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La storiografia coloniale di Angelo Del Boca
Introduzione
L’elaborato che presento intende illustrare il lavoro storiografico compiuto dallo
storico Angelo Del Boca, a cui è riconosciuto il grande merito di aver affrontato studi
sul colonialismo italiano, in grado d’illustrare quest’ importante capitolo della nostra
storia nazionale spesso sottovalutato o distorto da falsi miti, il più comune dei quali
quello che identifica quello italiano come un colonialismo dal volto umano e bonario
rispetto a quello francese, britannico o tedesco.
Partendo da una delle sue più corpose monografie, ovvero Gli Italiani in Africa
Orientale, analizzerò il modo in cui lo storico costruisce l’opera, la bibliografia da lui
utilizzata ed il modo in cui questa contribuisce alla creazione del testo. In seguito mi
soffermerò sull’argomento che maggiormente ha permesso agli studi di Del Boca di
ottenere l’attenzione del grande pubblico, l’utilizzo da parte degli italiani di metodi
brutali contro i popoli assoggettati, in particolar modo l’uso di aggressivi chimici.
Esaminerò le testimonianze e le prove portate dallo storico per dimostrare tutto ciò,
evidenziando come l’uso di queste armi fosse in realtà già noto all’opinione pubblica
internazionale del tempo, grazie alle cronache di reporter, diplomatici, inviati della
Società delle Nazioni, medici e personalità di vario genere, che, a più riprese durante
il conflitto etiope, parleranno apertamente dell’uso dei gas da parte degli italiani
contro popolazioni non in grado di difendersi da essi.
Parlerò poi delle reazioni seguite alla pubblicazione dei primi scritti di Del Boca a
metà degli anni sessanta, in un paese in cui ancora ben radicata era l’ideale
dell’italiano colonialista buono e portatore di civiltà; reazioni che videro aggressioni
verbali, insulti ed in certi casi persino incitamento alla violenza contro lo storico da
parte di certi giornali nostalgici del periodo coloniale.
Tratterò, inoltre, l’argomento delle ammissioni da parte del governo riguardo l’uso
degli aggressivi chimici, che videro lo storico uscire vittorioso da una serie di dispute
avute nel corso degli anni con personalità del calibro di Montanelli; ammissioni
arrivate, nel 1995, a distanza di ben trent’anni dai suoi primi scritti sull’argomento.
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Infine, accennerò al ruolo avuto da Del Boca e dalle sue ricerche nel dibattito su
fascismo e colonialismo in un’Italia repubblicana che ancora oggi stenta ad
inquadrare in maniera obiettiva le vicende riguardanti il proprio passato colonialista e
fascista.
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Gli italiani in Africa Orientale
Angelo Del Boca è probabilmente il principale storiografo del periodo coloniale
italiano; grazie a lui disponiamo d’importanti opere che documentano vari aspetti
della nostra storia coloniale, a partire dai crimini di guerra compiuti dalle nostre
forze armate durante e dopo le varie conquiste operate in quasi trent’anni
d’ininterrotte guerre. Viene così portata alla luce l’inconsistenza del mito degli
“Italiani, brava gente” (titolo piuttosto sarcastico di una delle sue principali opere sui
crimini di guerra compiuti dagli italiani non solo in Africa ma anche in territori
sottoposti ad occupazione italiana durante la seconda guerra mondiale, come la
Croazia e la Grecia).
Basta una semplice ricerca su internet per notare che una delle sue biografie più
dettagliate si trova sul sito dell’ANPI (Associazione nazionale partigiani italiani),
cosa che fa capire come, da un punto di vista ideologico, lo stesso Del Boca non
faccia mistero di un orientamento di stampo socialista, mettendo in più occasioni in
evidenza un atteggiamento piuttosto critico verso il sistema fascista; ed una tendenza
ad indagare con più attenzione e solerzia i crimini di guerra del regime tanto in
Africa quanto negli altri territori d’operazione dell’esercito italiano durante la
dittatura mussoliniana.
Nacque a Novara nel 1925, la sua storia è caratterizzata da una militanza in
formazioni politiche di sinistra. Sotto la minaccia dell’arresto del padre da parte dei
nazi-fascisti, fu costretto a rispondere alla chiamata alle armi della R.S.I., ma dopo
l’addestramento svoltosi in Germania nell’estate del 1944, con la divisione
“Monterosa”, decise di disertare unendosi alla 7a Brigata alpina della I Divisione
G.L. "Piacenza". Durante la militanza nella resistenza conobbe la moglie Maria
Teresa Maestri, crocerossina che avrebbe sposato nel 1947.
In seguito alla liberazione, si inscrisse al PSIUP, dandosi prima alla memorialistica
(con la raccolta di racconti Dentro mi è nato l'uomo) e dopo al giornalismo.
Redattore capo, a Novara, dello storico settimanale socialista Il Lavoratore, Del
Boca è poi passato alla Gazzetta del Popolo, per la quale ha fatto l'inviato speciale, e
infine a Il Giorno di Enrico Mattei, allora diretto dal partigiano Italo Pietra. L’ascesa
politica di Bettino Craxi lo portò, nel 1981, a lasciare il Partito Socialista ed Il
Giorno. Ma aveva già pubblicato libri che lo avrebbero reso famoso in tutto il
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mondo, riguardanti per la maggior parte le guerre d’aggressione compiute dal
fascismo in Libia, Africa Orientale ed in Grecia. A lui si devono le prime
documentatissime denunce sull’utilizzo, da parte italiana, di gas contro resistenti e
civili in Africa. Di notevole importanza sul colonialismo italiano sono i suoi lavori
editi da Laterza, Feltrinelli, Bompiani, Neri Pozza.
1
Una monumentale opera testimoniante l’immenso contributo al dibattito
storiografico sul colonialismo italiano dato da Del Boca fu Gli Italiani in Africa
Orientale, la cui prima edizione edita da Laterza nel 1976, fu divisa in quattro
volumi, intitolati rispettivamente Dall’Unità alla marcia su Roma, Laterza 1976, La
conquista dell’Impero, Laterza 1979, La caduta dell’Impero, Laterza 1982 e
Nostalgia delle colonie, Laterza 1984. L’indubbio successo avuto dall’opera portò a
qualche decennio di distanza alla ristampa dei quattro volumi da parte della
Mondadori nella sotto collana oscar storia, nel 1992.
Nelle quattro introduzioni dei quattro volumi lo stesso autore ci tiene a sottolineare
come, ad un attentissimo e quasi maniacale lavoro d’archivio, si sia aggiunta una
sistematica raccolta delle testimonianze dei protagonisti diretti delle vicende
riguardanti il colonialismo, sia da parte italiana che africana
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. E’ quasi scontato
sottolineare che la sua storia partigiana sia stata usata da molti critici come strumento
per screditare la veridicità e l’attendibilità dei suoi studi, soprattutto da parte di
studiosi politicamente orientati a destra. Famose sono, ad esempio le dichiarazioni
fatte a più riprese da Indro Montanelli, il quale, riferendosi alle ricerche di Del Boca,
ha alternato la tendenza a smentire in maniera categorica l’esistenza dei documenti
testimonianti l’impiego dei gas da parte del regime fascista durante la guerra in
Etiopia, a parziali ammissioni quali ad esempio l’ammettere l’esistenza di
determinati documenti che dimostrano come certi ordini siano stati dati, ribadendo
però che in realtà questi non siano mai stati eseguiti, se non per sporadiche e
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Come già accennato queste notizie si trovano sul sito dell’Associazione nazionale partigiani italiani
(A.N.P.I.), www.anpi.it.
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v. A. Del Boca, Gli Italiani in Africa Orientale Volume 1, 3 ed, Mondadori, Milano 1992, p. 3
“Avvertenza”.
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marginali operazioni a scopo sperimentale, o di rappresaglia contro efferatezze
compiute dagli stessi etiopi.
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Nonostante ciò, è soprattutto grazie alle sue ricerche che nel 1995 il Governo Italiano
guidato dal tecnico Lamberto Dini ha ammesso, dopo decenni di silenzi e parziali
smentite, l’uso di gas come l’Iprite ed altri altrettanto tossici, nelle operazioni militari
della guerra italo-etiopica.
Ma a sottolineare l’obiettività dello storico Del Boca vi sono la grande varietà delle
fonti riconducibili ai più svariati orientamenti politici degli autori dei testi da lui presi
in esame, con una notevole attenzione ai diari personali ed agli scritti dei protagonisti
delle vicende analizzate; dai discorsi ed i telegrammi di Mussolini, alle conversazioni
tra i gerarchi del regime, dai diari di Badoglio a quelli di Graziani, dalle interviste
agli ascari ed ai veterani italiani, ai soldati Etiopi fino alle testimonianze del Negus
Hailé Selassié, di cui lo stesso Del Boca è autore
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di un’importante opera biografica
5
.
Un’opera del genere ha insomma il merito di analizzare a tutto tondo l’impresa
fascista in Etiopia sotto molteplici punti di vista, al fine di fornirne un’ esaudiente e
particolareggiata descrizione senza far trasparire orientamenti di parte.
Prima di soffermarci ulteriormente sull’argomento gas, tra i più interessanti discussi
da Del Boca, è doveroso analizzare le modalità con cui lo stesso ricostruisce le varie
fasi che porteranno l’Italia dagli inizi coloniali del periodo liberale, fino all’ascesa ed
alla successiva caduta dell’impero negli anni del fascismo.
Il primo volume del saggio, con sottotitolo Dall’Unità alla Marcia su Roma,
descrive il periodo che va dal 1861 al 1922, è diviso in trentasei capitoli, per un
totale di 880 pagine. Lo scopo del volume è quello di ricostruire l’avventura
coloniale italiana dalle origini all’avvento del fascismo, spiegando inoltre i motivi
che spinsero l’Italia di Depretis ed ancor più quella di Crispi ad intraprendere
l’avventura coloniale.
Per quanto riguarda le fonti, almeno nella prima parte, Del Boca ne utilizza una gran
quantità di varia natura.
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Il riferimento è ad un articolo del Corriere della Sera del 1 ottobre 1996 p.31, in cui il giornalista
Michele Brambilla racconta l’ennesima diatriba tra Montanelli e Del Boca riaccesasi ad un convegno
organizzato in occasione del centenario dell’anniversario della battaglia di Adua.
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V. Hailé Selassié, Fabbri, Milano 1983
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A più riprese inoltre Del Boca testimonierà un’ammirazione personale, oltre che un interesse da
studioso per l’ultimo degli imperatori d’Etiopia.