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Introduzione
Nell’Agosto 2016, in piena campagna elettorale per le presidenziali USA, in un report della
Monte Paschi di Siena veniva analizzato il pesos messicano e il suo andamento negativo
nell’ultimo periodo. Il report evidenziava come le quotazioni della valuta messicana si fossero
distaccate da quelle del petrolio, a cui sono tipicamente correlate. Tra le motivazioni indicate
veniva evidenziata “l’escalation del repubblicano Trump”:
“La momentanea divergenza sembrerebbe essere spiegata dai seguenti fattori:
1) Escalation del repubblicano Trump negli Stati Uniti, la cui eventuale vittoria alle
elezioni presidenziali dell’8 novembre, potrebbe deteriorare la partnership tra i due paesi. In
effetti, gli USA rappresentano il principale partner commerciale del Messico con scambi
superiori ai 500Mld$ (dato 2015), ovvero quasi il 60% degli scambi complessivi del paese
emergente. (…)1”.
Trump, in quel periodo, era in corsa per le presidenziali degli USA, e le sue dichiarazioni colpivano
direttamente lo stato confinante a sud, ovvero il Messico, di cui gli USA, come indicato nella
citazione, sono il principale partner commerciale. Il candidato repubblicano dichiarava difatti
che aveva intenzione di costruire un muro al confine con il Messico, in linea con le politiche anti-
immigrazione. La sua prima dichiarazione a riguardo avvenne nel discorso in cui annunciava la
sua candidatura, nel quale affermava:
“When Mexico sends its people, they're not sending their best. They're not sending you.
They're not sending you. They're sending people that have lots of problems, and they're
bringing those problems with us. They're bringing drugs. They're bringing crime. They're
rapists. And some, I assume, are good people (…)”2.
La sua posizione era quindi chiara, una posizione avversa al Messico. Posizione che è stata
mantenuta e rafforzata con il tempo attraverso anche altre dichiarazioni nelle quali annunciava
1
Focus market strategy: the best strategy every time, MPS Capital Services, 11 agosto 2016.
2
Estratto dal discorso di Donald Trump del 15 Giugno 2015, pubblicato interamente su “The Washington Post”.
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la costruzione di un muro al confine con il Messico
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e che il Messico stesso ne avrebbe pagato la
costruzione. Queste dichiarazioni, hanno avuto conseguenze importanti sull’economia e in
particolare sui tassi di cambio USD/MXN, proprio perché gli USA sono il partner commerciale più
importante del Messico.
Il 9 Novembre 2016 venne annunciata la vittoria di Trump sulla rivale Clinton.
La valuta che più di ogni altra fu colpita, fu proprio il Peso messicano.
Come difatti indica il grafico, subito dopo la vittoria di Trump i mercati reagirono alle
dichiarazioni da lui effettuate: il Peso messicano si deprezza rispetto al dollaro passando da 18,56
pesos per dollaro, a 19,83
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del giorno dopo, fino ad arrivare ai 20,88 del 14 novembre.
Gli effetti di queste improvvise oscillazioni sono stati certamente avvertiti dalle imprese
messicane e statunitensi: nello specifico l’apprezzamento del dollaro ha certamente favorito le
imprese messicane che vantano crediti in questa valuta
5
. D’altro canto le imprese che vantavano
un credito in peso messicani sarebbero state svantaggiate dal deprezzamento della valuta. Il
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In realtà il muro era già stato costruito nel 1996 per volere di Bill Clinton, sotto forma di barriera, allo scopo di
impedire l’immigrazione verso gli Stati Uniti.
4
Cambi rilevati da http://cambi.bancaditalia.it.
5
Supponendo un credito di 1000 $, in data 8 novembre sarebbe valso 18.560 pesos: in data 9 novembre sarebbe
valso invece 19.830 pesos.
17
17,5
18
18,5
19
19,5
20
20,5
21
21,5
01-
nov
02-
nov
03-
nov
04-
nov
07-
nov
08-
nov
09-
nov
10-
nov
11-
nov
14-
nov
15-
nov
Quotazione 18,88 19,37 19,29 19,14 18,66 18,56 19,83 20,23 20,82 20,88 20,47
Quotazione Peso messicano 1/11-15/11
Figura 1 - Quotazione Peso messicano 1/11-15/11
Fonte Ns elaborazione
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rischio di giovare o meno delle oscillazioni dei tassi di cambio si sintetizza nell’espressione rischio
di cambio.
L’elaborato che segue poggia su due riflessioni:
In che modo le aziende gestiscono il rischio di cambio?
ci sono strumenti più efficaci di altri?
Nel primo capitolo vengono analizzati i principi riguardanti il controllo, in una accezione ampia,
per poi passare al controllo dei rischi. Si cercano di individuare le fasi del risk management, dopo
aver analizzato in superficie le diverse tipologie di rischio.
Il secondo capitolo introduce il rischio di cambio, nelle sue diverse accezioni. Viene quindi indicata
una distinzione tra rischio di cambio da transazione, rischio di cambio economico e rischio di
cambio contabile, anche se tale distinzione potrebbe presentare dei limiti.
Nella seconda parte, terzo e quarto capitolo, vengono analizzati gli strumenti a disposizione
dell’azienda per gestire il rischio in oggetto.
In ultima analisi, è stato analizzato un modello che permette di scegliere, su una base di dati
storici, lo strumento più idoneo alla peculiare situazione.
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1 Controllo, controllo strategico e operativo
Il concetto di controllo, individuato nella letteratura economico-aziendale, si riferisce
alla guida o al governo dell’impresa. La materia del controllo aziendale è molto complessa e
non ne esiste una definizione univoca. È un termine difficilmente interpretabile, e all’ambiguità
terminologica corrisponde spesso l’errore, da parte degli operatori economici, di aspettarsi dal
controllo una garanzia contro errori e infedeltà nella condotta manageriale.
In materia di controllo applicato alla gestione aziendale, occorre distinguere il
significato di “guida” o “governo” da quello di “ispezione” o “verifica”, il quale fa riferimento
all’auditing. In tal caso, il termine controllo assume come oggetto di analisi l’osservanza delle
procedure, delle sequenze temporali, dei criteri di funzionamento predefiniti e vincolanti nello
svolgimento delle operazioni aziendale. Nel primo caso, invece, si pone l’attenzione sulle
divergenze tra obiettivi e risultati, mentre quello di auditing si focalizza sulle azioni poste in
essere nello svolgimento delle attività aziendali. È quindi proprio la focalizzazione sugli obiettivi
e sui risultati che conferisce al controllo di gestione valenza direzionale.
Lo schema proposto nella figura 1 è molto generico e individua gli aspetti formali ed
operativi del controllo. È una rappresentazione, certamente non esaustiva, per descrivere la
complessità che caratterizza l’attività di controllo.
Il meccanismo di controllo è quindi fondamentale nell’azienda, in quanto “fornisce un
indiscutibile ed importante contributo alla razionalizzazione ed esplicitazione delle fasi di
Fonte: La dimensione strategica del controllo di gestione
Figura 2-Il sistema di controllo di gestione
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programmazione e di conduzione di attività dell’impresa, per il raggiungimento degli obiettivi
prefissati” (P. Popoli).
1.1 Controllo strategico e di gestione. La funzione tesoreria.
Occorre in primis distinguere i concetti di gestione strategica e controllo strategico. La
gestione strategica dell’impresa consiste nell’applicazione di metodologie e strumenti, i quali
permettono sia di individuare i contenuti della strategia e le condizioni della sua realizzazione,
sia di controllare l’avanzamento dell’impresa lungo le linee decise e, qualora sia necessario, di
modificarle.
Il controllo strategico è il sistema direzionale, composto di elementi strutturali e di
processo, finalizzato a mettere a disposizione degli organi di governo e del vertice aziendale,
tutte le informazioni necessarie per decidere se e come modificare la strategia; è un sistema a
disposizione della direzione aziendale per il governo della dinamica della strategia. Esso è un
sistema volto a:
monitorare il contesto di riferimento, per identificare i cambiamenti e il loro
impatto sulla strategia;
controllare la situazione aziendale interna effettiva e lo stato di avanzamento
delle azioni realizzative della strategia;
esaminare e valutare lo stato di avanzamento dei processi di imprenditorialità
interna.
Inoltre, il controllo strategico può essere inteso in senso stretto o in senso ampio. Nella
prima accezione ha per oggetto la verifica dell’avanzamento delle strategie intenzionali,
attraverso strumenti diagnostici costruiti su misure di performance qualitative e quantitative.
Nella seconda accezione, il controllo strategico ha per oggetto, oltre la verifica
dell’avanzamento della strategia lungo i binari decisi, anche la verifica della validità della
strategia, alla luce del contesto interno ed esterno.
Secondo A. Biglia il controllo di gestione considera, invece, “l’impiego di risorse
necessarie allo svolgimento dei processi d’impresa in relazione agli obiettivi assegnati dalla
direzione aziendale. I sistemi di controllo devono monitorare due dimensioni:
l’efficacia strategica, cioè il rapporto fra obiettivi e prestazioni;