PREMESSA
Questo lavoro nasce a continuazione della precedente tesi sul ben-essere sociale; la
trattazione, non sempre è basata su un filo logico consequenziale, ma, affronta il tema
“lanciando” tanti sassolini nell’acqua, nel tentativo di evidenziare come, gli effetti di
ognuno di essi, vada ad intersecarsi con quelli degli altri per poi ricomposi in un unico
discorso progettuale che pone in evidenza alcuni dei fondamenti etici nella
progettazione .
Saranno presentati, dopo l' introduzione, alcuni dati sulle ultime indagini ISTAT e
quelle inerenti l'ultimo censimento in Italia che sintetizzano le problematiche sociali
sulle quali intervenire.
Nel proseguo del lavoro, partendo dalla rilevanza che ha assunto la progettazione
sociale in questo ultimi decenni, ho cercato di evidenziare alcuni mutamenti occorsi a
favore di un modello dialogico che ponga in primo piano il capitale sociale al fine
dell'implementazione progettuale stessa.
Il progettista non necessita solo di competenze teoriche, ma anche di acquisire una
responsabilità etica che si basa principalmente sul valore etico del rispetto; l'agire
umano, che coinvolge oggi sempre in misura maggiore la dimensione futura, deve
muoversi entro un nuova etica della responsabilità.
I concetti di onestà, collaborazione, condivisione, equità, giustizia, trasparenza sono
posti come cardini universali per qualsiasi tipo di progettazione sociale e, vengono
coniugati nel lavoro, nelle diverse fasi di operatività progettuale e ricercati all'interno di
un possibile codice etico per la progettazione sociale.
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La fondamentale e delicata lettura dei bisogni, da sviluppare entro un quadro teorico e
con chiara comprensione del contesto e della sua evoluzione, dovrà utilizzare
accorgimenti e strategie che possano essere usate in modo obiettivo e trasparente da chi
opera nel campo, con una tensione costante alla riflessione critica sulla genesi dei
bisogni stessi e sulle soluzioni proposte, esplicitando i criteri adottati nelle scelte .
Accrescere le capacità generali delle persone, per la valutazione del benessere
individuale, andrà combinata con altre teorie sociali; infatti si può tendere non tanto
all'uguaglianza nella soddisfazione dei bisogni, quanto all'uguaglianza delle capacità,
che impone di tenere conto anche delle libertà e delle responsabilità, facendo leva sulla
concezione di benessere basata su valutazioni oggettive condivisibili e non dipendenti
necessariamente dalla ridistribuzione delle risorse.
Vengono inoltre presentati alcuni esempi di differenti progettazioni che vanno a
contestualizzarsi in ambito: della progettazione con i fondi della Comunità Europea
(Patto dell'Agro) in Campania, nel movimento spontaneo antiracket dei cittadini di
Palermo (Addio Pizzo), nel servizio civile per l'integrazione sociale di giovani
sottoposti a procedimenti penali in Liguria (InclusiOne). Viene presentata, inoltre
un'iniziativa della Regione Liguria atta a sensibilizzare le aziende del territorio e le P.A.
all'utilizzo di sistemi di gestione concertativi e trasparenti per recuperare la fiducia dei
cittadini, valorizzare le competenze, operando in un'ottica di sostenibilità, vista come la
tensione continua a creare valore per i propri interlocutori, mediante il dialogo e il
confronto, che deve essere modalità privilegiata tra le strategie per una gestione equa e
trasparente.
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INTRODUZIONE
In quest'ultimo decennio la progettazione sociale ha assunto sempre più rilevanza per
l' organizzazione delle politiche e dei servizi ; il suo utilizzo nell'ambito della
programmazione pubblica , come quella comunitaria o del sistema integrato di
interventi sociali, ha stimolato lo sviluppo di strumentazioni tecniche e modelli più
articolati per accedere a contributi e finanziamenti .
L'attenzione e l' investimento relativi alla professionalizzazione delle figure impiegate
nella progettazione e nella gestione dei progetti sociali sta diventando di conseguenza
sempre maggiore.
Sebbene la metodologia progettuale abbia una rilevanza fondamentale, appare sempre
più indispensabile affiancare ad essa un'istanza morale di progettazione sociale
responsabile, necessariamente collegata alla comprensione dei problemi e delle possibili
soluzioni.
Il progettista, quale figura di esperto, sarà portatore di un sapere tecnico-specialistico
affinché sia possibile, alla luce di valutazioni contestuali, tradurre un'idea in possibilità
concreta di cambiamento .
Il paradigma progettuale deterministico, che misura il successo del progetto secondo la
capacità del progettista di applicare correttamente la tecnica utilizzata, seguendo un
programma predisposto, ritiene che un buon funzionamento tecnico possa essere
garanzia della risoluzione del problema sociale secondo uno schema di lettura fondato
su un rapporto causa-effetto lineare.
Appare, però, evidente che la progettazione sociale, che ha come scopo quello di
produrre cambiamenti nelle condizioni di vita delle persone, deve mettere al centro i
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bisogni delle persone stesse, per questo la riflessione etica sociale dovrà essere
coniugata con una prassi metodologico-progettuale che prenda in considerazione un
modello dialogico come alternativa possibile per la progettazione sociale. Infatti è la
nozione stessa di bisogno a richiamare la ricchezza di significato morale sottesa alla
progettazione sociale, si pensi ad esempio alla distinzione tra interessi e bisogni e alle
indicazioni che ne possiamo trarre sul piano della progettazione .
La progettazione non può sottrarsi dal considerare, per l'analisi dei problemi e la
determinazione dei fini, che la realtà sociale è costruita dagli attori in un continuum di
attribuzione di significato ai diversi fatti. Ciò significa essere capaci di prendere in
considerazione un' ampia gamma di differenti punti di vista , opinioni ed espressioni di
bisogno che dovranno essere contestualizzati con i differenti costrutti di senso degli
attori sociali.
La lettura della realtà progettuale è sempre una costruzione inter-soggettiva, essa è
uno spazio dove è possibile costruire finalità differenti partendo dai diversi punti di
vista, ampliando gli spazi di confronto , concertazione e mediazione con maggiore
partecipazione e condivisione per poter incrementare anche il capitale sociale
1
,
inteso,
<< come una rete di relazioni interpersonali, nella condivisione di una cultura e di valori
che creano fiducia reciproca e cooperazione e che può essere studiato sia a livello micro
che macrosociale>>
2
.
Nel rapporto e confronto personale , infatti si <<crea uno scambio di esperienze, di
conoscenze e di informazioni che rendono possibile il raggiungimento di scopi
altrimenti non perseguibili limitatamente a livello individuale>>.
3
Il capitale sociale ,
identificato con le azioni ed i codici interpretativi, relativi all'azione valutata ed al
contesto strategico in cui si inserisce, evidenzia una dimensione cognitiva utile al
processo di implementazione progettuale , rende possibile una teoria di programma
democratica e partecipata che va ad incrementare il capitale sociale stesso e <<consente,
1 http://Legge383.uip.it/uploads/public/file862.doc, Fedi Eva, Riflessioni su questioni etiche e
metodologiche sulla nostra progettazione sociale
2 G. LAZZARINI , Etica e scenari di responsabilità sociale, F.Angeli, Milano 2006 ,p.43
3 Putnam definisce il capitale sociale come<<[...]l'insieme di quegli elementi dell'organizzazione
sociale - come la fiducia, le norme condivise, le reti sociali – che possono migliorare l'efficienza della
società nel suo insieme, nella misura in cui facilitano l'azione coordinata degli individui>> , R.D.
PUTNAM , La tradizione civica delle regioni italiane, Mondadori Milano1993, p 169.
7
con più probabilità, di agire in modo coordinato, cooperativo e sinergico sulla base
delle premesse cognitive condivise dai diversi attori>>
4
.
Assume quindi sempre maggiore rilevanza , a fronte delle esigue risorse disponibili,
creare professionalità in senso progettuale, predisponendo gli strumenti essenziali per
riconoscere i bisogni , con approccio interpretativo costruttivista, ( vedi cfr. infra pag.
96), per poterli tradurre in obiettivi in un'ottica di sostenibilità economica e di valenza
del risultato.
Il panorama progettuale dovrà porsi come obiettivi un'analisi sia dei rapidi
cambiamenti in atto a livello sociale , sia delle esigenze sempre crescenti dei singoli e
della famiglia, approfondendo quali possano essere le loro ripercussioni sulle nostre
condizioni di vita, attuali e future, per cercare soluzioni comuni ai futuri orientamenti a
livello socio-politico. Ciò comporta porre nuovamente la discussione sui valori e sul
senso delle cose all'interno del dibattito sociale.
Occorre riconsiderare il comportamento etico come una particolare capacità e tratto
distintivo dell'uomo capace di riflessione ed auto-percezione valutativa, esso
rappresenterà una riflessione responsabile mediante la quale si potranno prendere in
considerazione, valutare , bilanciare e soddisfare le proprie necessità e quelle degli altri
ed il senso di responsabilità individuale potrà acquistare una dimensione orientata alla
collettività.
La competenza etica che appare necessaria è una competenza di base e trasversale che
dovrà essere << capace di sintetizzare le istanze dell'etica dei diritti con quelle dell'etica
della cura... senza il rischio di cadere in forme di paternalismo o materialismo non
autorizzate che finiscono per ingenerare dipendenza>>
5
Si tratta, quindi, di << definire quali fra i principi fondamentali dell' etica privilegiare
nell' elaborare un giudizio morale che consenta di dare ragioni per scelte ed azioni nel
contesto costituito da reti di relazioni interpersonali. La competenza etica richiede
alcune conoscenze fondamentali ed essere eticamente competenti vuol dire assumere
responsabilità decisionali individuando quale principio morale privilegiare, dandone le
4 C.TORREGIANI, Valutare per appredere,F.Angeli,Milano 2010, p. 14
5 F.MANTI,La competenza etica nelle pratiche di cura,in M.MANFREDI , Variazioni sulla cura.
Fondamenti,valori e pratiche ,Milano,Guerini e Associati, 2009, p.204
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ragioni».
6
(vedi cfr infra pag .117)
Come Morin ci ricorda
7
, il grado di consapevolezza delle intenzionalità influenza in
modo diretto le conseguenze di ciascuno dei nostri progetti, infatti ogni progetto , visto
come processo di "design", dovrebbe essere inteso come flusso di intenzionalità etiche.
Ogni qualvolta i processi di design non prevedono una condivisione con le persone e le
comunità (locali e globali) i risultati di questi progetti producono oggetti, prodotti e
servizi con orizzonti limitati oppure con conseguenze che possono risultare negative.
Perciò ogni designer, in qualsiasi contesto agisca, dovrebbe essere in grado di
contestualizzare e globalizzare ogni progetto e cioè riconoscere una <<intersolidarietà
complessa dei problemi rientrando in quello che potremmo chiamare design etico come
processo di sviluppo basato sulla consapevolezza delle conseguenze di progettazione>>
8
Naturalmente non bisogna dimenticare che queste competenze si riferiscono non solo
alla progettazione di oggetti e materiali, ma anche a quella di prodotti e servizi
immateriali.
6 F.MANTI, Esportare l'etica,06 aprile 2011- la repubblica.it
7 E.MORIN, La coscienza planetaria di Internet, clip 17 novembre 2009
8 J. PORTER, Designing for the social web, New Riders, Berkeley 2008, p.4
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1 L'ultima fotografia della realtà sociale italiana
A seguito desidero proporre alcuni dati relativi le indagini sociali che L'INPS, l'ISTAT e
il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali hanno presentato il 13 febbraio 2012
inerenti il secondo rapporto sulla Coesione Sociale .
Esso è articolato in due parti : nella prima vengono evidenziati i principali indicatori
utili a rappresentare la situazione nel nostro paese e la sua collocazione in ambito
europeo,
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nella seconda sono proposte tavole statistiche (aggiornate al 2010) articolate
nei diversi livelli territoriali, che consentono comparazioni regionali, nazionali ed
internazionali, organizzando le informazioni nei settori dei contesti (socio-
demografici,economici e del mercato del lavoro), della famiglia e coesione sociale, e
infine, della spesa per interventi per la coesione sociale (con dati sulla spesa sociale
delle amministrazioni pubbliche, sulla protezione sociale, sulle politiche attive e passive
del mercato del lavoro e sui servizi degli Enti Locali).
L'obiettivo del rapporto è quello di restituire un quadro della situazione in Italia con
l'intento di facilitare i processi decisionali di chi deve intervenire nelle situazioni più
critiche.
Per quanto riguarda il contesto socio-demografico la lettura incrociata dei dati presenta
l'Italia come uno dei paesi più vecchi al mondo, fenomeno dovuto al costante aumento
delle aspettative di vita (7,92 anni per gli uomini e 84,4 anni per le donne) ed al basso
indice di fecondità:1,31 il numero medio di figli per ogni donna italiana.
9 Si rimanda, per i dati presentati, all'appendice A
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Nonostante questo dato la popolazione italiana è in lieve aumento, grazie anche ai
fenomeni migratori. <<Al 1° gennaio sono 60 milioni e 626mila i residenti in Italia di
cui l'8% sono cittadini stranieri, in aumento dallo scorso anno di 335mila unità.
Il contesto del mercato del lavoro evidenza un'Italia in cui il livello dell'occupazione e
retribuzione può mostrare forti differenze a seconda dell'età e della provenienza degli occupati.
Il dato generale dell'occupazione nel secondo trimestre 2011 (23 milioni e 94mila occupati,
uomini e donne, tra i 145 e 64 anni) è stabile. Il tasso di disoccupazione generale si attesta al
7,8% ma riferito alla fascia dei giovani è sensibilmente più alto (27,4%).
La media dei lavoratori dipendenti è rimasta stabile a livello nazionale, ma presenta differenze
regionali: il massimo aumento si registra in Lombardia (+1%) e massima flessione in
Campania(-1,4%). In calo anche i contratti a tempo determinato (-0,5%) e in modo maggiore
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per le categorie dei giovani (-7,9%). In aumento la forza lavoro femminile che spesso però è
titolare di lavoro a tempo parziale, in media tre volte più degli uomini.
Per quanto riguarda le retribuzioni queste possono variare sensibilmente sia in base all'età, che
alla nazionalità degli occupati. Le retribuzioni variano anche in modo significativo a seconda
delle diverse regioni italiane. In base all'età le retribuzioni di dipendenti iscritti all'INPS possono
andare dai 44,70 euro al giorno per i lavoratori sotto i 20 anni ai 108,10 euro per lavoratori tra i
55 e 59 anni.
In merito al capitale umano l'Italia detiene un altro primato negativo infatti la percentuale dei
ragazzi che abbandonano gli studi è tra le più alte in Europa: il 18,8% a fronte di una media
europea intorno al 13,9%.
Negli ultimi anni è progressivamente migliorata la possibilità di conciliare tempi di lavoro e
tempi familiari ma il carico di lavoro casalingo e di cura della prole incide ancora in modo
pesante sulla vita delle donne che si fanno carico del 71,3% del carico di lavoro.
Le condizioni di povertà sono peggiorate per le famiglie numerose ed in particolare nelle
famiglie con figli minori, residenti nell'Italia meridionale, dove convivono più generazioni, e per
le famiglie con un unico genitore. Insieme ad altri Paesi europei della fascia meridionale l'Italia
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è tra quelli in cui più di un quinto della popolazione(22%) è a rischio di povertà od esclusione
sociale in cui è più pesante la diseguaglianza di distribuzione del reddito.
In questo quadro socio-economico, familiare e di coesione sociale si inseriscono le politiche di
sostegno al reddito che nel 2010 sono intervenute a favore:
• delle donne che hanno beneficiato di astensione obbligatoria per maternità (380mila
circa nel 2010),
• dei lavoratori (uomini e donne) che hanno usufruito dei congedi parentali (286mila tra i
lavoratori dipendenti di cui il 10% uomini
• delle politiche attive del lavoro, di cui si sono avvalse soprattutto le imprese del Nord,
• dei disoccupati, provvedimento che nel 2009 ha raggiunto il 66,9% di beneficiari in più
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dell'anno precedente,
• dei lavoratori in mobilità e in cassa integrazione,
• delle famiglie con figli a carico che possono beneficiare di assegni familiari.
Dal punto di vista delle pensioni, al 31 dicembre 2010 sono 16 milioni 780mila i pensionati in
Italia, il 47,1% residente al Nord, il 18,5% al centro , il 20,6% al sud e il 9,9% nelle Isole.
La fascia più numerosa tra i pensionati è quella degli ultraottantenni che sono 3 milioni
732mila, Il 49,9% dei pensionati ha un reddito da pensione inferiore a 1000 euro, il 37,4% tra i
1000 e 2000 e il 13,2% oltre i 2000 euro. Circa il 25% dei pensionati, 4milioni e 480mila, riceve
una pensione di invalidità o un assegno sociale.
Vengono evidenziare significative differenze sul territorio nazionale per quanto riguarda le
spese sostenute dalle amministrazioni locali per i servizi socio-assistenziali. Il dato generale
dice che in Italia nel 2008 è stato speso per i servizi sociali lo 0,42% del PIL nazionale, in media
111 euro a testa , ma se scorporiamo il dato su base territoriale la differenza è molto più evidente
infatti si va dai 30 euro pro-capite spesi in Calabria in 280 spesi per ogni cittadini a Trento>>
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Traspare, dunque, un' evidente problematica delle prestazioni di protezione sociale , nei diversi
rischi sociali, se viene operato un confronto tra Italia ed altri paesi dell'Europa come evidenziato
dal grafico sottostante.
L'analisi di cui sopra sembra rappresentare oggi un paese che penalizza fortemente i giovani
che si trovano a fare i conti con la precarietà occupazionale e la discriminazione dei loro diritti,
10 Www.quotidiano sicurezza.it/approfondimenti 15 febbraio 2012 di D.DE NESI
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