063. 
37
 Pind. Nem. IV 57; Or. Carm. III 7, 17; Schol. Apoll. Rhod. I 224. 
38
 Cfr. Pind. Nem. IV 50ss. 
39
 Pind. Nem. IV 54ss; V 25-36; Apollod. III 13, 3; Schol. Apoll. Rhod. I 224; cfr. “motivo di Potiphar”: 
Potiphar era il consigliere del faraone, presso cui prestava servizio Giuseppe (Gen. 39, 7-23). La moglie di 
Potiphar si invaghisce di Giuseppe e lo tenta, ma egli la rifiuta e, a questo punto, per vendetta, la donna lo 
accusa di averle tentato violenza. Cfr. anche Brelich 1958, p. 303: «si tratta del tema che da tempo si usa 
definire come “motivo di Potiphar” e al quale molti negherebbero ogni valore mitico per il solo fatto che è 
diffuso presso popoli assai diversi, è una “uralte Wanderanekdote”, cioè un “antichissimo aneddoto 
migrante” (Radermacher) che appare anche in contesti del tutto profani e in ambienti culturali distanti e 
cronologicamente piø antichi della civiltà greca. Ma quale che sia l’origine del motivo, l’unica posizione 
metodicamente giusta di fronte alla sua presenza nella mitologia eroica greca è quella di constatare che i 
greci l’hanno riferito ai loro eroi, e di chiederne la ragione: nessun elemento narrativo – si è già detto in altra 
connessione – è di per sØ religioso o profano, ma può essere l’uno o l’altro secondo l’impiego che se ne fa.». 
Brelich sostiene inoltre che, nel mito di Peleo, è solamente un episodio che potrebbe anche mancare in mezzo 
a tante vicende molto piø importanti. 
40
 Apollod. III 13, 3: «Qui ebbe luogo una competizione di caccia. Alle belve che uccideva, infatti, Peleo 
tagliava la lingua, che riponeva nella bisaccia. Acasto e i suoi uomini si impadronivano dei corpi degli 
animali e deridevano Peleo dicendo che non aveva cacciato nulla. Lui allora mostrò le lingue e disse che 
aveva ucciso tante bestie quante erano le lingue.». [trad. di M.G. Ciani]. 
41
 Hes. fr. 209 M.-W. 
42
 Il termine µάχαιρα è ambiguo, perchØ si può intendere il corto pugnale che i guerrieri portavano accanto 
alla spada (ξίφος), ma anche un coltello.